Urca urca tirulero Urca urca tirulero
oggi splende il sol. oggi splende il sol.
Questa è la storia di una contea, di cattivi, di perseguitati e di eroi e io, Robiyn Adèil, detto Cantagallo da Uòldisni, ve la narrerò.
Nel villaggio di Fransenightàun, una volta terra felice e laboriosa, mancava da molti anni ormai il suo condottiero Ildebràn Cuor di Livenza, partito per terre lontane in missione assieme al fidato e valoroso arciere Robinùd.
Della sua assenza s’approfittò un ambizioso notabile, Lòrel Soneghàm che con subdole promesse di benessere e denari si fece eleggere Sceriffo e instaurò un governo monocratico dilapidando tributi in opere faraoniche, dividendo i paesi della Contea che subivano dubbiosi e rassegnati vedendolo sempre più florido in potere e presenza.
Alcuni impavidi tentarono una resistenza dalla foresta virtuale di Forforvùd ma erano visti con sufficienza e sospetto, denigrati dagli accoliti di Lord Soneghàm, masnada di bassa lega.
Infatti, come tanti tiranni usano fare, lo sceriffo non si sporcava direttamente le mani lasciando intimidazioni e nefandezze al galoppino Rolàn Fontèn e allo sgherro Horassius Larg, che infierivano con proterva insistenza su villici e paesani.
Per dieci anni andò avanti tutto questo e la Contea si preparava alle nuove elezioni nelle quali lo sceriffo puntando ad altri scranni, avrebbe presentato il proprio delfino, un mastro artigiano della Contea di Gaiaringhàm, di lignaggio incerto e poche parole, il prìncip Chapelleight Senzaparola, già membro muto di consigli conteali e patriarcali.
Ma Lord Soneghàm volle azzerare i possibili avversari e stupire la popolazione, realizzando nei tempi brevissimi di campagna elettorale l’ennesima opera, una cerchia stradale nel mezzo del paese di Fransenightàun, per far scorrere rapidamente e senza affanni carrozze, carri, cocchi, birocci, calessi e tutto quanto su ruote potesse transitare per quel paese, nell’avida speranza di trasformare in lucrosi pedaggi tutto quel movimento.
Per far questo però doveva radere al suolo misere case e vecchie baracche di povera gente, residui di tempi più sereni e ormai andati del paese.
Non badò a spese lo sceriffo, ligio al motto denaro crea denaro, espropriò e acquistò con ogni mezzo di persuasione, e picconi e badili cominciarono a lavorar e demolire, mentre gli abitanti di Fransenightàun pensavano che si perdeva qualcosa ma forse si guadagnava qualcos’altro, non sapendo null’altro pensare.
E quando non si sa si fatica a giudicare.
La bènd di Forforvùd cercò di risvegliare le coscienze, portando critiche e alternative ma con fatica, tanto impari erano forze e risorse..
Però non si potevano abbattere le case se qualcuno ancora ci abitava e nemmeno il perfido sceriffo osava arrivare a tanto.
In una di queste case abitava Littelold Bepp, vecchietto mite e riservato, nemmeno proprietario di quella casa ormai comprata dalle botteghe dello sceriffo, ma affittuario ancora per un anno con regolarissima scrittura.
Il tempo però stringeva, le elezioni si avvicinavano e lo sceriffo sguinzagliò i propri sgherri, lasciando libertà d’azione e intimidazione al galoppino
Rolàn Fontèn e allo sgherro Horassius Larg, che attuando visite ossessive e fastidiose, e continui trilli e chiamate di pappagofono, resero davvero difficile la vita fino a quel momento tranquilla del buon Littelold Bepp, arrivando pare a minacciarlo della cessazione di servizi e necessità primarie.
Continua….
Urca urca tirulero Urca urca tirulero
oggi splende il sol. oggi splende il sol.