Documento/appello in vista delle prossime elezioni regionali e politiche

Coscienti della gravità dell’attuale situazione socio-politica italiana, noi, ministri di un Dio che si è incarnato radicalmente nella storia, non possiamo tacere.

Non vogliamo coinvolgere la responsabilità delle istituzioni gerarchiche ecclesiastiche: soltanto rivendichiamo la nostra libertà di pensiero e d’azione. Ci sentiamo perciò liberi di esprimere giudizi e di proporre indicazioni e proposte, in qualsiasi campo, da quello religioso a quello politico. A titolo personale, ma non individuale.

Ci rivolgiamo anzitutto al clero della base e anche alle comunità cristiane di cui ci sentiamo responsabili per la loro salvezza, anche e soprattutto nella loro realtà esistenziale. Salvezza infatti è liberazione integrale di ogni aspetto della realtà umana. Qui risiede anche la nostra idea di Politica. Per noi Politica è il Bene comune da realizzare puntando alla qualità dell’essere umano. Di ogni essere umano, senza privilegi per nessuna categoria sociale. Se parliamo di privilegi degli ultimi, è solo perché ai più deboli bisogna dare più voce e sostegno.

Riteniamo doveroso distinguere tra legalità e Giustizia, evitando così pericolosi equivoci che si verificano quando, in nome della maggioranza, si pensa di emanare leggi che non rispettano la Coscienza universale. Per legalità intendiamo ciò che è conforme ad una legge stabilita dal potere umano, non importa se è l’espressione di un Parlamento. Per Giustizia intendiamo ciò che corrisponde alla Coscienza universale, che è l’insieme di quei Valori che fanno parte del nostro essere umano, nel contesto del globo terrestre e dell’universo.

Non sempre la legalità corrisponde alla Giustizia. Noi obbediremo sempre alla Giustizia come Coscienza universale e disobbediremo quando la legalità ci portasse lontano.

La Politica, pertanto, che non coincide né con lo stato né con la religione, tende a difendere i Valori umani, facendo di tutto per far coincidere la legalità con la Giustizia. Ad ogni contrasto sarà nostro dovere alzare la voce, proprio per difendere la Giustizia, nei diritti dei più deboli.

Da qui, solo da qui ha origine la nostra scelta nel campo politico, quando siamo chiamati alle votazioni amministrative, provinciali, regionali e politiche. Partiti, programmi e candidati dovranno rispecchiare l’impegno per una cristallina fedeltà al rispetto della Coscienza universale, che non può non tradursi poi concretamente nel Bene comune.

Il criterio prioritario perciò non sarà la difesa di quei valori che, a seconda della propria ideologia o delle proprie credenze, prendono il nome di laici o di cattolici. I Valori umani non sopportano etichette, e tanto meno appartenenze. Non sono proprietà di nessuno, e appartengono a tutti, in quanto esseri umani. Solo i Valori umani non sono negoziabili: non li possiamo barattare per nessun motivo, neppure allo scopo di difendere le proprie categorie mentali o le proprie strutture di tipo statale o di tipo religioso.

Vita è vita, indipendentemente se uno crede o non crede in un Dio. Libertà è libertà, indipendentemente se uno rivendica la propria laicità o se uno rivendica la propria fede religiosa. Giustizia è giustizia, e basta. Le proprie convinzioni in una ideologia o in una fede religiosa serviranno casomai ad approfondire meglio la vita in sé, la libertà in sé, la giustizia in sé. Senza vincoli, senza condizionamenti, senza pregiudizi. Ognuno darà il meglio delle proprie convinzioni per riscoprire il meglio di ciò che è Vita, di ciò che è Libertà, di ciò che è Giustizia.

Il miglior Politico è colui che sa tradurre il Bene comune in una più ampia visuale possibile dei Valori universali. È la Persona in quanto tale il vero Soggetto della gestione del Bene comune. Certo, ogni persona ha la sua storia, i suoi drammi, una propria realtà esistenziale: ma tutto ciò non deve creare privilegi o discriminazioni. Perciò:

- non ha senso parlare di partiti laici o di partiti cattolici;
- i partiti migliori sono quelli che puntano al Meglio dei Valori umani e universali;
- i politici migliori sono coloro che mirano al Meglio del Bene comune, da realizzare nella gratuità di un servizio che, pur rimunerato, non conosce però interessi personali o di partito, non conosce corruzioni, non conosce compromessi o doppi giochi;
- le scelte politiche dei cittadini devono essere guidate solo dal criterio del Bene comune che non significa soltanto equa distribuzione dei beni, ma anche solidarietà sociale, nella convinzione che ogni bene che possediamo non è solo nostro ma è al servizio della comunità e nella convinzione che la società migliore richiede la collaborazione di tutti, nella onestà e nei propri doveri anche pagando le tasse e facendo fatture, evitando perciò evasioni d’ogni tipo;
- il Bene se è comune è di tutti, senza favorire disuguaglianze sociali e senza pretendere privilegi in nome delle istituzioni, pur sapendo che ad esempio il campo del volontariato richiede sostegno anche economico, ma sapendo anche che, se lo stato funziona, le istituzioni pubbliche funzioneranno senza doversi perciò appoggiare eccessivamente e diciamo anche comodamente al mondo del volontariato, comunque sempre prezioso, anche dal punto di vista educativo.

Ed ecco alcune domande cruciali, oggi, in questa drammatica e confusa situazione italiana. Chi votare? Quali sono i partiti “migliori”? Il Bene comune è solo uno slogan propagandistico elettorale? Noi, cittadini italiani, siamo coscienti che non basta credere al populismo di chi grida: Io vi salverò? Ci salveremo nella misura in cui anche noi, cittadini, crederemo nella Politica del Meglio, favorendo la candidatura di politici competenti, saggi e credenti nei Valori universali. Perché, nei momenti più difficili, ci aggrappiamo come al solito a speranze fugaci di chi parla alla nostra pancia? Almeno una volta, perché non votare chi ci promette non il paradiso in terra ma ci fa sognare in qualche stella che possa trascinare il carro di una società, ormai sull’orlo del precipizio, verso la salvezza che risiede nell’Umanesimo integrale?

Basta parlare solo di tasse, di economia, di numeri, di cifre, di sondaggi, di consenso popolare. È possibile ancora sognare nel Bene comune dove l’essere prevalga sull’avere, la qualità sulla quantità, dove la natura sia il nostro respiro quotidiano? Noi ci crediamo.

E crediamo nei giovani che siano anzitutto protagonisti del presente con la loro lucidità di giudizio, la loro energia rivoluzionaria, il loro disincanto dietro al quale sta l’esigenza di una coerenza capace di rinnovamento. Ma ciò sarà possibile a patto che si punti ad una migliore qualità educativa della scuola con insegnanti appassionati dello sviluppo più integrale delle nuove generazioni così da aprir loro orizzonti sempre più vasti. Laboratori di vita dovranno essere anche i nostri paesi, le nostre città soprattutto nelle loro periferie, in cui sperimentare forme nuove di aggregazione ma attorno a presenze incisive e valide, mirando ad una vera e propria rete di agenzie educative unite dalla stessa passione per lo sviluppo umano e sociale del territorio e dei suoi abitanti.

Nonostante il buio di questo momento che stiamo attraversando, confidiamo ancora che si risvegli quel genio che ha fatto grande il nostro Paese nel passato.

don Giorgio De Capitani – Sant’Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lc)
don Angelo Viganò – Vicario Parrocchiale nella Comunità Pastorale San Paolo Apostolo in Senago (Mi)
don Giovanni Salatino – Vicario parrocchiale nella comunità pastorale Giovanni XXIII alla Barona – Milano con l’incarico sulla pastorale giovanile

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Presa Diretta Spese militari In onda Domenica 3 febbraio 2013 alle 21.30

qui il link

AGGIORNAMENTO

Bersani, Monti e Berlusconi vogliono comprare gli F-35.
A tutti i costi.
A Presa Diretta solo Ingroia e Grillo dicono No!

Un cacciabombardiere F-35 costa più di 500 milioni di euro. Fatti i conti 90 F-35 ci costeranno più di 46 miliardi di euro. Sono i costi spaventosi denunciati ieri sera a Presa Diretta da Winslow Weeler, uno dei principali esperti americani di armamenti.
Ma Bersani, Monti e Berlusconi li vogliono comprare lo stesso. Ognuno lo dice a modo suo. Berlusconi dice che è contrario ma che deve rispettare gli impegni internazionali. Peccato che non ci sia alcun impegno e nessun obbligo. Monti accusa Bersani e Berlusconi di averli voluti, rivendica di averli tagliati ma conferma l’acquisto. Bersani fa un giro di valzer: non sono una priorità, forse li taglieremo, vedremo quando saremo al governo, ne discuteremo con i generali,.. e infine dice chiaramente che non possiamo farne a meno.
A Presa Diretta solo Antonio Ingroia e Beppe Grillo pronunciano un chiaro No agli F35.
Ma ritorniamo sul nodo più spinoso: i costi.
Fino a ieri sapevamo che un F-35 sarebbe costato 100-120 milioni di euro. Ma non avevamo preso in considerazione i costi di gestione e di manutenzione che sono pazzeschi. Facendo la somma si arriva alla più impressionante delle cifre: 500 milioni di euro. Che moltiplicata per 90 F35 arriva a 46 miliardi di euro. Una somma enorme che saremo costretti a pagare nell’arco dei prossimi 20 anni.
E’ stato dimostrato che con questi soldi si possono creare 230mila posti di lavoro, investire sui giovani, sulla università, sulla cultura, costruire asili nido, sostenere le famiglie in difficoltà, costruire nuovi treni per i pendolari, mettere in sicurezza il territorio e le scuole,…
Gli F-35 sono una delle più mostruose armi da guerra mai esistite sulla faccia della terra. Sono vietati dalla nostra Costituzione che la guerra la “ripudia”. Sono una delle più spaventose macchine mangiasoldi della storia, macchine che tolgono letteralmente il pane dalla bocca a più di un miliardo di affamati e che oggi rappresentano un cappio appeso al collo dei nostri giovani.
Sono arrabbiato perché non si può prendere in giro la gente in questo modo. Sono arrabbiato perché non posso sopportare l’idea che noi facciamo queste cose mentre tanta gente muore letteralmente di fame, di sete, per la mancanza di una medicina o di un lavoro. Sono arrabbiato perché so che da oggi su questo scandalo torna a calare la censura e milioni di italiani torneranno a votare senza sapere quale cosa li aspetta.

Flavio Lotti, candidato di Rivoluzione Civile alle elezioni politiche 2013
Perugia, 4 febbraio 2013

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Elezioni e cultura

Faccio mio questo appello, una iniziativa intelligente per far ripartire l’Italia.

Un voto per promuovere la lettura
E’stato presentato e discusso a Roma l’appello “E-leggiamo. 
Un voto per promuovere la lettura” (http://legge-rete.net/e-leggiamo/) promosso dal Forum del Libro, alla cui stesura ha contribuito anche l’AIB e che ho sottoscritto a nome dell’Associazione. Il documento sintetizza alcune delle proposte che da mesi stiamo discutendo con gli editori, i librai, gli insegnanti e gli operatori del libro riuniti nel Forum, nel tentativo di mettere a punto una proposta di legge sulla promozione del libro e della lettura che possa favorire il cambiamento del contesto normativo in cui operiamo.
In occasione della imminente campagna elettorale, i promotori si sono mobilitati per spingere i candidati alla guida del paese ad assumere impegni concreti a favore delle biblioteche, delle librerie indipendenti, della promozione della lettura a scuola. 

“E-leggiamo” si pone quindi in linea di continuità con l’appello “Ripartire dalla cultura” (www.ripartiredallacultura.it), che l’AIB ha promosso assieme alle associazioni del MAB (ANAI e ICOM), a Federculture, FAI, Italia Nostra, Legambiente, Associazione Bianchi Bandinelli e Comitato per la bellezza.

Per queste ragioni vi invito a leggere, sottoscrivere e diffondere “E-leggiamo”, che l’AIB condivide e sostiene, e a promuovere l’apertura straordinaria delle librerie prevista per il giorno 24 febbraio: è una buona occasione per invitare i cittadini ad andare in libreria a sottoscrivere il testo prima di andare a votare.
Stefano Parise
Presidente
AIB – Associazione Italiana Biblioteche

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Appello urgente al Parlamento contro il DDL sulla Difesa

In questi giorni il Parlamento si accinge ad approvare il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola.

Si tratta di un provvedimento che non riduce ma aumenta la spesa pubblica, taglia il personale e le caserme per comprare nuovi armamenti; autorizza il Ministero della Difesa a vendere armi italiane nel mondo;
stabilisce che in caso di calamità naturali gli interventi di soccorso dell’esercito dovranno essere pagati da chi li richiede;
impegna non meno di 230 miliardi per i prossimi 12 anni a sostegno delle FFAA e le trasforma in uno strumento da guerre ad alta intensità.

Mentre s’impongono agli italiani tanti sacrifici, mentre si taglia la spesa pubblica e la spesa sociale, il ministro della Difesa si oppone a qualsiasi taglio di bilancio e alla realizzazione di una seria riforma delle FFAA.

Sottoscriviamo l’appello contro l’approvazione di questa legge delega.Non possiamo restare in silenzio. Dobbiamo far sentire la nostra voce, far sapere agli italiani cosa sta succedendo, accrescere la pressione sui parlamentari che hanno la responsabilità di decidere.

E dobbiamo farlo ora, prima che sia troppo tardi.

Mailbombing contro il DDL Di Paola Scrivi ai Senatori, digli di respingere la riforma che aumenta la spesa pubblica e la spesa militare. Fallo ora, prima che sia troppo tardi! E invita tutti i tuoi amici a fare altrettanto!


Tavola della pace, Acli, Libera, Agesci, Cgil, Arci, Articolo 21, Anpi, Cipsi, Focsiv, Pax Christi, Legambiente, Lettera 22, Unione degli Universitari, Unione degli Studenti, Rete della conoscenza, Link Coordinamento Universitario, Rete degli Studenti Medi, Beati Costruttori di Pace, Associazione Disabled People’s International Italia, Associazione per la Pace, Mensile Terra, Emmaus Italia, Lega per i diritti e la Liberazione dei Popoli, Mani Tese, Missione Oggi, Movimento Federalista Europeo, Movimento Europeo, Terra del Fuoco, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Mir Italia,
Intersos, Medici con l’Africa Cuamm, Aiab Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, Comitato Collaborazione Medica, Solidarietà internazionale, Cisp Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, Fondazione Ernesto Balducci, Vides Internazionale, Psichiatria Democratica, Ipsia, Cnca, Tavola della Pace Liguria, Centro per la Pace Forlì-Cesena, Caritas di Treviso, Centro Eistein di Studi Internazionali, Mondo senza guerra e violenza, Centro di Documentazione del
Manifesto Pacifista Internazionale, Associazione “Voglio Vivere”, Associazione “La Prospettiva”, Coordinamento “Giovani non + disposti a tutto–Cgil”, Wilpf Italia, Camera del lavoro Cgil Bologna, Associazione “Murales” di Fondi (LT),
Associazione Progetto Accoglienza di Borgo San Lorenzo (FI), Associazione Vispe, Tavolo per la Pace della Val di Cecina, Movimento Federalista Europeo Puglia, Partito Umanista, Centro Internazionale Helder Camara, Legambiente Umbria, Associazione Good Samaritan, Ancescao Nazionale, Coordinamento Regionale Pugliese “La Rete”, Coordinamento per la Pace di Umbertide (PG), Dynamique de la Diaspora Congolaise en Emilia Romagna, Tavola della Pace della Provincia di Mantova, Coordinamento per la Pace di Mantova, Tavola della Pace e della Cooperazione di Pontedera, Libertà e Giustizia Mantova, Acli Novate Milanese, Casa per la Pace di Modena, Associazione Culturale “Stella Ciao” di Taranto, Associazione Culturale di Promozione Sociale “el tomât”di Buje, Legambiente Carrara, Legambiente Valle d’Aosta, MAG Soc. Mutua per l’Autogestione Verona, Cdl Monza e Brianza, La Scuola di Pace di Senigallia, Consorzio tavolo della pace Franciacorta Monte Orfano, Cooperativa Chico Mendes Altromercato Milano, Comitato per la Difesa dell’Acqua Pubblica e dei beni comuni di Monza e Brianza, Un Pozzo di idee Cittadini Attivi di Pianoro, Movimento d’Azione Giustizia e Libertà Torino, Associazione Volontari “Il Cavallo Bianco” di Roma, Cooperativa Sociale Integrata “Tandem” di Roma, Gruppo di azione nonviolenta di La Spezia, Comitato Spezzino NO F35, Comitato Provinciale CSI Siena, Associazione “Percorsi di Pace” di Casalecchio di Reno (BO), Associazione “Iniziative Sociali Seguimi”, Associazione “NonUnodiMeno”, Associazione Don Paolo Tonucci-Apito, Tecnologie Solidali Onlus, Liberacittadinanza, Associazione per la pace di Modena, Acli Provinciali di Milano, Coordinamento La Pace in Comune, Circolo Arci Ghezzi di Lodi, La Gabbianella, Circolo Legambiente di Castellaneta (TA), Casa per la Pace Milano, Comitato pace convivenza e solidarietà “Danilo Dolci” di Trieste, Associazione per la Pace di Novara, Comitato territoriale novarese acqua, Pombia Novara, Scuola di Pace di Boves (CN), Marciatori della Pace di Vaiano Cremasco, Gruppo Atei Materialisti Dialettici, Associazione Marco Mascagna Napoli, NonSoloNoi Rezzato, Bambine e Bambini del Mondo di Rezzato, Anpi Treviso, Di-Svi Disarmo e Sviluppo, Associazione “Città della Gioia” Napoli, Università Popolare di Valcamonica-Sebino, Legambiente “Alta Valle del Tevere”, Associazione Cultura della Pace di Sansepolcro (AR), Periodico Talità Kum Notizie Centro Missionario Bari (prime adesioni 28 giugno 2012)

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Ancora sul 2 giugno

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In occasione della Festa della Repubblica, la Tavola della pace lancia una grande raccolta di firme per chiedere
Lavoro, non bombe!

Flavio Lotti: Il Ministero della difesa organizza le parate ma pretende di farsi pagare i servizi di protezione civile.


All’indomani delle polemiche sulla Parata militare del 2 giugno, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace commenta la decisione del Presidente della Repubblica e lancia una nuova campagna con lo slogan “Lavoro, non bombe”.“Rispettiamo la volontà del Presidente della Repubblica ma ci permettiamo di osservare che:

1. se deve essere una parata sobria è necessario che i militari rivedano il programma e riducano le spese. I dati diffusi dal Ministero della Difesa si riferiscono alla Parata programmata prima del terremoto. Ora quel programma va rivisto altrimenti è solo l’ennesima presa in giro. C’è un modo concreto per farlo: lasciare in caserma tutti i carri armati e i mezzi militari; ridurre significativamente il numero dei militari che dovranno sfilare ai quali, peraltro, è stata negata anche la diaria (come a dire che quando si deve tagliare qualche spesa si comincia sempre dalle persone);

2. nessuno sa quale sia il costo reale di questa Parata. Ufficialmente il Ministero della Difesa, che si è affrettato a dire che i soldi della Parata sono già stati quasi tutti spesi, parla di una stima che va da 2,6 a 2,9 milioni di euro. Perché si parla di stima e non di costo reale? L’anno scorso il Ministro La Russa rispondendo ad una interrogazione parlamentare aveva indicato un costo di 3 milioni di euro. In realtà la spesa nel 2011 è stata di ben 4,398 milioni. Quale sarà il costo finale di quest’anno? Perché il Parlamento non chiede il rendiconto dettagliato delle spese?

3. pochi sanno che il tema della Parata 2012 è “Le Forze Armate, al servizio del Paese”. Ma se le Forze Armate sono al servizio del Paese perché pretendono di farsi pagare ogni servizio di protezione civile? E’ già successo all’inizio dell’anno per l’emergenza neve quando l’esercito chiamato dai sindaci a collaborare ha risposto: “se volete il nostro aiuto dovete pagare”. Questa assurda pretesa rischia di diventare la regola se verrà approvato il disegno di legge delega per la revisione dello strumento militare presentato in Parlamento dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. La norma è contenuta nell’articolo 4. A che ci serve spendere più di 23 miliardi di euro per mantenere in vita un apparato elefantiaco di 190.000 uomini che quando devono portare soccorso alla popolazione pretendono di essere pagati?

Non serve invocare le ragioni nobili della pace per riconoscere che c’è bisogno di cambiare rotta. Ieri il terremoto ci ha dato un altro terribile scossone. E’ tempo di rivedere il modo in cui spendiamo i nostri soldi. Non c’è solo la parata militare. Il problema è più vasto. E’ un problema politico, culturale, economico e militare che non potrà essere risolto senza una vasta mobilitazione dei cittadini.

Per questo la Tavola della pace lancia un appello intitolato “Lavoro non bombe” “Quello che vogliamo è il lavoro, non le bombe. Il lavoro ci da la vita, le bombe ce la tolgono. Il lavoro crea sicurezza, le bombe la distruggono. Vogliamo che i nostri soldi siano spesi per creare dignità e lavoro, non per comprare altre bombe. Senza lavoro non c’è pace né giustizia. Milioni di persone in Italia non hanno un lavoro dignitoso. Milioni di persone nel mondo vivono nella miseria sotto l’incubo delle bombe. Bisogna cambiare strada. Tagliare le spese militari per liberare risorse, investire sui giovani, sul lavoro e lo stato sociale. Questo chiediamo alla politica e alle istituzioni. Per ritrovare un po’ di pace, per uscire dalla crisi insieme, più liberi ed eguali.”Tutti i cittadini sono invitati a firmare la petizione sul sito www.perlapace.it oppure su www.facebook.com/LavoroNonBombe.

Mentre la crisi economica e finanziaria continua a colpire i giovani e a mettere in ginocchio tantissime famiglie, l’Italia continua a spendere decine di miliardi di euro per comprare armi, fare la guerra in Afghanistan e mantenere in vita un faraonico apparato militare. Anche quest’anno saranno più di 23 miliardi di euro. Nonostante la forte pressione suscitata dalla mobilitazione contro l’acquisto dei cacciabombardieri F35, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha presentato in Parlamento un pericoloso disegno di legge delega per la revisione delle Forze armate che comporta un chiaro aumento della spesa pubblica e della spesa militare. Conferma l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35 (10 miliardi per l’acquisto e 30-40 miliardi per la loro gestione e manutenzione) e disegna una riforma che costerà centinaia di miliardi di euro. Contro questa assurda pretesa è necessario che i cittadini, tanti cittadini, riprendano la parola e dicano chiaro e forte: “Quello che vogliamo è il lavoro, non le bombe!”

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 30 maggio 2012

Nel 1976 Lelio Basso scrisse all’allora ministro della Difesa Arnaldo Forlani ringraziandolo per aver annullato la parata militare del 2 giugno, dopo il terremoto in Friuli: è la lettera che noi non possiamo scrivere oggi a Napolitano e a Monti! Evidentemente persino i democristiani fecero meglio dell’attuale Presidente della Repubblica e del governo Monti, cogliendo un sentimento diffuso nel Paese: dopo una tragedia immane non è eticamente concepibile spendere soldi dello Stato per una parata inutile.

Sono personalmente grato al ministro Forlani per avere deciso la sospensione della parata militare del 2 giugno, e naturalmente mi auguro che la sospensione diventi una soppressione.
Non avevo mai capito, infatti, perché si dovesse celebrare la festa nazionale del 2 giugno con una parata militare. Che lo si facesse per la festa nazionale del 4 novembre aveva ancora un senso: il 4 novembre era la data di una battaglia che aveva chiuso vittoriosamente la prima guerra mondiale. Ma il 2 giugno fu una vittoria politica, la vittoria della coscienza civile e democratica del popolo sulle forze monarchiche e sui loro alleati: il clericalismo, il fascismo, la classe privilegiata. Perché avrebbe dovuto il popolo riconoscersi in quella sfilata di uomini armati e di mezzi militari che non avevano nulla di popolare e costituivano anzi un corpo separato, in netta contrapposizione con lo spirito della democrazia?
… continua qui

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