Premessa
Cosa succederebbe se una area commerciale tipo Ikea fosse uno spazio da abitare?
L’Amministrazione uscente sta promuovendo un progetto che rappresenta non solo una minaccia per la qualità del centro di Francenigo ma è emblematico del livello di inciviltà politica e di governo del territorio raggiunto. Ci sono ragioni per sostenere che il programma elettorale, le azioni e progetti in esso descritti saranno affrontati con la stessa logica. Domande Perchè l’Amministrazione propone una espansione industriale ed un grande centro commerciale in un area di rilevanza strategica per la qualità sociale, economica, ambientale del centro? Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse da una riflessione su caratteri del territorio fragile che il progetto investe? Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse da una riflessione sui costi ambientali, sociali, economici futuri di questo progetto che investiranno non solo chi oggi vive, abita, lavora nel centro ma anche coloro che si vorrebbe attrarre? Perchè l’Amministrazione propone un progetto che produrrà, forse, negli anni a venire, non solo altri e più intensi problemi del traffico, dell’acqua, dell’aria, del suolo ma anche la scomparsa del centro storico esistente come luogo del commercio e del contatto sociale? Perchè l’Amministrazione supporta la logica speculativa di proprietari che chiedono regole urbanistiche “ad personam” per costruire fuori dalle aree previste dai piani, nelle loro proprietà ovunque si collochi (in piena campagna o a ridosso dei centri storici etc) e prive delle infrastrutture necessarie? Perchè l’Amministrazione non chiede a Jesse di costruire il suo capannone in uno delle numerose lottizzazioni industriali a ridosso dei confini comunali dove sono migliaia i metri quadrati di lotti con la scritta “affittasi- vendesi”? Perchè l’Amministrazione non esplicita le cifre relative anche i costi che la società ha già pagato con le tasse, per realizzare questi vasti spazi industriali inutilizzati e forniti di tutte le infrastrutture: fognatura, acquedotto,strade, parcheggi, aree verdi, illuminazione. Sono spazi vuoti, in attesa di essere utilizzati. Perchè l’Amministrazione propone un progetto frutto di un calcolo ristretto di convenienza di scala famigliare e non comunale, come un calcolo allargato chiarirebbe? L’Articolo 9 della Costituzione Italiana recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Perchè l’Amministrazione non ha avviato un dibattito e un progetto serio relativo al recupero dei centri storici, con l’obiettivo di coniugare benessere economico, sociale e la qualità dello spazio? Perchè l’Amministrazione non ha preso le mosse dai migliori e aggiornati progetti di recupero europei e italiani per i piccoli centri e propone invece un progetto che è l’immagine della peggiore speculazione edilizia degli ultimi decenni? Perchè l’Amministrazione non dice che in questi progetti il centro commerciale collocato a ridosso del centro storico è riconosciuto come minaccia del tessuto socio ecomomico del centro storico e quindi rifiutato categoricamente come strumento di riqualificazione? Perchè l’Amministrazione, che ha il compito istituzionale di tutelare e promuovere lo sviluppo civile e culturale utilizza con tale cinismo concetti quali “riqualificare”, ”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” contribuendo svuotarne l’autentico significato? Il progetto proposto è una stupefacente ed imbarazzante azione di speculazione edilizia e politica che avrà gravi conseguenze sul sistema ambientale, economico, sociale del centro di Francenigo. Microstoria Di recente la Regione Veneto, ha introdotto un radicale cambiamento delle regole di governo del territorio con l’obiettivo di coniugare benessere economico e sociale e la qualità dello spazio. Interessi, azioni imprenditoriali e il progetto. Lo spazio del progetto investe un area a ridosso di uno spazio vulnerabile: il centro antico di Francenigo. L’offerta all’interno di lottizzazioni per attività industriali e terziarie nei comuni limitrofi non manca. Lotti vuoti, dove campeggiano cartelli “affittasi vendesi” abbondano. Nella sola provincia di Treviso sono 18 i milioni di m2 disponibili. ( PTC provincia di Treviso). Interessi, azioni dell’Amministrazione e il progetto La ricerca dell’interesse collettivo e la nuova legge urbanistica imporrebbe all’Amministrazione di avviare una riflessione sui costi ambientali, sociali, economici futuri della richiesta non solo per chi oggi vive, abita, lavora nel centro ma anche coloro che si vorrebbe attrarre. L’Amministrazione avrebbe potuto e dovuto organizzare un tavolo di lavoro con i migliori soggetti che a vari livelli si occupano del territorio, non solo imprenditori ma anche associazioni di categoria, esperti delle acque, dell’energia del traffico del paesaggio. “Due” calcoli. Area e potenzialità : tessera di un grande parco Progetti di questo tipo si incominciano intravedere non solo in Europa ma anche nel Veneto e forse già nel Comune di Gaiarine. Area e progetto Jesse-Amministrazione: abitare all’Ikea La fine del centro: una minaccia concreta Ambizione: una visione nuova Oggi la crisi economica dopo quella ambientale hanno avviato anche nel Comune di Gaiarine un mutamento della sensibilità collettiva soprattutto nella giovane generazione. Conquistare una visione nuova: immaginazione e concretezza
L’Amministrazione ha recentemente pubblicato e divulgato uno sgrammaticato volantino dal titolo “riqualificazione del centro di Francenigo”. In esso si legge: “ [..] Dopo circa un anno di trattative questa Amministrazione ha sottoscritto e approvato in consiglio comunale un accordo molto importante con la famiglia Jesse che cambierà radicalmente in centro di Francenigo”. Il progetto investe due aree contigue a ridosso del centro della Livenza, entrambe del gruppo Jesse: l’area della fabbrica esistente e un area non costruita, la cui dimensione è più estesa del centro stesso. Spazi strategici per l’azienda ma anche per i cittadini di Francenigo.
Il volantino prosegue ostentando cifre e programma. Il volantino restringe la vista ad una sola area, oscurando la vista dell’ampia espansione industriale proposta. Perchè? le due aree sono contigue entrambe contribuiscono all’immagine complessiva del paese. Se si allarga il quadro del fotomontaggio presentato nel volantino per includendere anche il lotto della fabbrica esistente, è possibile comprendere il progetto nella sua interezza. Ciò che emerge è l’immagine di un ampia espansione industriale contigua ad un grande centro commerciale, direzionale con alcuni condomini, un parchetto e una sala pubblica tenuti insieme da una immensa piastra di parcheggi. L’idea di fondo del progetto risponde ad una chiara ipotesi. Cosa succederebbe se andassimo tutti a vivere in una delle aree commerciali Ikea? Un progetto sperimentale ed imbarazzante.
Se a tutti appare evidente che un area industriale collocata a ridosso di uno spazio vulnerabile come quello del centro storico è una minaccia alla sua qualità, forse, non tutti sanno che nei migliori progetti di recupero dei piccoli centri in Italia e in Europa, il centro commerciale collocato a ridosso del centro antico è riconosciuto come minaccia del tessuto socio ecomomico del centro stesso e quindi rifiutato categoricamente come strumento di riqualificazione.
Il volantino conclude affermando “un progetto portato avanti da questa amministrazione e atteso da tutta la comunità”. Una tale affermazione presuppone che i cittadini siano stati ascoltati, considerata l’importanza dell’area e la sfida di “cambiare radicalmente il centro di Francenigo”. Forse l’Amministrazione avrà organizzato incontri pubblici, illustrato il progetto, raccolto commenti. Forse ci sarà stata un ampia partecipazione dei cittadini. Forse i concetti “riqualificazione” ,”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” sono stati spiegati bene con abbondanza di esempi e informazioni chiare. Forse al termine di questo processo di partecipazione, tutta la comunità si è convinta che questo fosse il migliore dei progetti possibili.
Tuttavia alcune domande sono ancora in attesa di risposta.
E’ vero che tutti nella “comunità”, come recita il volantino erano in attesa di tale progetto e sono pronti ad accettare l’esperimento di vivere in uno spazio che riflette i caratteri di un’ area commerciale Ikea o meglio Jesse?
Altri piccoli comuni europei e italiani esibiscono azioni e progetti differenti e segnano una distanza impareggiabile di livello civile e politico.
La prima fabbrica Jesse, appena abbattuta, era stata costruita sulla Aralt, all’interno del tessuto edilizio del centro, connotò l’immagine del paese per decenni. Un grosso edificio sconsolato e sconsolante, erano gli anni ‘30 del secolo scorso, l’esordio della “prima rivoluzione industriale veneta”.
Oggi e’ stata sostituita da un nuovo edificio ma con lo stesso carattere sconsolato e sconsolante.
La seconda fabbrica è collocata a ridosso del centro e si integra ad un edificio-mostra, una grossa scatola trasparente in uno stile modernista goffo e ingombrante, incastrata nel tessuto minuto del centro antico. Affacciato sulla strada, urla la conquista di un raggiunto benessere. Un grosso edificio sconsolato e sconsolante. Erano gli anni ‘60 del secolo scorso, all’inizio dell’irresistibile ascesa della piccola impresa veneta all’ombra dei campanili, all’insegna dello sviluppo economico e della coesione sociale. “Lasciar fare” era diventato il principio delle politiche economiche. Le conseguenze sulla trasformazione fisica del territorio sono più evidenti e diffuse. Pertinenti politiche, e progetti urbanistici di governo delle trasformazioni al livello comunale sono assenti.
Una successiva fabbrica viene costruita dal gruppo Jesse fuori dal centro, a ridosso della Livenza. Un edificio molto più grande del primo, un vagone di silos e pannelli in cemento rivolti verso la copiosità delle acque trasparenti, e la rigogliosa vegetazione riparia di uno dei più bei fiumi della regione. Un altro grosso edificio sconsolato e sconsolante. Erano gli anni ‘70 del secolo scorso, sta prendendo forma un modello socio economico che non ha precedenti e che sta cambiando molto rapidamente la forma del territorio. L’ombra dei capannoni si allarga su spazi sempre più numerosi e ampi; in aperta campagna o a ridosso dei centri tra le case, all’interno di aree di proprietà della famiglia dell’imprenditore o acquistate al modesto prezzo di un terreno agricolo. Le trasformazioni sono l’esito di differenti azioni e progetti puntuali e dispersi, circoscritti nelle risorse che mobilitano, nei tempi loro necessari, sempre più compressi e frettolosi quanto più rapido è il cambiamento dell’economia. I capannoni contribuiranno ad aumentare il PIL ma anche a costruire l’immagine di un paesaggio caotico e instabile, dove i problemi ambientali si stanno intensificando.
Il ritardo di politiche azioni e progetti urbanistici capaci di organizzare il sedimento sempre più vasto dei capannoni è evidente. La vischiosità del traffico pesante, l’inquinamento e il relativi problemi sociali e sanitari stanno diventando un danno per l’economia e la società.
Solo negli anni ’80 verrà introdotto nel Comune il Piano Regolatore Comunale con il tentativo in parte riuscito di guidare le trasformazioni introducendo nuove regole e un nuovo tipo di spazio: la zona industriale. Uno spazio specializzato dove costruire i capannoni. Il trend dello sviluppo economico, negli anni successivi continua e diventa “mitico”. Tutti i comuni realizzano le zone industriali, spesso una per frazione per accontentare tutti. Oggi nella provincia di Treviso sono circa 1050 le zone industriali distribuite in modo diffuso sul territorio, pari a 78 milioni di m2 di spazi ad uso industriale e terziario. Complessivamente occuperebbero una ipotetica area quadrata di circa 9 km di lato ( PTC provincia di Treviso).
La progettazione del territorio è stata spesso accompagnate dalla riscrittura continua delle regole che indicavano dove, che cosa, quanto e come si può costruire o ampliare, opponendo una forte inerzia a una forma coerente rispetto alle ipotesi del piano.
La riscrittura delle regole è stata spesso connotata da una mancanza di trasparenza di chi governa e mossa, quasi sempre dalla urgenza di raccattare un po’ di oneri di urbanizzazione e, incrementare l’ICI.
Il risultato di questo processo è un immenso stock di zone industriali finanziato dalla collettivita; nella provincia di Treviso solo 60 milioni sono utilizzati, dunque sono 18 i milioni i m2 di capannoni disponibili. Complessivamente occuperebbero una ipotetica area quadrata di circa 4 km di lato. ( PTC provincia di Treviso).
La riscrittura delle regole è stata spesso connotata da accordi volti a produrre nuovi beni posizionali a vantaggio di pochi.
Un caso recente è quello che vede come protagonisti Pianca di Gaiarine e l’Amministrazione del sindaco Andreetta di Codogne’. Pianca proprietario di un area agricola tra la Cigana e il Resteggia a Roverbasso chiese di poter modificare le regole urbanistiche per potervi inserire una immensa piattaforma industriale. Un progetto molto controverso, fortemente osteggiato dalla Regione Veneto per la vulnerabilità dei suoli e la bellezza del paesaggio tra piccoli fiumi di risorgiva e poco distante dalla villa nel centro di Roverbasso. La caparbietà dei due vinse su una visione che superasse l’interesse di pochi. Oggi questo nuovo spazio industriale e’ in fase di realizzazione.
I PRG (Piano Regolatore Generale) non si sono rivelati uno strumento sufficientemente efficace rispetto all’ intensità e vastità delle spinte di trasformazione. Gli ultimi decenni sono stati attraversati da un dibattito che a messo al centro i danni ambientali, sociali, economici prodotti da mancate politiche, azioni e progetti pertinenti al territorio e alla società veneta che erano profondamente cambiati rispetto ai decenni precedenti.
E’ in questo contesto che si inseriscono i nuovi strumenti di pianificazione a livello comunale come il PAT (Piano di Assetto Territoriale), oggi in corso di definizione nel Comune di Gaiarine. In esso si introducono nuovi principi mettendo al centro il concetto di partecipazione e di valutazione ambientale strategica (VAS).
Il progetto Amministrazione-Jesse di “riqualificazione del centro di Francenigo” si colloca in questa fase, è il 2009, ma assume tutti i contorni dell’antico approccio di occupazione territoriale a basso costo. “Riqualificazione” ,”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno” sono termini, sbandierati nel volantino, il cui senso si dissolve man mano che ci si inoltra in una lettura attenta del progetto pubblicato dall’ Amministrazione.
Jesse chiede spazio per costruire un nuovo capannone per una superficie complessiva di 10.000 m2 e un vasto capannone-centro commerciale, (terziario), del quale si evita di esplicitare la dimensione, insieme a spazi direzionali e condomini.
La scelta razionale di collocare la fabbrica in una delle tante lottizzazioni esistenti viene scartata da Jesse, che vorrebbe realizzare il programma nei lotti già di sua proprieta’, come negli anni ‘70 a ridosso del Livenza. Jesse bussa alla porta dell’assessore per chiedere di modificare le regole del piano urbanistico e poter espandere la fabbrica, e costruire un centro commerciale e condomini.
L’area e il programma sono una ghiotta occasione per uno spot elettorale. L’Amministrazione ha fretta, non c’e’ tempo per riflettere, per fortuna il PAT (nuova legge urbanistica) non e’ ancora approvato, la ricerca dell’interesse collettivo non è una priorità.
E’ il 2009, ma l’approccio e lo stile è quello degli anni ’70.
Tuttavia tra gli anni 70 ed oggi c’e’ lo spazio di una generazione, l’ambiente e la società sono cambiati, inoltre il gruppo Jesse non gode di una grande popolarità in fatto di sensibilita’ urbanistica, il rischio di un sollevamento popolare è alto.
Il gruppo Jesse deve accettare un cambio di strategia e allargare l’offerta: accanto al centro commerciale, i condomini si inseriscono, con operazioni “copia e incolla”, la palestra e la sala pubblica. Il parchetto è’ ottenuto con la somma delle aree obbligatorie per legge che si accompagnano al programma edilizio. Un frettoloso processo progettuale aggiorna il progetto cercando di contenere i costi e inserendo più volumetria possibile . L’Amministrazione puo’ uscire con l’offerta 3×2 in campagna elettorale dichiarando che palestra e la sala pubblica sarranno ceduti “gratuitamente”.
Di seguito un calcolo ipotetico, un recente e prezioso contributo raccolto sul Blog:
“Una ditta che chiameremo A deve costruire 10.000 mq. di capannoni. Se non si può espandere perché il suo lotto è già saturo correttamente deve andare in una zona industriale attrezzata (vedi es. Camolli di Brugnera). Per costruire 10.000 mq. di superficie coperta dovrà, essendo l’indice di copertura al 50% della superficie del lotto, acquistare 20.000 mq. di superficie fondiaria.
Costo: mq. 20.000 x 100 €/mq. = € 2.000.000 (duemilioni di euro).
Una ditta che chiamiamo B acquista 20.000 mq. in zona agricola, a ridosso del centro abitato: mq. 20.000 x 10€/mq.= € 200.000 ( duecentomila euro). Regala una palestrina al Comune di circa 600 mq. costo mq. 600 x 500/mq = € 300.000. Il Comune gli dà la possibilità di costruire 10.000 mq. Costo per la ditta “B”: € 200.000 + 300.000 = € 500.000 contro i 2.000.000 della ditta “A” che si e’ collocata correttamente in zona industriale. Un piccolo guadagno per la ditta “B” che può essere valutato in 1.500.000 euro.
E’ finita così? Proprio no. Una volta sfruttati industrialmente, i capannoni dimessi, siccome sono delle brutture per il centro abitato che li ha sopportati per 20-30 anni, necessariamente vengono trasformati in aree di recupero residenziale-commerciale.mq. 10.000 x 7 mt. di altezza = mc. 70.000. Valore al mc. 100 €, valore per la ditta “B” 7.000.000 di Euro.
Chi ha fatto l’affare?
E’ finita qui? Proprio no. L’estensione dei capannoni in mezzo alle case oltre a provocare un disagio ambientale crea un grave disagio alle famiglie che devono subire la violenza di una fabbrica nelle immediate vicinanze. Oltre a questo ci sarà una netta svalutazione di dette case costruite con enormi sacrifici da operai o emigranti, che hanno sudato un’intera vita. Qual è il danno stimabile? 20 case valore € 300.000 cadauna = val. € 6.000.000 svalutazione 50% pari a € 3.000.000 che queste persone perdono. Senza contare il disagio di dover vivere nelle immediate vicinanze di un complesso produttivo. Disagio che difficilmente può essere valutato in termini economici.”
L’area di progetto del centro commerciale e residenziale è un quadrilatero irregolare a ridosso del centro, limitato dalla Livenza a est, da una serie di giardini a ovest, dalla la via per sacile e dalla ex fabbrica e mostra di Jesse a sud. E’ attraversata dalla via Memi Celanti. L’uso del suolo è in parte agricolo ed è bordata da fitte fasce alberate lungo il Fiume e lungo i giardini. Essa si estende all’interno del corridoio ecologico del fiume Livenza.
I fiumi Livenza e Aralt sono parte del codice genetico di Francenigo, essi attraversano e definiscono il senso dei luoghi. Il rapporto con il fiume delle strutture edilizie antiche sulla Aralt si riflette in alcuni scorci prospettici di grande suggestione che ricolloca il carattere dello spazio del centro in una famiglia di “luoghi di valore” poco distanti come Polcenigo e Cordignano, dove una antologia di tipi edilizi e schemi formali urbani, esito di uno specifico processo di interazione con i caratteri dello spazio fluviale, costituiscono l’identità e il senso dei luoghi. Ambienti inimitabili, diversi, unici nel mondo.
La “giusta” distanza della Livenza, dalla quale il centro si mantiene non troppo vicino e non troppo lontano, riflette un rapporto nel quale il fiume è stato risorsa (navigazione, pesca..) ma anche possibile minaccia. Esondazioni più frequenti si sono registrate poco più a sud in territorio di Albina e Campomolino .
Le acque della Livenza e le fasce boscate che accompagnano il suo corso sono un grande giacimento di naturalità e un potente filtro contro l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. La ricchezza del verde, la copiosità delle acque restituiscono spazi per ricreare il corpo e la mente. Questo è il senso di ciò che si indica con la locuzione “ corridoio ecologico”. Un tipo di spazio per il quale la regione e provincia ha definito politiche innovative per la loro salvaguardia, conoscenza, espansione.
Diversamente da quanto l’accordo Amministazione-Jesse prevede, l’area di progetto dovrebbero diventare parte di un parco fluviale che si espande, lungo l’Aralt fino a toccare la chiesa, le scuole, la villa attraverso il centro. Segnare una distanze tra il centro e la grande fabbrica Jesse degli anni ’70 costruita lungo il suo corso e che diventerà, probabilmente, molto piu’ grande nelle intenzioni della Amministrazione.
Il vasto parco diventerebbe il simbolo di una differente cultura del territorio, prevarrebbero gli spazi di acqua, di bosco e i prati per giocare. Nel caso di Francenigo l’ampliamento di una fascia boscata attrezzata a parco pubblico nella area Jesse restituirebbe al centro una straordinaria abitabilità. Recuperare gli spazi dell’acqua e le aree verdi limitrofe porrebbe un freno alla cementificazione del territorio dando l’opportunità a chi ci vive di conoscere zone del proprio territorio molte volte sconosciute; permetterebbe di riscoprire la naturale funzione di fitodepurazione delle acque, riconsiderare, in tempi di riscaldamento planetario, l’effetto benefico che la presenza di corsi d’acqua porterebbe a livello microclimatico durante i periodi più caldi dell’anno. Percorsi tra natura e cultura, permetterebbero di riconnetterci con la nostra millenaria civiltà. (Muro Varotto 2002).
Nuovi paesaggi oggi sono necessari per dare risposta ad una cittadinanza che con forza crescente chiede di poter svolgere attività all’aria aperta, respirare aria pulita, camminare e giocare con i propri figli su un suolo incontaminato godendo di ampi spazi di comfort. Nuovi tipi di spazio sono oggi tanto più necessari quanto più la campagna negli ultimi decenni si è strasformata da spazio aperto al gioco e al passeggio a spazio sempre meno accessibile e più inquinato per le logiche della produzione agricola che a ridotto prati, capezzagne fasce boscate e con essa la facilità di accesso e uso ricreativo.
“Ridare opportunità abitative ai giovani e alle famiglie” ed evitare spreco od utilizzo di ulteriore terreno” come si scrive nel volantino, significa innanzitutto realizzare un ambiente attrattivo.
Iniziare con il presupposto di una nuova zona industriale e un grande centro commerciale è una mossa pessima.
Un progetto coerente con le intenzioni presuppone una politica di recupero del patrimonio edilizio, esistente nella campagna e nei centri storici attraverso forme di supporto agli attori della trasformazione. Le aree rurali a ridosso dei centri sono una valida alternativa ad una diversa concezione della residenzialità. Si pensi a campagne urbane, integrate nella città, capaci di coniugare fisionomie residenziali di qualità, sostenibilità e minor costo, attenzione ecologica, considerazione estetica del paesaggio.
Considerata l’ampiezza, nell’area potrebbero trovare localizzazione forse alcuni, pochi edifici in una assetto calibrato che integrano funzioni abitative e spazi pubblici compatibili, mantenendo determinate dimensioni, proporzioni e alta qualità dell’architettura (attributi delle antiche ville), affacciati sul fiume e accessibili da vie d’acqua connessi ad una rete territoriale ciclabile e pedonale, navigabile con le altre attrezzature collettive e parchi nel comune e nei comuni limitrofi.
La piazza di Francenigo resa più accessibile e connessa al parco fluviale ritroverebbe il carattere e una dimensione di luogo civico, la antica funzione di area mercantile naturale, contrapposta all’artificiosità e omologante standardizzazione dei centri commerciali, luogo di ritrovo e di aggregazione del paese, in grado di costruire identità e vincere la coltura del sospetto, della diffidenza, della paura che nasce, in fondo, più che da una reale pericolosità del diverso, dal rinchiudersi egoistico e solipsistico di chi ha rinunciato a dialogare con l’alterità. (Mauro Varotto 2002)
L’area del progetto proposto ha una dimensione notevole ed una posizione strategica e grandi potenzialità, tuttavia l’ Ammnistrazione con il progetto pubblicato svende un giacimento per le generazioni presenti e future.
Nel progetto Jesse-Amministrazione, come si evince dai disegni, un nuovo centro commerciale lungo la Livenza occuperebbe quasi la metà del macro lotto, si protenderebbe fino alla riva del fiume, in mezzo vasti spazi a parcheggi, il nuovo centro commerciale rimarrebbe come un grosso edificio visibile da ogni parte per chi si trova all’interno dell’area, un immagine della “Mcdonaldizzazione” tipica delle aree commerciali. Uno spazio sconsolato e sconsolante.
Il tracciato stradale esibisce un assetto e dimensione coerente a supporto del traffico pesante a servizio della nuova area commerciale e che attraverserebbe l’area.
Il parchetto rimarrebbe un frammento isolato tra fabbriche e case di scarsa accessibilità. Uno spazio pubblico sconsolato e sconsolante.
La sala ad uso pubblico sostituisce la fabbrica con edificio-mostra, lungo via, rompendo la cortina continua di edifici che sono parte del codice genetico dei centri antichi. Questa operazione sbagliata, già eseguita troppe volte all’interno dei centri antichi del Comune, restituirebbe un edificio isolato dal tessuto urbano, sconsolato e sconsolante.
L’ipertrofico ambito del centro commerciale, lascerebbe poco spazio alle “opportunità abitative di giovani e famiglie”: le abitazioni non si affaccerebbero verso le masse alberate a le acque del fiume, esse si stringono,come evidenziano i disegni e si affacciano l’una sull’altra a poca distanza per mancanza di spazio. Rimarrebbero frammenti sconsolati e sconsolanti.
La trasformazione proposta avrà ricadute negative ben oltre i limiti dell’area di progetto.
Il centro antico di Francenigo è uno spazio urbano di inclusione, del contatto sociale, ricco di qualità architettonica e di relazioni tra generazioni differenti. Frequentato da anziani e giovani anche per la presenza di una rete di piccole attivita commerciali che resistono alla minaccia dei centri commerciali.
L’area commerciale Jesse sarà uno spazio di esclusione difficilmente raggiungibile a piedi da anziani e bambini. Uno spazio dove domina l’automobile.
A causa della competizione la piccola rete di negozi nel centro antico probabilmente si dissolverà e con essa un tessuto di relazioni sociali uno spazio di identità, sociale e urbana, fondamentale alla coesione sociale. Sarà la fine del centro storico che diventerà non il punto di riferimento dell’agregazione sociale libera ma un appendice di Jesse-McDonald.
Perchè l’Amministrazione non dice che i migliori e aggiornati progetti di recupero dei piccoli centri europei e italiani rifiutavano categoricamente il centri commerciali come quello proposto nel programma di riqualificazione, considerato una vera minaccia del tessuto socio ecomomico del centro storico?
L’Amministrazione non lo dice perchè non lo sa, agisce in modo frettoloso, non c’e’ tempo per riflettere. In questo momento la ricerca dell’interesse collettivo non e’ una priorità. La ricerca del potere è la priorità.
L’Amministrazione si permette di imporre dall’alto ai sui cittadini un progetto che sembra il frutto di un frettoloso accordo al bar, tra un caffè e una pacca sulla spalla tra imprenditore e assessore come negli anni ’70 piuttosto che esito di una seria riflessione.
L’originalità e bellezza del centro di Francenigo, dove non ancora compromessa (dall’altro intervento promosso da Jesse in corso di realizzazione) necessita di un progetto differente.
Un progetto di riqualificazione, deve prendere le mosse da una seria riflessione attorno ad un tavolo di lavoro dove siedono i migliori soggetti che a vari livelli si occupano del territorio, non solo imprenditori ma anche associazioni di categoria, esperti delle acque, dell’energia del traffico e del paesaggio. Una seria riflessione dibattute intorno a differenti ipotesi con l’obiettivo di individuare criticità, opportunità e ruoli, in una logica di cooperazione ed integrazione.
Una seria riflessione presuppone che i cittadini siano stati ascoltati, considerata l’importanza dell’area e la sfida di “cambiare radicalmente il centro di Francenigo”.
Una seria riflessione presuppone l’organizzazione di incontri pubblici, dove i concetti “riqualificazione”,”opere pubbliche gratuite”,”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno”, se il progetto è coerente con questi principi, emergeranno dalla abbondanza di esempi e informazioni chiare.
Il tipo di descrizione e informazione resa pubblica, invece, nasconde e adatta usa termini e illustrazioni capziose.
Essa si concretizza in una maggiore capacità critica verso le conseguenze delle trasformazioni che investono e modificano l’ambiente nel quale viviamo. Ciò rende i cittadini più attenti.
Le giovani generazioni chiedono, soprattutto a coloro che sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune di partecipare alla costruzione di una società e ambiente differente.
Le giovani generazioni chiedono, soprattutto a coloro che sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune di partecipare alla costruzione di un modello di sviluppo differente impostato su altri valori di quelli che hanno dominato i decenni precedenti.
Non è una questione di moda. E’ una questione di soppravvivenza.
Le giovani generazioni sono consapevoli che su coloro i quali sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune oltre al merito della diffusione di un maggiore benessere grava la responsabilità dei danni ambientali spesso non previsti e tuttavia presenti.
Le giovani generazioni chiedono a coloro i quali sono stati e sono in misura maggiore i protagonisti della crescita economica nel territorio del Comune, di fronte alle criticità relative alla qualità delle acque, dell’aria, del suolo del traffico, il degrado del paesaggio della campagna e dei centri come conseguenze non previste della “rivoluzione industriale”, di non sottrarsi e di lavorare insieme per mettere a punto progetti differenti.
Tuttavia, una risposta convincente da parte di chi occupa ruoli importanti nella classe dirigente imprenditoriale e politica locale tarda ad arrivare, dissimula vecchie logiche facendo ampio uso di parole “sensibili”: “riqualificazione”, ”opere pubbliche gratuite”, ”sviluppo”, “assenza di spreco o utilizzo di ulteriore terreno”, “comunità ”.
Nell’esercizio di una lettura più attenta il senso di queste parole anzichè rafforzarsi evapora. Ciò che rimane come sul fondo del bicchiere sono le tracce dei reali interessi che muovono gli attori. Una attività intesa a conseguire un profitto economico personale, o un vantaggio a fini politici, condotta senza scrupoli e senza rispetto del bene collettivo.
E’ dovere civile soprattutto delle generazioni più giovani, più istruite ed informate, battersi per un progetto di società e di territorio differente nel quale vengano messe al centro i valori di equità e sostenibilità.
Come potrebbe essere il mio Comune, il mio centro, la mia via, la mia scuola se chi governa cominciasse davvero ad attivare azioni e progetti coerenti? E’ necessario essere informati, curiosi, chiedersi e chiedere instancabilmente”perchè?” come quando eravamo piccoli, essere ottimisti, preparati, fare esercizio di immaginazione.
La sfida dell’oggi per il Comune di Gaiarine è di costruire una visione nuova per i prossimi anni che segni un distanza netta dalle derive del passato, essa impegna i cittadini, in particolare la giovane generazione, e in modi assai più vasti e civilmente responsabili, l’Amministrazione Comunale
Una visione che sia, aperta e flessibile, ma dotata di potere discriminante: non ogni azione o progetto è compatibile. Essa accoglie, modifica o rifiuta non su di una base giuridica, ma su di una base logica, di coerenza sostanziale e formale (Secchi 2002) riconducibile a principi di sostenibilità.
Investire sulla sostenibilità è, secondo l’ONU e molti esperti, la chiave per lo sviluppo economico futuro, e lo strumento per uscire dalla crisi.
Perchè l’Amministrazione non pubblica il volantino all’interno un autorevole sito internet di progettazione urbanistica e all’interno del blog per raccoglie i commenti locali ? Considerando che questo è propagandato come il migliore progetto, chiesto da anni da “tutta la comunità’” dovrebbe avere la più larga visibilita’ possibile.
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grande la foto collage!
Caro Romeo Antoniolli
Ti ringrazio per l’interesse che hai manifestato verso la sfida di un differente progetto di societa’ e di territorio che superi consolidati modelli economici e di sviluppo per esplorare percorsi nuovi.
Le questioni ambientali, con le parole della geografa Marina Bertoncin, possono passare da vincolo a opportunita’ solo se ricomprese in percorsi costi/benefici efficienti ed efficaci rispetto ad un uso dell’ambiente che non puo’ essere valorizzato solo come mezzo da reddito, ma in quanto risorsa
e non a carattere unicamente economico.Tuttavia, aggiungo,esso cela potenzialita’ per nuove economie. Iniziare a riflettere su strumenti per la sfida di una differente visione in azioni e progetti concreti e’ il compito che, come traspare dal programma vi siete dati.
Questa sfida avra’ un orizzonte temporale ampio ed impegnera’ in primis tutti i veri costruttori dello spazio quotidiano: i cittadini di Gaiarine. Solo se essi la assumeranno seriamente ed eleveranno la loro ambizione, forse fra 10-20 anni attraverseremo un territorio di maggiore qualita’.
Molti, moltissimi riconoscono che il Comune e piu’ in generale l’ambiente quotidiano non e’ il piu’ possibile dei mondi migliori. Ci sono enormi potenzialita’ inespresse. C’e’ tanto da fare ed e’ urgente iniziare oggi.
Inoltre moltissimi sono in imbarazzo di fronte ad un cortocircuito degno del noto film ritorno al futuro
Da una parte ci sia un candidato sindaco oggi quarantenne ma prigioniero degli anni ottanta e dall’altra un candidato che ha governato negli anni ottanta e che oggi riappare con lo slancio del quarantenne.
Non e’ una questione di eta’ ma di un difficile cambio generazionale. Ma anche questa e’ una peculiarita’ italiana che non investe solo la politica e sulla quale si dovra’ riflettere.
Infine la realizzabilità della sfida di un differente progetto di territorio che superi consolidati modelli economici e di sviluppo per esplorare percorsi nuovi non può prescindere da una cooperazione tra diversi attori dentro un’ idea di territorio condivisa che responsabilizza e costruisce nuove alleanza tra gli attori locali. Buon lavoro!
Giambattista
Caro Gianbattista,
condivido l’Anonimo che è intervenuto sulla lunghezza del tuo articolo! Comunque condivisibile.
Sostengo il sig. Carlo Maria Fossaluzza nel ritenere opportuno, anche se ovviamente non obbligatorio, firmare. Perchè rimanere nell’anonimato? Ci vergognamo delle nostre idee? Abbiamo qualcosa da perdere mettendo il nostro nome? Se fosse così non siamo foraxfora.
Per la questione della strumentalizzazione da parte dei candidati&co, devo dire che anch’io ci ho pensato ma dobbiamo ammettere che questo blog è un “luogo pubblico” che tutti possono frequentare (cìè anche scritto in “Come funziona il blog”!). Se Sonego non lo fa, sono (spero) scelte sue. Si potrebbe però trovare una formula per limitare la frequentazione nel momento in cui diventasse invasione. Oppure sperare nell’onestà degli interessati.
Insisto sul considerare l’anonimato una presa di posizione sbagliata. Se è già brutto parlare con una persona che non ti guarda, figurarsi sostenere un dibattito senza sapere con chi. Tanto per dire non so quanti siano questi anonimi, se uno o più.Credo che i programmi che accompagnano una campagna elettorale debbano per forza di cose essere scritti in modo accattivante, in modo da risvegliare sogni, ideali e spirito di appartenenza. Non credo che questa sia megalomania. Peraltro non mi sento di accusare nemmeno il sindaco uscente di megalomania..piuttosto millanta cose che nei fatti non sono assolutamente come dice. Credo poi che il cemento sarà sempre gettato, credo inevitabilmente. Tutto sta nel vedere dove e come. Un albergo non deve per forza essere costruito in riva al fiume, e non mi pare che ciò sia stato detto neppure nell’ “illustre” commento. In tempi di crisi come questi io credo che sia il caso di investire in infrastrutture e attività con largo giro di indotto e che creano un vortice di interessi che finiscono per essere comuni in quanto estremamente generalizzati. Sono sicuro che se uno si candida con un progetto così ambizioso abbia fatto i conti in un certo modo, altrimenti i rischi a cui si espone sono alti. Inoltre a me piace un po’ pensare che il mio comune possa essere un po’ unico e un po’ speciale, percé non dovrei? Non mi sento megalomane. Credo. Per il resto hai ragione, si sta poco a promettere e l’unico giudice sarà il tempo. Ma nelle condizioni attuali quel che resta mi sa che sia solo la speranza, quindi spero che il mio voto possa essere il meno sbagliato possibile o il più produttivo possibile. Di sicuro è ora che finiscano i privilegi di quei 4 o 5 che hanno beneficiato dell’ultima tornata politica e che quei 4 o 5 diventino un numero il più possibile alto a piacere. Sperèn.
Bene bene.. il confronto che si sta sviluppando dimostra che c’è ancora la capacità di sognare e immaginare scenari e scelte ideali e sostenibili ma anche la necessità di spirito critico che sappia distinguere le ciofeche da televendita dalle proposte brillanti.. e c’è bisogno di entrambi! con la speranza che si diffondano e coinvolgano sempre più uomini e donne del nostro tempo, del nostro paese..
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Amici di foraxfora: vi consiglio di chiedere ai candidati in lista per le attuali elezioni di astenersi dallo scrivere su questo blog.
E’ infatti palese la strumentalizzazione del sito con propaganda più o meno spicciola.
In questo modo rischiate di perdere anche la vostra credibilità.
Ci stanno prendendo tutti in giro.
Ciao.
Continua
“E’ il territorio la nostra ricchezza, è il fiume che ci bagna, che ha dato la vita ai nostri paesi. Dobbiamo solo valorizzarlo. Gaiarine diventerà “Citta Turistica” con la creazione del PARCO NATURALE DEL LIVENZA.”
Così invece di centinaia di appartamenti nei prossimi anni si costruiranno anche camere d’albergo, come dire che basta cambiare la destinazione d’uso ma la ossessione cementificatoria continuerà imperterrita.
“Un percorso ambientale unico. Un museo naturale che va da nord Francenigo, per Albina, Campomolino fino a Portobuffolè e risale sull’altra sponda per Brugnera e Sacile che ne diventano compartecipi. La perla di tutto questo sarà il parco acquatico Livenza-Aralt.
Un parco dotato di imbarcadero, un parco dove si potranno disputare manifestazioni sportive di canoa e canottaggio. Dove si potranno disputare gare internazionali di pesca sportiva.
Terminal di una riscoperta navigazione fluviale. Si possono inventare regate, oasi, attività sportive, visite culturali. Una piccola riviera per prendere il sole, attrezzata con barbecue, percorso vita, campo da tennis, ecc..”
Bello, bello, ma parliamone fra un anno, quando non si farà propaganda, forse.
“Una struttura che tutti ci devono invidiare..”
ancora megalomania
“….e che porterà la gente a visitare il Comune di Gaiarine. Il parco con le sue iniziative porterà un grande movimento e con esso una grande ricchezza.”
Si, soprattutto per le ennesime speculazioni che si attiveranno
“Una opportunità di lavoro per tutti”
alla Berlusconi
“Con Voi, con il Vostro appoggio, con l’appoggio di tutti i giovani, con un Comune unito possiamo vincere questa scommessa. Basta crederci.
Se ci troveremo insieme l’8 giugno, partiremo subito per: “GAIARINE CITTA’ TURISTICA”.
Ecco lo spot finale, un misto di berlusconismo e di venditori di pentole a domicilio.
Ripeto, dare fiato a queste cose in questi giorni è strumentale al voto amministrativo.
I discorsi seri e possibilmente costruttivi si valuteranno solo dopo, quando il nuovo sindaco non avrà più tempo né voglia di partecipare al blog.
Ciao Carlo
Orgogliosamente firmato: Anonimo
Egregio Carlo,
non ci crederai ma come l’hai messa tu è tutta un’altra cosa rispetto a come l’ha messa il candidato sindaco nel post precedente.
Lascia perdere il “riferimento Lockheed” che non c’entra un fico secco perchè la battuta sui DC degli anni 70 era, appunto, una battuta, per accentuare la sensazione sgradevole scaturita da quel post su Francenigo-Disnayland.
Va inoltre detto che non si può pretendere che quelli che partecipano al blog sacrifichino tutte le volte ore e ore per scrivere così tanto come qualcuno fa.
E il gioco del blog prevede anche le battute e gli anonimi, tanto più a pochi giorni dal voto.
Vedremo se dopo le elezioni il forum continuerà ad essere frequentato, magari dal futuro sindaco, se lo sarà ed avrà un senso, vedrai che gli anonimi diminuiranno, ma adesso va bene così.
Quello che scrivi tu è sostanzialmente condivisibile e se vuoi posso sognare insieme a te e a tanti altri uno sviluppo dei nostri paesi rispettoso dell’ambiente e delle nostre tradizioni, quindi spero che continueremo a parlarne, magari su progetti concreti, distanti dalla propaganda elettorale.
Il mio disappunto era sul post “illustre”.
Leggilo bene, sa di magnatismo, se non addirittura di megalomania, che è il difetto che viene ascritto al sindaco uscente, che si sta vantando di aver fatto più lui in cinque anni che Augusto ai suoi tempi.
“voglio dedicare altri 5 anni della mia vita per fare qualcosa di memorabile. Completare la scuola media con mensa, auditorium, parcheggio palestra; attivare la rete di fognatura con l’impianto di depurazione che, inaugurato 5 anni fa, non è mai stato messo in funzione; risolvere i problemi della viabilità, gli impianti sportivi, l’efficienza dei pubblici servizi, l’assistenza domiciliare agli anziani, ecc. ecc..”
Tutte cose che anche la giunta uscente dice di aver fatto e che farà.
“voglio fare a Gaiarine qualcosa che passi alla storia.”
e che è, il nuovo messia?!
“Voglio inventare per Comune di Gaiarine qualcosa che lo renda un punto di riferimento. Gaiarine deve avere qualcosa che gli altri non hanno, qualcosa per cui la gente viene nel nostro Comune da tutte le zone limitrofe e non solo. (Carlo Zaccariotto, a suo tempo, aveva pensato al Koala Club, ma troppo pochi lo hanno capito e quella bella struttura è andata persa).”
Lui ha già deciso che va fatto così, ma siamo proprio sicuri che i cittadini di Gaiarine la pensano alla stesso modo?
Non vedi che continua anche lui a considerare l’amministrazione comunale come una impresa edile/agenzia immobiliare??!!
Quante amministrazioni dovranno ancora passare prima che ci si chieda se non è il caso di darsi altre priorità??!!
Ma lui si è accorto che c’è una crisi nera?
O forse da baby-pensionato con attività immobiliare in corso e dichiarate frequentazioni di alto livello economico, è arrivato a pensare che i suoi concittadini e quelli del circondario stanno tutti bene come lui?
“La soluzione è a portata di mano. I ragazzi di “Amica Terra” hanno avuto l’intuizione, ora basta svilupparla e avere il coraggio di attuarla.”
Chiamarli “ragazzi” è “captatio benevolentie”, e così i voti verdi li ha messi in saccoccia.
Continua
Caro Giambattista ho letto attentamente il tuo scritto e ritengo di essere esattamente sulla tua stessa lunghezza d’onda, mi dispiace che tu non possa essere presente fisicamente ritenendo il tuo contributo importante per la realizzazione del mio progetto amministrativo “Un Comune a misura d’uomo”, le tue conoscenze internazionali sarebbero preziose anche al fine di superare il campanilismo che affligge il nostro Comune da decenni ed è stata la principale causa della mancata crescita.
Come avrai visto nella mia lettera-invito traspare chiaramente la omogeneità di vedute tra il mio progetto amministrativo e la tua visione di sviluppo e la volontà di instaurare precise collaborazioni con coloro che come te condividono i nostri stessi ideali.
Per ricollegarmi al commento di Carlo Maria F.
La legge inesorabile del mutamento:
La Luce del Giorno
Così per il costruttore di grattaceli urbani in città sovrappopolate non è forse parte non piccola della loro attrazione il fatto stesso dell’impudenza che contraddistingue l’impresa di costruirli? Benché la mania dei grattacieli si accordi così bene alla psicologia primordiale del < < rude individualista>> della rivoluzione industriale – il quale, da un ufficio di cinquanta piani incombente sull’uomo della strada, proietta la sua ombra di cattivo augurio su colui che egli dirige in qualche grande impresa si speculazione – personifica forse questi il “ successo”? Per lo meno è pittoresco nella maniera in cui desidera esserlo. L’altro copricapo a cilindro e la canna dal pomolo d’oro del passato avevano in sé qualche cosa che compensava solo in parte il suo equivalente d’altri tempi – ma ora?
Quale marchio di fabbrica, il più alto degli altri edifici nella grande città che sovraffolla quel che già
è già sovraffollato, e che ha le sue fondamenta nel successo commerciale! I titoli nobiliari del passato! Nomignoli senza valore! Eccoli qui – la tangibile prova della “grandezza” del commercio moderno. È forse la sua ombra, l’ombra del grattacelo nella città? Ma che importa o significa di fronte al suo posto nel Tempo? Egli non lo saprà mai.
Frank Loyd Wright 1869-1959- La Città Vivente (Einaudi)
Sinceramente l’idea di un Parco Naturale non mi sembra assolutamente campata in aria. Mi sembra anzi l’unica soluzione per valorizzare un’area già comunque soggetta a vincolo e quindi non edificabile in nessun modo e , allo stato attuale, abbandonata al degrado e lasciata in balia delle discariche abusive e delle pantegane. Guardandomi attorno vedo che l’imbarcadero sul Meduna a Pordenone, col piccolo giro turistico che si può fare in chiatta, riscuote ogni anno più successo (addirittura viene usato come trasporto pubblico in occasione di particolari fiere o eventi). A Villa Varda le persone che vanno a prendere il sole, a fare jogging e a passeggiare con i bambini sono sempre numerosissime, e molte proprio di Francenigo e Gaiarine. A Portobuffolè il porto sulla Livenza è una splendido recupero dell’epoca romana. Recupero simile è avvenuto a Meduna. Considerando la zona non credo che sarebbero in molti a poter vedere dalle finestre delle loro case cosa accade nel parco, e il parco sarebbe comunque parecchio esteso e non una schifezza come quell’affare inutilizzabile piazzato accanto a Jesse.Tra vedere un parco e un capannone poi la sfida è improba. Io personalmente sono andato un sacco di volte a prendere il sole e a fare il bagno sul Piave, o al Lago Morto o di Santa Croce, non trovando aree attrezzate disponibili per numero e qualità per fare una grigliata con gli amici o una partita a pallone. Perchè non dovrei volerlo qui vicino a casa mia?? Sono peraltro sicuro che i gestori dei bar, che i negozianti, che i supermercati sarebbero ben felici di vedere aumentare il potenziale afflusso di clienti, sicuramente più felici che essere condannati a morte da un centro commerciale di pessimo gusto e di dubbia utilità. Mi sembra poi abbastanza di bassa lega la battuta sui campi da golf. Ciò significherebbe che se si avesse un sindaco calciatore la Livenza rischierebbe di diventare un campo da calcio? E se giocasse a bocce? O al lancio del tronco? Il riferimento allo scandalo Lockheed mi sembra poi poco pertinente. Un paese arricchito da una sviluppo in linea con le sensibilità Nazionali ed europee (parlo di fondi e di incentivi) non mi sembra poi paragonabile né ad un paese dei balocchi né ad una Disneyland o Las Vegas. Non si prospetta qui la creazione di un parco divertimenti, ma di un parco naturale. La differenze sono ovvie. Basti vedere a quanti soldi ruotino attorno ai parchi naturali più vicini a noi, come il Parco del Delta dello Stella o quello di Marano Lagunare solo per fare due nomi.
Mi sento quindi di apprezzare l’idea, lo spirito e l’iniziativa del Parco Naturale. Suona meglio “Parco Naturale della Livenza” rispetto a “Livenza-Ikea” o “Centro Commerciale Livenza”. Chiaramente le buone idee devono essere ben sviluppate e seguite, non campate in aria e poi lasciate in balia degli eventi.
Anche questa volta mi firmerò orgoglioso di difendere le mie idee e senza nascondermi dietro un “anonimo”.
Gaiarine città turistica ???!!
A quando il nuovo PRG con i green per gli internazionali dell’Aralt-Livenza?
Che alla fine sarebbe sempre meglio un campo da golf che le giostre permanenti per divertire le folle di turisti in economia che verranno a prendere il sole in riva ai nostri fiumi.
A ridatece Rumor e Tanassi!!
Caro Giambattista, se pubblichi un’altro testo così lungo, manderò a quel paese il blog e tutte le belle idee che ci sono.
Credimi, puoi dividere i tuoi testi in più parti e somministrarceli in più momenti diversi, così forse li leggeremo con più attenzione ed impareremo meglio le lezioni.
Non lo dico con polemica, davvero le trovo istruttive ma è controproducente usare il blog in questo modo.
Così serve più che altro al futuro sindaco per sciolinare a sua volta una serie di cose un po’ meno nobili e corrette delle tue.
Vorrei sapere cosa ne pensi della trasformazione in città-dei-balocchi che sembra venir prefigurata.
Tu giustamente critichi l’idea di un paese-Ikea, ma lui sogna per noi eterni serfisti un paese-finto, sullo stile Las Vegas, o più modestamente tipo quei centri turistici/commerciali dove tutto è finto, ipocritamente simile a realtà di un tempo che non c’è più.
Capisco che per i soldi abbiamo già venduto l’anima insieme alle terre agricole diventate industriali, ma ti ci vedi tu insieme a me a fare da cameriere dentro la Disnayland dell’Alto livenza?
Sono curioso di sapere cosa pensi della filosofia che sta sotto il progetto/sogno del futuro (forse) sindaco per capire se hai sostanza oltre a molte idee che fin’ora ho condiviso, o se anche tu stai prendendoci tutti in giro.
Con simpatia, grazie.
il Parco del Livenza?? Turismo? Alberghi annessi e connesi?
Vogliamo pensare a qualcosa di grande? Di fattibile? Di veramente utile?
Allora vorrei un centro di ricerca sull’ambiente!!! Nel parco del livenza!!!
In europa esistono già !!….. lasciamo stare la natura, già così degradata
In questa periferia di zone industriali mal concepite tra un albero, una casa gialla, e un giardinetto
Con i nani dentro….!
La costruzione che da il “voltastomaco” all’anonimo del primo commento risale all’amministrazione Toso.
Come dire che le brutture non sono esclusiva di nessuna parte politica, da questo punto di vista è sempre una bella gara.
Con il passare del tempo non solo i volti delle persone, ma anche quelli delle città cambiano. I volti umani si arricchiscono di vita e di storia, nascoste sotto a quelle rughe che la moda ora ci fa guardare con orrore, o forse con paura (ricordo che Anna Magnani non voleva le venissero assolutamente coperte con il trucco dicendo “ci ho messo una vita a farmele!”). Le città si ingrandiscono, subiscono i cambiamenti architettonici legati alla moda delle varie epoche (consiglio la lettura dei “passages” di Parigi di W. Benjamin), subiscono purtroppo gli scempi legati a piani urbanistici ingenuamente studiati con poco nobili sfinteri, o, ancor peggio, con l’orribile dolo di piccole o grandi convenienze e tornaconti.Mi vengono in mente tante cittadine delle nostre zone che un tempo erano, magari anche poveramente, affascinanti, dignitose, belle.Il boom economico che ha reso il “nord est” il ricco e opulento “Nord Est” si è abbattuto violentemente su queste realtà deformandole, snaturandole, ingrigendole. La realtà contadina è diventata realtà industriale e il cemento si è impadronito del paesaggio e degli animi. PROVVISORIAMENTE. Infatti inevitabilmente, a partire soprattutto dalla seconda metà degli anni ’70, ci si è resi conto che l’uomo non può barattare la parte di sè che più lo lega alla natura in nome di un progresso fatto di capannoni. E di qui han preso il via tutte le politiche ambientali (non ambientaliste) che hanno portato allo sviluppo dei piani regolatori fatti (in teoria) per l’uomo e per la sua qualità della vita nella natura (la città, ben intesa, è natura se vogliamo, ha una sua vita, cresce, a volte muore). Passo fondamentale fu quello di isolare le industrie e le attività produttive lontane dai centri abitati, a tutela della salute se non degli operai, quanto meno dei cittadini in generale (in Inghilterra questo già accadeva con a Prima Rivoluzione Industriale…). Tornare indietro non è mai naturale. Perfino quando un anziano “rimbambisce” in realtà sta progredendo. Cancellare le rughe con un lifting non è naturale. Questo progetto, dolosamente vergognoso, di presunta “valorizzazione” dell’area Jesse, è un tornare indietro, fare un lifting di almeno 30 anni al nostro paese, al nostro comune. Nessuno ha il diritto di giocare con le cose non sue, nessuno ha il diritto di prostituire il bene di tutti in nome di un non ben definito tornaconto, sicuramente personale giacchè di pubblico non ce n’è di sicuro.
Ringrazio di cuore Giambattista per la chiara e precisa documentazione.
spunto interessante e più che mai attuale, direi..
ma allora non posso non rilanciare con alcune scene tratte da un mirabile film di impegno civile di 46 anni fa diretto da Francesco Rosi;
scene che sembrano così simili e così vicine alla nostra situazione comunale..
guardateli: era il 1963(!!!) il film è Le mani sulla città.
ecco il come arrivare al video,
cliccate sotto
Romeo Antoniolli
la mia lettera agli elettori di Gaiarine
Gentili elettrici/elettori
certamente vorrete sapere perché torno ad occuparmi della vita amministrativa del nostro Comune.
Come dice una bella canzone di Antonello Venditti: “….certi amori sai, fanno dei giri immensi e poi ritornano …..” ed io l’amore per la politica, l’amore per il mio Comune non l’ho mai perso e voglio dedicare altri 5 anni della mia vita per fare qualcosa di memorabile.
Completare la scuola media con mensa, auditorium, parcheggio palestra; attivare la rete di fognatura con l’impianto di depurazione che, inaugurato 5 anni fa, non è mai stato messo in funzione; risolvere i problemi della viabilità, gli impianti sportivi, l’efficienza dei pubblici servizi, l’assistenza domiciliare agli anziani, ecc. ecc.. Sono tutte cose che troverete, attentamente studiate, nel nostro programma, ma sono cose normali che qualunque civica amministrazione, appena degna di tale nome, dovrebbe fare normalmente.
Io, con i miei Consiglieri, voglio fare a Gaiarine qualcosa che passi alla storia. Voglio inventare per Comune di Gaiarine qualcosa che lo renda un punto di riferimento.
Gaiarine deve avere qualcosa che gli altri non hanno, qualcosa per cui la gente viene nel nostro Comune da tutte le zone limitrofe e non solo. (Carlo Zaccariotto, a suo tempo, aveva pensato al Koala Club, ma troppo pochi lo hanno capito e quella bella struttura è andata persa).
La soluzione è a portata di mano. I ragazzi di “Amica Terra” hanno avuto l’intuizione, ora basta svilupparla e avere il coraggio di attuarla.
E’ il territorio la nostra ricchezza, è il fiume che ci bagna, che ha dato la vita ai nostri paesi.
Dobbiamo solo valorizzarlo.
Gaiarine diventerà “Citta Turistica” con la creazione del PARCO NATURALE DEL LIVENZA.
Un percorso ambientale unico. Un museo naturale che va da nord Francenigo, per Albina, Campomolino fino a Portobuffolè e risale sull’altra sponda per Brugnera e Sacile che ne diventano compartecipi. La perla di tutto questo sarà il parco acquatico Livenza-Aralt.
Un parco dotato di imbarcadero, un parco dove si potranno disputare manifestazioni sportive di canoa e canottaggio. Dove si potranno disputare gare internazionali di pesca sportiva.
Terminal di una riscoperta navigazione fluviale. Si possono inventare regate, oasi, attività sportive, visite culturali. Una piccola riviera per prendere il sole, attrezzata con barbecue, percorso vita, campo da tennis, ecc..
Una struttura che tutti ci devono invidiare e che porterà la gente a visitare il Comune di Gaiarine. Il parco con le sue iniziative porterà un grande movimento e con esso una grande ricchezza.
Una opportunità di lavoro per tutti: ristoranti che potranno specializzarsi in cucine tipiche, agricoltori che potranno valorizzare un’agricoltura biologica, alberghi, negozi. Sarà l’imprenditorialità dei nostri giovani a scoprire nuovi lavori, nuove iniziative, nuova occupazione.
Con Voi, con il Vostro appoggio, con l’appoggio di tutti i giovani, con un Comune unito possiamo vincere questa scommessa. Basta crederci.
Se ci troveremo insieme l’8 giugno, partiremo subito per: “GAIARINE CITTA’ TURISTICA”.
NUOVO DITTATORE O FURBETTO DEL QUARTIERINO?
A tal proposito invito tutti a dare un occhiata al video su YOU TUBE
“ signore e signori buonanotte”
Cercate il video Tg3 “incontri a montecitorio “ con Marcello Mastroianni
Era il 1976……!!!
..ecco uno spunto interessante e che può ricollegarsi al commento postato su “NUOVO DITTATORE ? RISPOSTA ALL’ANONIMO CHE …”: quante sono nel comune di gaiarine le abitazioni chiuse, gli appartamenti sfitti? e quante sono le giovani coppie del comune intenzionate all’acquisto di nuovi e costosi appartamenti, seppur panoramicamente affacciati sul fiume livenza? e questi numeri giustificano decine, centinaia di nuovi alloggi? …
e sulla possibile partecipazione del primo cittadino alle iniziative immobiliari, di che ci stupiamo? palazzo chigi docet !!!
Nella “microstoria” dell’attività Jesse c’è un errore: la prima fabbrica era quella di via Fracassi, prima del Bar alla Pesa, dove adesso sorge un condominio, senza un po’ di verde, senza senso. E’ una costruzione in mezzo a due strade che dà proprio il voltastomaco. E deve fare lo stesso effetto a molti perchè, tranne l’attico, sembra che sia completamente sfitto!!