Vitamina L come Legalit

Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un politico, attivista e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è un’organizzazione dedita a sollecitare e coordinare la società civile contro tutte le mafie e favorire la creazione e lo sviluppo di una comunità alternativa alle mafie stesse.
Nata il 25 marzo 1995, la prima iniziativa è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Sarà approvata a scadenza di legislatura la legge 109/96. Attualmente consta di 1300 gruppi locali e nazionali.
Libera Terra è il suo marchio che contraddistingue le produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata. Il presidente dell’organizzazione è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino e direttore della rivista Narcomafie. Il presidente onorario è Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia.

Diversi i settori di lavoro di Libera: beni confiscati, formazione (scuole, università ed extra scuola), sport, Libera Terra, Internazionale e memoria.

I Cento Passi (cantano i Modena City Ramblers – scene dal film di Marco Tullio Giordana)

«La mafia non esiste!» (Piero Chiambretti intervista Marcello Dell’Utri)

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Vitamina L come Legalit

Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un politico, attivista e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è un’organizzazione dedita a sollecitare e coordinare la società civile contro tutte le mafie e favorire la creazione e lo sviluppo di una comunità alternativa alle mafie stesse.
Nata il 25 marzo 1995, la prima iniziativa è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Sarà approvata a scadenza di legislatura la legge 109/96. Attualmente consta di 1300 gruppi locali e nazionali.
Libera Terra è il suo marchio che contraddistingue le produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata. Il presidente dell’organizzazione è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino e direttore della rivista Narcomafie. Il presidente onorario è Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia.

Diversi i settori di lavoro di Libera: beni confiscati, formazione (scuole, università ed extra scuola), sport, Libera Terra, Internazionale e memoria.

I Cento Passi (cantano i Modena City Ramblers – scene dal film di Marco Tullio Giordana)

«La mafia non esiste!» (Piero Chiambretti intervista Marcello Dell’Utri)

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Radici a Legarolo Veneto

Non è una metropoli la cittadina di Legarolo Veneto ma nel suo piccolo ci si vive bene con molte delle comodità che il XXI secolo può permettere.
Quasi tutti lavorano, quasi tutti producono, quasi tutti si danno da fare: fabbrichette, artigiani, professionisti, operai, insomma una piccola
industriosa realtà del profondo veneto dove tutti o quasi conoscono tutti, dove ci si trova la sera in uno dei diciotto bar o taverne o cantine, dove ci si trova la domenica al campo di calcio oppure si prende il suv e si parte per mari, monti, laghi; e anche dove ci si dà da fare e ci si trova nella sagra paesana della “poenta zala e radicio rosso” o alla processione del patrono, che più d’uno dei numerosi ultracentenari ricorda apparso laggiù nella boschetta prima dell’argine, dove ora han costruito il centro commerciale.
Certo ogni tanto qualche intoppo, qualche nota stonata: un’aziendina che chiude, un terzetto di ventenni sfracellati sull’asfalto, una coppia di sessantenni che si separa tra il mormorio paesano, qualche sporadico extracomunitario che tenta di infiltrarsi nella pura lana veneta.
Ma sempre ben controllato e sorvegliato.

Insomma: brava zente veneta (in hoc vigno.. vignes!).
E anche alle ultime elezioni tutti insi
eme, tutti uniti: un voto unanime e plebiscitario (cossa zea ‘sta roba?) alla lista veneta, che fa il pieno di preferenze, col 99% (quel vergognoso del Rico, che so nono l’era garibaldin, so pare comunista e i là ciamà come berlinguer, Dio ne scampe).
Quindi Sindaco, Assessori, Consiglieri: tutti legarolisti, tutti con fazzolettone verde (anca el Rino, sì, Gennarino, i lo a visto tuti magnar radici e fasioi, poenta e luganega disendo che lù coea pissa là finìo, la ghe dà ‘l voltastomego).
Ed è una Giunta che finalmente fa e crea: posti di lavoro, case, capannoni, strade, ponti..
il motto è: schei fà schei!

E difende e coltiva valori e tradizioni, al grido di: «Col nostro
radicio le nostre radici!»
Ma improvvisa la meteora (coss’atu dita?), il fulmine a ciel sereno (aaahhhh! mejo)..
Don Checo, il vegliardo parroco del paese, alla soglia del 124° compleanno improvvisamente e inspiegabilmente manca all’affetto delle sue pecorelle, buon v
ecchio caro Don Checo, che ha praticamente battezzato tutti i Legarolesi seguendone con bonario rigore il percorso terreno e sorreggendoli negli ultimi anni di travagliato passaggio dalla demo-cristianità alla lega del radicio e delle radici.
Il paese intero, mentre ne piange la scomparsa (tutti in chiesa con Giunta e Consiglio al gran completo), si interroga, trepido e inquieto sul nuovo sacerdote. Già nell’omelia il Vescovo, anch’esso ormai ingrigito dagli anni e segnato dalle vicende umane, ha
omaggiato Don Checo rimpiangendo i tempi in cui la terra veneta era culla di contadini e artigiani prolifici e proletari ma anche di preti e missionari di buon cuore e buon’anima. Non è più così e ormai la messe indigena stenta (tra mistificazione finanziaria e manipolazione genetica) ma anche e soprattutto gli operai son pochi e quei pochi, stranieri!
Nell’attesa i fedeli Legarolesi promuovono veglie di preghiera mentre il Sindaco
allestisce un gazebo dove raccogliere firme e fondi per una petizione a favore del nuovo parroco, con lo slogan «prete vero se nò l’è nero», e il gruppo locale di Confessione e Assoluzione organizza una corrierata di tre giorni che affranchi e rinfranchi corpo e spirito dalla snervante attesa con un itinerario di preghiera e riflessione tra i rosari di Medjugorje e le roulettes di Isola e Portorose.

E alla fine ciò che deve compiersi si compie: è il 1° aprile 2011 e la comunicazione della nomina ufficiale arriva e ne viene data lettura in Consiglio Comunale Straordinario aperto a tutta l’ansiosa e numerosa cittadinanza.
È un Sindaco dal volto terreo e livido che chiede e ottiene il silenzio assoluto nella sala gremita e poi legge, non senza qualche difficoltà:

«Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Sacerdotum!
Est
reverendissimus et coloratissimus Kunta Kinte!
Nessuno meglio di questo devoto servo del Signore può rappresentare e interpretare e sostenere la fede nelle radici venetocristiane del vostro piccolo grande paese di Legarolo Veneto.

Pregate per me come io prego per voi»

il vostro Vescovo

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25 aprile Festa della Liberazione: io sto con i Partigiani!

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
(Piero Calamandrei)

“Caro papa’, peccato che non ci saro’ piu’ il giorno della pace. Ho sempre sperato di contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale. Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra: eliminare l’odio fra i popoli. Perche’, solo quando questo non esiste piu’, la vera pace puo’ venire. Solo allora il fondamento della pace – la fiducia – puo’ fare il suo ingresso nel mondo. Fa’ di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi.”
(Henk, partigiano olandese nell’ultima sua lettera al padre)

La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.
(Pier Paolo Pasolini)

Lo avrai
camerata Kesselring

il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati

Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre

RESISTENZA
(Piero Calamandrei, nella famosa epigrafe dettata per una lapide “ad ignominia”, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista)

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Incontri su "Mafia e corruzione"

Confartigianato Conegliano e Comune di Gaiarine
in collaborazione con
Fondazione Berra per l’arte e la cultura

e con

l’Osservatorio Veneto sul fenomeno mafioso

organizzano 3 incontri su
MAFIA E CORRUZIONE

PROBLEMA DI IERI O ANCHE DI OGGI?

venerdì 23 aprile 2010 ore 19.00
LO SCANDALO DEI PETROLI

con

Giacomo COLETTI – Generale in congedo della Guardia di Finanza

Enzo GUIDOTTO – Presidente dell’Osservatorio

Domenico LABOZZETTA – Procuratore della Repubblica di Belluno

Mario VAUDANO – Magistrato

Raffaele VOLONTÈ – Giornalista

venerdì 30 aprile 2010 ore 20.30
MAFIA: PROBLEMA NAZIONALE

con

Vittorio BORACCETTI – Procuratore della Repubblica di Venezia

Enzo GUIDOTTO – Presidente dell’Osservatorio

venerdì 7 maggio 2010 ore 20.30
INFILTRAZIONI MAFIOSE NEL VENETO

con
Francesco Saverio PAVONE – Sostituto Procuratore Generale di Venezia

Enzo GUIDOTTO – Presidente dell’Osservatorio

Gli incontri si terranno a Villa Altan
tutta la cittadinanza è invitata

AGGIORNAMENTO !
Per un’improvvisa indisponibilità la serata con
il Sostituto Procuratore Generale di Venezia Francesco Saverio PAVONE
sarà riproposta l’11 giugno 2010 sempre a Villa Altan alle 20,30

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L’acchiappastorie

Ed ecco un’altra interessante e bella iniziativa rivolta a genitori e bimbi
per coinvolgerli nei magici mondi dei racconti, dei libri, delle avventure, delle fantasie.


«[…] se la madre legge al bambino una fiaba, parla con lui, parla del mondo, parla dei buoni, parla dei cattivi, parla del mondo secondo divisioni semplici, secondo categorie molto molto generali, ma il bambino sa bene questo.
Gli parla di lui stesso, gli parla del mondo dei grandi.

E’ un modo per discutere con lui anche se il bambino non interrompe e sta a sentire.

Ma c’è qualcosa che corre fra madre e figlio quando la madre legge la fiaba che non è soltanto il testo della fiaba, è la voce della mamma
[…]
Secondo me la voce della madre o del padre che legge ha ancora nella vita del bambino una funzione insostituibile.»
Gianni Rodari


Un uomo che legge ne vale due.
Valentino Bompiani

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Soltanto due grappoli d’uva!


[…]
Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio. Ma lungo la strada non potendo più reggere ai morsi terribili della fame, saltò in un campo coll’intenzione di cogliere poche ciocche d’uva moscadella. Non l’avesse mai fatto!
Appena giunto sotto la vite, crac… sentì stringersi le gambe da due ferri taglienti, che gli fecero vedere quante stelle c’erano in cielo. Il povero burattino era rimasto preso da una tagliuola appostata là da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine, che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato.Pinocchio, come potete figurarvelo, si dette a piangere, a strillare, a raccomandarsi: ma erano pianti e grida inutili, perché lì all’intorno non si vedevano case, e dalla strada non passava anima viva. Intanto si fece notte.
Un po’ per lo spasimo della tagliuola, che gli segava gli stinchi, e un po’ per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi;


quando a un tratto vedendosi passare una Lucciola di sul capo, la chiamò e le disse:
- O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio?…
- Povero figliuolo! – replicò la Lucciola, fermandosi impietosita a guardarlo. – Come mai sei rimasto colle gambe attanagliate fra codesti ferri arrotati?
- Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest’uva moscadella, e…
- Ma l’uva era tua?
- No…
- E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri?…
- Avevo fame…
- La fame, ragazzo mio, non è una buona ragione per potere appropriarsi la roba che non è nostra…
- È vero, è vero! – gridò Pinocchio piangendo, – ma un’altra volta non lo farò più.
A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano. Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine, che mangiavano di nottetempo i polli, fosse rimasta al trabocchetto della tagliuola.
E la sua maraviglia fu grandissima quando, tirata fuori la lanterna di sotto il pastrano, s’accorse che, invece di una faina, c’era rimasto preso un ragazzo.
- Ah, ladracchiòlo! – disse il contadino incollerito, – dunque sei tu che mi porti via le galline?
- Io no, io no! – gridò Pinocchio, singhiozzando. – Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!…
- Chi ruba l’uva è capacissimo di rubare anche i polli. Lascia fare a me, che ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo.
[…]

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