Anche tra le due guerre, molti Trevisani spinti dalla miseria che da sempre regnava nella nostra bella Marca cercavano fortuna nei Nuovi Mondi. Passata la grande crisi a cavallo degli anni ’20-’30, di lavoro ce n’era molto da quelle parti. Ma a quei tempi la meccanizzazione vera e propria doveva ancora svilupparsi, pertanto come al solito molti dei lavori più pesanti e pericolosi restavano da fare agli stranieri.
E allora giù a fare turni massacranti negli altiforni: con che prevenzione e sicurezza sul lavoro potesse esistere in quei tempi, lo si può immaginare!
A disboscare boschi estesi a perdita d’occhio: la scure, il piccone, il fuoco e i buoi da traino erano i loro attrezzi. Serpenti, colonie di zanzare, erti dirupi, acquitrini; una tenda per la notte e lo scarso cibo, era il loro abitare.
Sempre con condizioni al limite: a scavare gallerie, costruire strade, ponti e dighe.
Bonificare immense aree per preparare il terreno alle grandi piantagioni.
Ecc. ecc.
Ma tutto ciò non è bastato per fare di loro degli affidati, onesti e rispettati cittadini davanti la legge.
No.
Scoppiata la seconda guerra mondiale questi signori sono stati caricati su camion e portati nei campi di concentramento per tutta la durata del conflitto. Erano dei potenziali nemici e come tali dovevano essere trattati.
Che umiliazione.
Gente buona, sana dentro, che si guadagnava il pane “a tutti calli”, trattata in quella maniera per eventi che accadevano migliaia di miglia lontano. Restrizioni, umiliazioni emotive che ti possono rompere dentro per sempre.
Ma non è finita lì: visto da che parte ha finito di trovarsi l’Italia alla fine delle ostilità, gli Italiani di quelle parti sono stati additati pure come traditori, con tutte le conseguenze materiali ed altro che questo comportava.
E i Tedeschi? Loro no!
La Germania era rimasta fedele fino alla fine al suo Reich. Purtroppo anche qualche nostro concittadino ha vissuto quelle esperienze così drammatiche!
Anche per questo meritano più rispetto.
Giovedì: Internati nei campi di concentramento
Noi pure emigranti degli anni ’60, abbiamo sperimentato certe situazioni non proprio idilliache a proposito.
Buongiorno a tutti.
Le mie più vive congratulazioni vanno a tutti coloro che partecipano all’allestimento di questa gradevole, interessante, e necessaria “finestra aperta sulla vita Gaiarinense e dintorni che è questo Vostro blog”, Roberto in particolare. Ringrazio per lo spazio concesso e per la bellissima veste grafica editoriale che segue queste “letterine”.
Con la speranza che tutto ciò possa aiutare i lettori, specialmente i più giovani lettori a prendere veramente visione di un mondo che molti di loro inconsapevolmente hanno ereditato. Speriamo inoltre che il tutto stimoli una positiva, dinamica e costruttiva ricerca della verità.
Cordialmente Silvano Zaccariotto