Tre anni fa il regista Daniele Vicari, presentando a Pordenone il suo film “Il mio paese” (interessante documentario su 50 anni di industrializzazione italiana, di cui trovate una sintesi alla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Il_mio_paese) affermò l’opinione secondo la quale noi, abitanti del Bel Paese, siamo ben coscienti del fatto che il nostro territorio è stato devastato, che l’antica bellezza del nostro paessaggio è andata (colpevolmente) perduta per sempre. E aggiunse un’altra impressione, e cioè che, secondo lui, noi italiani non riusciamo a fare la pace (disse proprio così) con questa nostra stessa consapevolezza. Si tratta di una perdita enorme, con la quale non riusciamo a fare i conti.
Ritengo che questa sia una chiave di lettura molto forte, che può spiegare alcuni nostri disagi quotidiani. Per esempio il senso di dispiacere profondo che proviamo passando davanti all’ennesima area industriale, il più delle volte esteticamente orribile, installata là dove fino a qualche anno prima c’era una angolo di campagna veneta o friulana semplicemente bella.
Diverse volte mi sono chiesto come possa essere stato vivere un paesaggio bellissimo e naturalmente integro come era il nostro prima dell’industrializzazione. Ma devo dire di considerarmi del tutto immune da un certo tipo di nostalgia del passato che porta a considerare migliore solo ciò che non si può più avere.
Però in alcuni casi, per esempio quando ammiro immagini come questa dipinta dal Bellotto attorno al 1740, devo ammettere che quel senso di perdita di cui parla Vicari diventa bruciante.
Non credo che questo “Capriccio veneto” ricordi Portobuffolè solo a me. Ed è straordinario che, pur essendo parte della nostra cultura, questa opera abbia assunto un così forte carattere esotico. Esotico letteralmente significa “che viene da fuori”. Il passato della nostra società per certi versi non ci appartiene più.
Però, per quanto modificati, degradati e “compressi” dallo sviluppo industriale, di quel passato ci restano gli elementi fisici del paesaggio. E uno su tutti, probabilmente il più importante, così forte da permetterci di immaginare una possibile rinascita, il nostro fiume: la Livenza.
Non è un caso se negli ultimi anni molti progetti hanno preso in considerazione la Livenza e gli altri corsi d’acqua veneti e friulani quali possibili assi di rinnovato sviluppo delle nostre comunità. Si tratta di capire se questi progetti siano orientati alla ricerca di nuove occasioni per la creazione di profitto (del quale per definizione godono in pochi), oppure rappresentino reali cambiamenti di rotta (verso la reale condivisione delle ricchezza, sia essa materiale, naturale, psichica, ecc.).
Ultimo progetto in ordine di tempo è quello di cui ha dato conto ieri sulle pagine dell’inserto Nordest del Sole 24 Ore, il nostro caro amico Stefano Pittarello. Si tratta di un progetto che dovrebbe unire turismo e mobilità lenta, si chiama GiraLivenza e prevede che Gaiarine ne sia il centro geografico.
Possiamo considerarlo un’occasione di sviluppo veramente sostenibile? Di questo vogliamo e dobbiamo discutere nel modo più aperto e condiviso possibile, come stiamo cercando di fare oramai da quasi un anno. Aspettiamo i vostri commenti.
Itinerari slow sul fiume Livenza
Il Sole 24 Ore Nordest, 3 marzo 2010
Un unico corridoio fluviale dall’Austria fino al Mare Adriatico. Un progetto di sviluppo turistico legato alla mobilità lenta che assume meno i contorni del sogno con l’avvio della terza ed ultima tranche di lavori in Veneto Orientale per ultimare gli itinerari ciclabili e navigabili lungo il fiume Livenza. La Livenza, come si dice da queste parti. Un terzo circa dei 110 km complessivi di piste ciclopedonali e 9 ore di navigabilità del corso d’acqua, patrimonio comune di Veneto e Friuli, attraverso le province di Pordenone, Treviso e Venezia e 17 municipalità, dalla sorgente a Polcenigo (PN) alla foce di Caorle (Ve).
Il percorso nei 25 km di tratto finale nel veneziano incide solo su terreni demaniali ed è una novità assoluta. Non era mai accaduto che il Genio Civile regionale di concerto con gli altri enti pubblici rilasciasse questo tipo di autorizzazione per l’utilizzo turistico delle servitù demaniali. Una soluzione quindi “economica”, visto che evita spese legate ad espropri di terreni privati.
250mila euro il costo complessivo del progetto GiraLivenza. 90mila euro saranno il fondo per il coordinamento tecnico che la Provincia di Venezia, nominato ente capofila, gestirà per il coordinamento tecnico. Lo stabilisce un protocollo d’intesa firmato a dicembre a Treviso, unitamente alla possibilità di accedere ad ulteriori contributi pubblici e privati, risorse economiche e cofinanziamenti derivanti da fondi comunitari o di altro tipo.
La Livenza è ambito di tre diversi Gruppi di Azione Locale: Montagna Leader per la Provincia di Pordenone, Terre di Marca per Treviso e Veneto Orientale per l’area terminale del corso d’acqua. Spiega Giorgia Andreuzza, Assessore al Turismo della Provincia di Venezia: .
Nella visione complessiva, il centro geografico del Giralivenza diventerà il comune trevigiano di Gaiarine, ubicato nelle immediate vicinanze del futuro ponte ciclopedonale di Villa Varda Morpurgo a Brugnera che dovrà fisicamente unire i percorsi di Friuli e Veneto.
Entro la fine del 2011 dovranno essere completate sia opere di carattere idraulico, come la creazione di pontili ed approdi per consentire ai natanti di attraccare, che i percorsi ciclonaturalistici lungo le alzaie.
Non è comunque l’unico esempio di progettazione per l’area da integrare nel sistema fluviale europeo. Verso Nord le amministrazioni lavoreranno per collegare il GiraLivenza ai percorsi in provincia di Udine, delinando in questo modo l’unione con il corridoio naturalistico dell’Austria. In Veneto sono invece in fase avanzata di progettazione altri tre corridoi naturalistici confluenti nella Litoranea Veneta e legati a fiumi più o meno grandi: il GiraPiave, nei 30 km. verso la foce in territorio veneziano; il GiraLemene a cui sono interessati 4 Comuni in 55 km. di percorso di confine tra Pordenonese e Portogruarese; ed il GiraMonticano, corridoio naturalistico di 40 km., che bagna 7 comuni della provincia di Treviso e potrà venir collegato al GiraLivenza da un ulteriore percorso ciclonaturale da Vallonto a Fontanelle. Il bouquet di questi quattro piani più la pista ciclabile friulana della Noncello-Mare compongono il progetto interregionale “Greenways Boschi e Fiumi della Repubblica di Venezia” coordinato dall’architetto trevigiano Roberto Pescarollo.
Stefano Pittarello
Il progetto è consultabile alla pagina http://www.slideshare.net/netexsrl/presentazione- greenways-boschi-e-fiumi- della-repubblica-di-venezia