La crisi e le soluzioni – Incontro con Paolo Barnard – venerdì 22 novembre

allora..
ierisera sono stato ad ascoltare Paolo Barnard che ha presentato in modo semplice convincente e diretto quella che è la visione della Mmt (Modern Monetary Theory) e la conseguente spiegazione dell’attuale crisi economica italiana, europea, planetaria e la modalità per uscirne..
sala stracolma, non solo del paese, per un argomento che interessa molto e molti..
sostanzialmente, e spero di riassumere correttamente, l’attuale crisi deriva dal modello economico/finanziario scelto da una ristretta cerchia di potenti, discendenti di quelli che governavano il mondo all’epoca delle grandi monarchie, che ne hanno imposto nel ventesimo secolo regole e struttura.
tecnici e tecnocrati, politici e politicanti, che passo dopo passo ci hanno portato alla tragica situazione attuale determinata dal colpo di grazia derivato dalla perdita della sovranità monetaria a favore di quella europea che ci sta massacrando..
effettivamente non sono più i singoli stati a decidere sulle loro scelte economiche ma organismi sovranazionali che impongono limiti, formulano giudizi, stroncano e massacrano conti e bilanci..
in tutto questo la politica assiste passiva quando non consenziente e complice..
e le popolazioni soccombono..
le vie d’uscita secondo la MMT sono:
- riassegnare allo Stato il ruolo di finanziatore di prima istanza, restituendogli la possibilità di battere moneta, e di ricorrere al deficit di bilancio se necessario
- obbligare le banche al ruolo di creditori di prima istanza, recuperando loro il ruolo di fornitori di denaro
altre due cose diventano fondamentali:
recuperare la capacità politica dei parlamenti
recuperare la partecipazione della popolazione

allora: personalmente trovo molti spunti condivisibili, essendo stati citati più volte la necessità di riavvicinare valori etici e morali alle attività economiche ma anche l’errore madornale dell’opinione pubblica di farsi manovrare e abbindolare dalle false promesse delle alchimie finanziarie, delegando ad altri le decisioni e rinunciando al diritto/dovere di essere attivo, o ancora la scelta di unire gli stati di un continente iniziando dalla moneta dimenticando che la condivisione deve iniziare dalle persone..
e già questo permetterebbe non solo di smascherare i santoni della falsa economia, ma anche i profeti della falsa politica, e i cantori della falsa comunicazione..

ma, e vengo alle obiezioni,
io domani nella mia famiglia posso permettermi di spendere denaro che non ho?
eppoi
è un vero cambio di paradigma modificare una struttura economica senza considerare che i limiti delle risorse a disposizione non sono solo monetarie ma anche naturali e umane? come possiamo mantenere una crescita illimitata che è fisicamente impossibile?
e ancora
cavalcare la disperazione dei disoccupati e delle famiglie rovinate e in tragica difficoltà senza accompagnare forti riferimenti etici e morali non rischia forse di sollecitare alla protesta l’opinione pubblica ma al tempo stesso di spingerla a quegli eccessi che storicamente hanno sempre provocato reazioni uguali e contrarie?
dopo ogni rivoluzione violenta è sempre seguita una restaurazione..

in ogni caso e comunque l’occasione è e dev’essere stata propizia come stimolo a riflettere, come spunto per approfondire, leggere, ascoltare, capire, PARTECIPARE..
negli anni ’90 mentre l’economia dava le prime avvisaglie del progressivo impazzimento, spopolavano fiction e reality mentre gabibbi e iene si atteggiavano a ultimi paladini della giustizia..
ci sentiamo tra qualche minuto
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5 pensieri su “La crisi e le soluzioni – Incontro con Paolo Barnard – venerdì 22 novembre

  1. La teoria proposta da Barnard non puo’ essere risolutiva della crisi attuale perche’ non esistono teorie che “risolvono i problemi” in nessun campo economico, monetario, politico, psicologico, medico, ecc.
    Mi affiora alla mente una frase di Einstein “nel mezzo delle difficolta’ nascono le opportunita'”, credo che dovremmo porci, con spirito critico senza dubbio, di fronte alla teoria proposta da Barnard ma cogliendo l’opportunita’ che offre. Ci sara’ pure qualcosa di positivo: non e’ una teoria che ha inventato lui una mattina. E benvengano altri incontri con teorici come Barnard da cogliere come opportunita’ di spunti per risvegliarci dal torpore della rassegnazione, per offrirci altri punti di vista su possibili soluzioni, per stimolare il pensiero a non accettare per vero tutto cio’ che ci viene proposto.

  2. (da commento precedente)l

    4) Se si aumenta ogni anno il CM (consumo annuo mondiale), questo sistema di sviluppo non potrà comunque stare in piedi anche perché viviamo in un mondo finito (non infinito) che è la terra, le cui risorse riproducibili, cioè quelle che la terra può riprodurre e che noi utilizziamo per vivere e costruire i prodotti che consumiamo non possono essere riprodotte nelle nostre fabbriche, ma solo dalla terra stessa.
    Tant’è che in meno di otto mesi (20 di Agosto scorso) abbiamo consumato le risorse che la terra riesce a riprodurre in un anno.
    Quindi nel 2013 abbiamo bisogno di quasi un pianeta e mezzo per pareggiare quello che sarà stato consumato nel corso dell’anno. Per ripeterlo e dirlo meglio: dal 20 di agosto poco meno di otto mesi sono state consumate le riserve di cibo (vegetale e animale), acqua e materie prime che sarebbero dovute bastare fino a fine dicembre, immettendo nell’ambiente (suolo, fiumi, mari, atmosfera) una quantità di rifiuti e inquinanti superiore alla capacità di smaltimento del pianeta.
    Questo sistema non può sopravvive a se stesso, ma va ripensato.
    Un altro modello di sviluppo è necessario.

    5) Se si esce dall’euro e stampiamo la nostra moneta, anche gli altri paesi Europei (non saranno mica più stupidi di noi) faranno altrettanto e quindi si metterà in moto una concorrenza ancora più feroce, dove saranno ancora e sempre maciullati i salari e i diritti.
    L’Europa così com’è congeniata a me non piace, vanno ridiscussi i patti, il fiscal compact, ecc, ma sicuramente per sopravvive con questo modello di sviluppo, abbiamo bisogno degli stati uniti d’Europa, che potranno a necessità stampare moneta, come ha fatto negli anni scorsi l’america per uscire dalla crisi. A quel punto lo scontro economico sarà tra America, Europa ( e non la piccola Italia), Cina e altri paesi emergenti.
    Con questo sistema di sviluppo non esiste altra soluzione, al di là di quello che dicono gli attuali urlanti strilloni.

    6) Un’ultima considerazione sulle affermazioni di Banard, a fronte di una domanda del pubblico sulla corruzione in Italia.
    Banard ha affermato che la questione morale (evasione fiscale, tangenti, e anche malavita) è una questione sicuramente importante che va combattuta, ma che da un certo punto di vista se lo stato diventa finanziatore di prima istanza e quindi l’Italia si risolleva economicamente, risolverla o meno può essere quasi ininfluente.

    Domanda:
    per comprarsi l’ultimo modello di cellulare siamo disponibili a vivere in un paese di corrotti?

    Domande di riserva:
    possiamo fare a meno dell’ultimo modello di cellulare?

  3. Io sono rimasto fino alla fine.
    Una conferenza condivisibile in certi passaggi, soprattutto quelli che hanno ricostruito l’origine del potere economico e finanziario mondiale, ma orientata ad un’unica strategia, quella di convincere la gente che l’Italia può tornare a “crescere” semplicemente abbandonando l’euro e riprendendosi la sovranità monetaria, che in parole povere vuol dire stampare moneta a “necessità”.
    Tra questi due passaggi, ricostruzione storica e uscita dalla crisi, sono stati dimenticati o nascosti, in ogni caso non detti, tutta una serie di passaggi, considerazioni e deduzioni logiche, che fanno dire che ci si è trovati di fronte (sono almeno vent’anni che vi ci troviamo) ad un altro nuovo ulteriore “populismo”: ricette facili da propinare alla pancia della gente il cui fine è nella sola testa di chi le propone

    Veniamo alle cose non dette:

    1) tra il boom economico ( ricostruzione e anni 60), in cui l’Italia aveva la moneta sovrana e la possibilità di svalutare per incrementare l’esportazioni, e l’euro è successa una “piccola” cosa: la globalizzazione.
    E’ del 1995 la nascita della Omc ( organizzazione mondiale del commercio).
    Non erano solo i poteri forti a desiderare una quasi totale apertura del commercio mondiale, ma anche tutto il mondo economico/produttivo, anche italiano e anche piccolo, vedendo in questa apertura la possibilità di esportare in tutto il mondo i propri prodotti.
    Decisioni sul commercio mondiale che sono state contrastate negli anni successivi solo dai “no global”, messi al bando, “silenziati” dai media come “anti sviluppo”. Ce ne siamo forse dimenticati?

    2) All’apertura di nuovi mercati ha corrisposto una concorrenza dei paesi emergenti, in primis la Cina, ma non solo, creando una guerra al ribasso che riguardando il costo del prodotto finito, inevitabilmente ha riguardato e riguarda il salario dei lavoratori e conseguentemente i diritti di tutti.
    Questa forte concorrenza porta in se, sempre di più, la necessità di trovare nuovi mercati che tradotto significa nuovi consumatori. Se non si trovano, è necessario far consumare sempre di più quelli esistenti, magari stimolandoli ad acquistare cose non necessarie ed inutili per la loro sopravvivenza e felicità.

    3) Il modello di sviluppo, che ne consegue, messo “in corsa accelerata” in questi anni, che prevede crescita e espansione infinita non può stare in piedi. Dobbiamo capire che esiste un’equazione
    CM = PO + PE
    Dove: CM = uguale consumo mondiale annuo
    PO = produzione annua dei paesi occidentali
    PE = produzione annua dei paesi emergenti
    E’ evidente che se cresce il PE (produzione annua dei paesi emergenti) diminuisce inevitabilmente il PO = produzione annua dei paesi occidentali.
    Quindi in questo sistema di sviluppo qualcuno prima o dopo andrà in crisi, a meno che, come si è detto, non si aumenti il CM cioè il consumo annuo mondiale.
    Ma fino a quando?.

    (continua)

  4. Anch’io c’ero.Sono rimasta profondamente delusa : evidentemente le mie aspettative erano diverse rispetto all’interesse dell’oratore, certamente non economista, anche se presentato tale dal Sindaco.
    Mi aspettavo un confronto sulla crisi attuale e sulla sua genesi,dal trentennio post guerra ispirato al regime di Bretton Woods alla deregolamentazione finanziaria credo sciagurata promossa da Reagan e Thatcher e recepita dalla vecchia Europa,alle criticità implicite nell’adozione della moneta unica per paesi così diversi ,sino ad arrivare all’attuale disastro dell’accumulazione di debiti insostenibili con conseguenti obblighi di rientro fissati con il fiscal compact-assurde regole europee assurdamente recepite dal Governo Monti e dal Parlamento Italiano- che saranno insostenibili e conseguente svendita del nostro Paese ai creditori esteri ..con una Germania che è l’unico Paese insieme con quelli area ex marco a guadagnarci! E con un governo italiano che sembra veramente un curatore fallimentare a prendere tutti quei provvedimenti che piacciono alla Germania ma portano la nostra economia e il nostro Paese al collasso.
    Tutto questo non l’ho sentito né mi è parso che avrei sentito e quindi sono uscita anzitempo.
    Resta comunque encomiabile l’iniziativa di introdurre una qualche riflessione o spingere i cittadini a fare queste riflessioni perché qui è in gioco credo il nostro stesso futuro.
    Spero allora che ci siano altre occasioni di incontri con economisti di chiara fama ed “eterodossi” con cui confrontarci.

  5. C’ero anch’io.
    Sono resistito fino a quando ha detto che l’IVA dovrebbe essere abbolita. Dopo non ce l’ho più fatta. Un pallone gonfiato.
    Nessun cenno a Breton Wood, e quando Nixon ha mandato tutto all’aria per finanziarsi la guerra in Vietnam. Da li in poi tutti gli stati si arrangiavano come potevano con politiche di svalutazione monetaria, con effetti deleteri sulla competitività delle aziende, che, vendendo comunque, non hanno più investito in ricerca. Per fortuna è poi arrivato l’euro. Perchè da un po tutti sparano contro l’euro, senza però riuscire a spiegarci cosa sarebbe successo se non ci fosse stato. Non ho sentito niente di tutto questo . Peccato perchè mi sono perso un bel concerto al Damiano Chiesa.
    Giuseppe

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