Energia, la lezione dei comuni : "Siamo verdi e autosufficienti"


Presentato il dossier di Legambiente sulla diffusione delle rinnovabili nei municipi. Quelli che riescono a fare da soli con vento, sole e biomasse sono quasi mille, e il numero è in continua crescita. “Altro che contributo marginale”.

L’articolo di Valerio Gualerzi alla pagina web:

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/03/29/news/comuni_rinnovabili-14190768/?ref=HREC2-2

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Forse è un’occasione per ragionare…..

Giovedì 24 marzo Treviso incontrerà Laura Boldrini, la Portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (vedi allegato invito).

L’evento cade in un momento drammatico per quanto sta accadendo nel Magreb e nel Bacino del Mediterraneo, ma non solo (vedi le notizie provenienti dalla Costa d’Avorio, dove incombe una guerra civile che sta mettendo in fuga centinaia di migliaia di persone in cerca di rifugio verso la Liberia e il Ghana e gli altri scenari di conflitto presenti nel Pianeta).

La giornata trevigiana di Laura Boldrini è articolata in tre momenti:

- ore 11 presso il Liceo da Vinci incontro con gli studenti (il convegno è aperto ai genitori e alla cittadinanza)

- ore 17 presso la storica Libreria Marton Ubik a Treviso (Corso del Popolo, 40), presentazione del suo libro “Tutti indietro”

- ore 20.30 presso il Collegio Pio X a Treviso dialogo tra Laura Boldrini e Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e comunicazione interculturale, RES Trento, sul tema

“CLANDESTINI, IMMIGRATI, RIFUGIATI:

l’Italia e l’Europa tra diritto, paura e solidarietà”

Consigliamo a tutti la lettura del libro di Laura Boldrini “Tutti indietro” (ed. Rizzoli) il cui ricavato sarà interamente devoluto a finanziare borse di studio per ragazzi afghani rifugiati in Italia.

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Lettera aperta al vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro Luigi Negri di Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea

Bettazzi risponde alla intervista rilasciata da Luigi Negri a sostegno di Berlusconi e del suo governo.

Venerato Confratello,

mi è stato segnalato l’articolo che Lei ha inviato al settimanale “Tempi”, confermato da un’intervista a La Stampa. Questo ha stimolato la mia antica abitudine di scrivere “lettere aperte”; avevo già respinto la tentazione di farlo con i nostri Superiori, non ritenendolo corretto, mi permetto di farlo ora con Lei, Vescovo autorevole, ma sempre a livello di responsabili – anche se io sono emerito – di diocesi comuni.

Perché, per quanto giro in Italia, sento spesso la lamentela dei cristiani di fronte alla mancanza di “indignazione” – che Lei dice non essere “atteggiamento cattolico” – di noi vescovi di fronte al malcostume della politica, e non solo per gli scandali “privati”, ma anche per la moda invalsa di leggi ad personam, proposte – si dice – per difendersi da una Magistratura che esorbita dalla sue funzioni (Lei lo dice “muoversi con prepotenza”), ma che in realtà non fa che assicurare che la legge sia uguale per tutti. Anche se non poche di queste accuse vengono dimostrate serie e verosimili, dal fatto che si pensa non di difendersi da esse, ma di scavalcarle con leggi specifiche e con ben calcolate prescrizioni. Quanto all’indignazione, anche Gesù più di una volta si è indignato, e proprio contro chi utilizza la posizione pubblica a difesa dei propri interessi personali o di casta.

Ella rivendica, nella espressa difesa del Governo e del suo Presidente, l’appoggio che essi danno ai “principi non negoziabili”, quali la difesa della vita al suo inizio e al suo termine o della famiglia naturale: e questo giustificherebbe il sostegno, senza indignazione, ad un Governo che si mostra invece insensibile di fronte a quello che è il fondamentale “principio non negoziabile”, che è la solidarietà; perché se questa si esprime davanti alle vite più deboli, come sono appunto quella iniziale e quella terminale, ma, per essere convincente, deve impegnarsi anche contro tutte le vite minacciate, come sono quelle di quanti sfuggono la miseria insopportabile o la persecuzione politica, che sono invece fortemente condizionate dal nostro Governo (quante vite umane sono sparite nel nostro mare o per le imposture della Libia!). Anche per le consonanze cristiane non si è fatto nulla per favorire la vita nascente con leggi che incoraggino il matrimonio e la procreazione, come ha fatto la “laica” Francia.

Ella ribadisce che, dei politici, andrebbe valutato solo il comportamento pubblico (appunto, così contrastante dunque con il primo principio “non negoziabile”, quello della solidarietà) e non quello privato, pur così poco favorevole sia alla famiglia che alla vita nascente; ma già gli antichi ammonivano che “noblesse oblige”, cioè che chi sta in alto deve dare il buon esempio, perché esso – tanto più in quest’era mediatica – influisce sull’opinione pubblica. Ed è questo che dovrebbe preoccupare noi vescovi, cioè il diffondersi, soprattutto nei giovani, dell’opinione che quello che conta è “fare i furbi”, è riuscire in ogni modo a conquistare e difendere il proprio interesse, il bene particolare, anche a costo di compromessi, come abbiamo visto nei genitori e nei fratelli che suggerivano alle ragazze di casa di vendersi ad alto prezzo. Non solo così si diffonde l’idolatria del “fare soldi” e del “fare quello che si vuole”, che Gesù indica come la vera alternativa a Dio (“o Dio, o mammona”), ma la stessa CEI da anni, soprattutto nelle Settimane Sociali, insiste sul primato del “bene comune” come impegno specifico dei cristiani! E invece i giovani hanno poche speranze di un lavoro stabile, gli operai – soprattutto se donne – non sono difesi dai ricatti dei “padroni”, mentre gli stessi immigrati sono respinti, sfruttati, troppo spesso ricattati perché, se “in nero”, non possono protestare: giustamente Lei si richiama alla speranza che viene da Cristo, ma questa va “incarnata” nella vita concreta.

All’indignazione Ella contrappone la sofferenza, e la richiede in primo luogo per la persecuzione dei cristiani; credo che se silenzi ed esitazioni ci sono stati lo siano stati in primo luogo dal Governo, preoccupato per eventuali ricadute economiche o politiche. Ed anche la libertà dei cristiani e delle loro opere va rivendicata come uguaglianza ma senza privilegi, proprio per il compito che la Chiesa ha assunto nel Concilio di farsi promotrice di libertà e di sviluppo per tutta l’umanità.

So, caro Vescovo, che la Sua difesa del Governo interpreta il sentimento di una certa parte del mondo cattolico; credo però che essa debba tener conto delle tante contraddizioni che questo ignora – anche per la manipolazione dei media – e che rendono così sconcertata e sofferente tanta parte dello stesso mondo cattolico, proprio anche per certe presunte coperture di noi Vescovi.

Con fraterno augurio per la Sua diocesi – dei cui ho avuto compagni di scuola nel Seminario Regionale di Bologna – in particolare per la imminente Visita del S. Padre.

+ Luigi Bettazzi
Vescovo emerito di Ivrea

“Conta il bene comune”
«Il giudizio su Berlusconi dipende dall’impegno per il bene comune», evidenzia il vescovo Luigi Negri

Di Giacomo Galeazzi
VATICANISTA DE LA STAMPA

«Da sempre alla Chiesa interessa ciò che un governante fa per il bene comune. Sul piano della condotta individuale indirizziamo a Berlusconi le stesse raccomandazioni rivolte a chiunque altro. Sui comportamenti personali il giudizio spetta solo a Dio».

Il vescovo ciellino di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, esponente di primo piano della Cei e presidente della fondazione per il Magistero sociale della Chiesa, interrompe i preparativi per la visita del Papa nella sua diocesi e benedice il

«clima costruttivo» tra le due sponde del Tevere: «Ci sono le condizioni per orientare cattolicamente la restante parte della legislatura verso i principi non negoziabili: vita, famiglia, libertà di istruzione».

Il no del premier alle adozioni dei single e alle unioni gay (in contemporanea all’esortazione alla pacificazione tra i poteri contenuta nell’intervista del cardinale Bagnasco al «Giornale» della famiglia Berlusconi) sono

«segnali positivi di disponibilità alla cooperazione per l’interesse generale dell’Italia».

e

«le incoerenze etiche di un governante non distruggono il benessere e la libertà del popolo, gli attacchi alla famiglia e alla sacralità della vita devastano la vita sociale».

Si aspetta più impegno del governo sui temi cari alla Chiesa?

«Ci sono margini per un’azione più incisiva dei cattolici nella vita pubblica. La democrazia non si fa con l’ingegneria costituzionale. Manca un rapporto equilibrato tra la politica e un apparato giudiziario autoreferenziale e indipendente nei suoi atti. Le priorità sono la salvaguardia della vita dal concepimento alla fine naturale, della famiglia eterosessuale (l’unica feconda), della possibilità per la Chiesa di svolgere l’azione formativa e culturale tra la gente».

Non imbarazzano gli scandali del premier?

«Se esistono reati tocca alla legge stabilirlo, è inammissibile condannare a priori. Un politico è più o meno apprezzabile moralmente in base a quanto si impegna a vantaggio del bene comune, cioè di un popolo che viva bene e di una Chiesa che operi in piena libertà. Non è edificante sentir evocare anche in ambienti cattolici l’indignazione, il disprezzo, l’odio verso l’avversario politico. A far male alla società sono i Dico, la legislazione laicista, la moralità teorizzata e praticata da quanti ci inondano di chiacchiere sulla rilevanza pubblica di taluni comportamenti privati».

Quale rischio teme?

«Una disarticolazione di poteri che la Costituzione vuole convergenti. La moralità personale è importante e Berlusconi va richiamato come tutti, ma nella sua storia la Chiesa interviene sulla promozione del bene comune e su ciò valuta un’autorità pubblica. In due anni e mezzo i cattolici potranno incidere di più sulla vita politica e sociale, per esempio contro i registri comunali delle coppie di fatto e il sì al farmaco abortivo Ru486: ci mostrano la moralità pubblica della mentalità laicista e anticattolica che caratterizza le “élites” ideologiche e politiche che pretendono di dominare il Paese»

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L’acqua non si vende: si difende! (3)

Fiumi battete le mani
di Alex Zanotelli
Sono queste le parole del Salmo 98 che mi sono improvvisamente affiorate alla mente quando mi è stato comunicato che la Corte Costituzionale aveva dato il via al referendum sull’acqua. Dopo anni di impegno, un sussulto di gioia e di grazie al Signore che riesce ancora a operare meraviglie, e un grazie allo straordinario “popolo dell’acqua” che ci ha regalato in due mesi un milione e mezzo di firme. La Corte ha approvato due dei tre quesiti referendari: il primo, che afferma che l’acqua è un bene di non rilevanza economica, e il terzo che toglie il profitto dall’acqua. Che la Corte Costituzionale (piuttosto conservatrice) abbia accolto queste due istanze sull’acqua in contrasto con i dogmi del sistema neo-liberista, è un piccolo miracolo.
E questo grazie agli straordinari costituzionalisti che le hanno formulate e difese, da Rodotà a Ferrara, da Mattei a Lucarelli senza dimenticare Luciani.

Ma la grande vincitrice è la cittadinanza attiva di questo paese che diventa il nuovo soggetto politico con cui anche i partiti dovranno fare i conti. “ I cittadini si sono appropriati del diritto di esprimersi sui beni comuni- hanno commentato A. Lucarelli e U. Mattei- sui beni di loro appartenenza, su quei beni che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali. Si è dato così significato e dignità all’art.1 della Costituzione Italiana, ovvero al principio che assegna al popolo la sovranità in una stagione di tragedia della democrazia rappresentativa.”
Tutto questo apre a una nuova stagione di democrazia: il cammino per riappropriarci dei beni comuni che ci sono stati sottratti.
E questo l’abbiamo ottenuto senza finanziamenti (ognuno ha dato quello che ha potut
o), senza i partiti presenti in Parlamento e senza l’appoggio dei grandi media. Questo rende ancora più straordinaria questa vittoria, la prima nel suo genere nell’Unione Europea. Dobbiamo ora lavorare sodo per informare, sensibilizzare, per convincere 25 milioni di italiani ad andare a votare (questo è il quorum necessario per la validità del referendum).
Sarà una campagna referendaria molto dura perché abbiamo davanti un Sistema economico-
finanziario che non può perdere l’oggetto del desiderio del XXI secolo: l’oro blu che è già scarso e andrà sempre più scarseggiando per il surriscaldamento del Pianeta. Per questo dobbiamo organizzarci bene con comitati a livello provinciale come a quello regionale. Dobbiamo imparare i processi democratici partendo dal basso, lavorando in rete e tenendoci tutti per mano, nel profondo rispetto del volto di ogni persona. Dobbiamo far nascere il nuovo dentro un Sistema che mercifica tutto, anche le persone.
Nel frattempo invitiamo poi i cittadini a chiedere tre cose:

  1. la Moratoria della legge Ronchi, per impedire la privatizzazione dell’acqua in pieno svolgimento del referendum perché, in caso di vittoria ,quei Comuni che avranno privatizzato, dovranno sborsare somme notevoli ai privati per riappropriarsi della loro acqua;
  2. la convocazione di un consiglio comunale monotematico sull’acqua per sottrarre il servizio idrico alle regole del mercato e della concorrenza, e sostenere e appoggiare i due Sì al referendum promosso dal Comitato referendario 2 Sì per l’acqua bene comune;
  3. il voto referendario venga associato alle elezioni amministrative previste per il mese di maggio.

Riteniamo poi fondamentale il ruolo che la Chiesa italiana può svolgere in questo referendum. Pertanto ai cristiani, alle parrocchie, alle comunità ecclesiali, chiediamo il coraggio di scendere a fianco di questo grande movimento dell’acqua pubblica. Chiediamo ai nostri vescovi di esprimersi ribadendo che l’acqua è la vita ed è un diritto fondamentale umano. In vista del referendum, chiediamo che la CEI si esprima sul tema di questo referendum, perché si tratta di un problema etico e morale.
Tutto questo è stato espresso molto bene dal vescovo cileno Luis Infanti della Mora di Aysén (Patagonia), nella sua stupenda lettera pastorale “Dacci oggi la nostra acqua quotidiana” : “La crescente politica di privatizzazione è moralmente inaccettabile quando cerca di impadronirsi di elementi così vitali come l’acqua, creando una nuova categoria sociale: gli esclusi. Alcune multinazionali che cercano di impadronirsi di alcuni beni della natura, e soprattutto dell’acqua, possono essere legalmente padroni di questi beni e dei relativi diritti, ma non sono eticamente proprietari di un bene dal quale dipende la vita dell’umanità. E’ un’ingiustizia istituzionalizzata che crea ulteriore fame e povertà, facendo sì che la natura sia la più sacrificata e che la specie più minacciata sia quella umana, i più poveri in particolare.
E allora diamoci tutti da fare perché ‘i fiumi ritornino a battere le mani’ quando il popolo italiano sancirà con i 2 Sì che l’acqua è bene comune, diritto fondamentale umano.

in molti hanno partecipato al concorso di idee per realizzare il logo della campagna referendaria “2 si per l’Acqua Bene Comune”. In totale, infatti, abbiamo ricevuto 38 produzioni con differenti caratteristiche e fantasie, sicuramente un’ulteriore attivazione per il popolo dell’acqua.
Ora, per scegliere quale sarà il logo che ci accompagnerà fino al voto per i 2 referendum per la ripubblicizzazione, apriamo le consultazioni!

Dunque sarà possibile votare per uno (e uno solo) dei loghi al seguente indirizzo: Scegliamo il logo della Campagna Referendaria 2 Sì per l’Acqua Bene Comune.

E’ importante dare la propria opinione e farla dare anche a chi non iscritto nelle nostre liste; per questo inoltriamo questo messagio e facciamo partecipare il più possibile alla scelta!

Dunque da oggi, e fino a martedì 01 Febbraio alle 19.00, sarà possibile esprimersi.

Quindi collegatevi, guardate e votate!

http://www.acquabenecomune.org/
http://www.referendumacqua.it/

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Convocazione Consiglio Comunale Venerdì 04/02/2011 ore 17.30

Un altro Consiglio Comunale dopo solo 2 mesi e 4 giorni dal precedente che avevamo atteso per ben 168 giorni.

Se l’amministrazione esce dal suo torpore e dai suoi standard con un consiglio così ravvicinato (si fa per dire) viene da pensare che ci saranno argomenti veramente importanti e urgenti da discutere ed eventualmente da approvare; sicuramente argomenti di estrema importanza per la cittadinanza intera…

No, non è proprio così, il Consiglio è convocato per la discussione di un solo punto: la riapprovazione del piano di recupero dell’ex polveriera.

Si, è proprio così, il consiglio viene convocato per l’interesse di uno solo …
per riapprovare un piano di recupero che è stato bocciato dal Tar Veneto con senten
za del 14 Dicembre 2010 (su ricorso presentato da alcuni cittadini e dall’Associazione Amica Terra) perché approvato durante la campagna elettorale; approvazione illegittima sentenzia il Tar come d’altra parte aveva con forza e pubblicamente evidenziato il Consigliere Rosada.

Di fronte a questa sentenza il nostro infallibile sindaco, che ha sempre ragione e naturalmente non sbaglia mai e che per di più considera tutte le osservazioni, le segnalazioni di illegittimità presentate dall’opposizione solo argomenti pretestuosi, deve correre ai ripari.

Ora deve rimediare e in fretta …
e così per aggiustare le castronerie compiute e per far in modo che tutta la cittadinanza possa essere messa a conoscenza della sua infallibilità, convoca il Consiglio Comunale alle ore 17.30 di un Venerdì…

…ora e giorno ideali per riempire di pubblico la sala consigliare, non vi pare?

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Omaggio a John Lennon, nel trentesimo della scomparsa

Di Mao Valpiana
Direttore di Azione nonviolenta

La storia non si fa con i se. Lo sanno tutti. Ma io oggi un se ce lo voglio mettere.
Cosa sarebbe accaduto se quella maledetta sera davanti al Dakota Building l’assassino non avesse sparato i suoi cinque colpi mortali.
Se l’eroe di Piazza Tien An Men avesse avuto una canzone dedicata, se il muro di Berlino fosse stato abbattuto con un concerto, se le bare dei soldati americani di ritorno dall’Afghanistan fossero accolte da una nuova colonna sonora. Possiamo anche immaginare un evento straordinario con in Fab4 riuniti per la causa tibetana, o una performance artistica a Bagdad.
Forse oggi la pace avrebbe una possibilità in più se lo spirito di Nutopia non fosse stato soffocato.

John Lennon dopo l’unione con Yoko Ono e la separazione dai Beatles si trasferisce a New York, città che ama moltissimo, nella quale si trova a proprio agio “per il modo di vivere e di pensare”. Negli Stati Uniti John ha molti amici, e viene subito introdotto negli ambienti intellettuali e radicali americani. Partecipa anche alla vita politica del paese, coinvolgendosi in manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il governo non gradisce quella presenza, troppo visibile, troppo chiassosa, troppo scomoda.
La CIA inizia a raccogliere un dossier su Lennon, per raccogliere le prove e documentare un presunto antiamericanismo dell’ex beatle. Lennon fa dichiarazioni contro la guerra del Viet Nam, contro l’industria bellica, le spese militari, la politica imperialista, partecipa attivamente al movimento per la pace, anche con sostanziosi finanziamenti. Compone Power to the people che
diventa patrimonio del movimento. Per fare gli auguri di Natale fa riempire le città americane e le principali capitali del mondo con giganteschi manifesti con la scritta “War is over” (“la guerra è finita – se tu lo vuoi”, firmati “con amore, John e Yoko, da NY”).

A tutti i capi di Stato invia una ghianda, dicendo loro di sotterrarla e guardare la crescita della quercia, così l’idea della pace gli sarebbe entrata in testa e non avrebbero avuto il tempo per dichiarare una guerra. Insieme a Yoko compra intere pagine dei giornali americani per pubblicare i loro pensieri pacifisti.
Quando le autorità gli negano il visto per il permesso di soggiorno, fra Mister Lennon e il governo USA, inizia una lunga battaglia legale. Nixon stesso dà l’ordine di allontanarlo: è un “indesiderato”. Durante la campagna elettorale, in ogni angolo d’America dove c’è un’iniziativa
elettorale con Nixon, lì John organizza un concerto rock di protesta contro la guerra che attira migliaia di giovani invitati a disertare la manifestazione del partito repubblicano.

Lennon è l’unico baronetto del regno britannico a restituire il titolo alla Regina per protestare contro il coinvolgimento dell’Inghilterra nel commercio mondiale delle armi. Il viaggio di nozze con Yoko diventa un’occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il “bed in”: una settimana in un letto d’albergo, la numero 702 dell’Hilton di Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace e contro le guerre. L’evento ha successo, e viene ripetuto nella suite 1742 del Fairmont Queen Elizabeth Hotel di Montréal, dove viene composta la canzone Give Peace a Chance.

Un giorno John Lennon convoca una conferenza stampa e si dichiara ufficialmente ambasciatore di Nutopia, un “paese concettuale” senza confini, senza passaporti, senza religioni. La bandiera di Nutopia è un fazzoletto bianco, e l’inno internazionale è inciso nell’album Mind Games: una traccia muta con 5 secondi di silenzio. John prende molto sul serio l’impegno per Nutopia. Per diventare cittadini di Nutopia bisogna aderire alla sua Costituzione, che è il testo della canzone Imagine (Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere o morire).
Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel mondo.
L’ambasciata di Nutopia è al numero 1 di White Street a New York, e John chiede all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscere il paese di Nutopia. C’è anche la data di fondazione per Nutopia, il primo aprile del 1973.

È morto l’ 8 dicembre di trent’anni fa, ammazzato con cinque colpi di pistola. Un fan squilibrato, si è detto. L’inchiesta venne chiusa troppo in fretta, ma molti di noi pensano che dietro all’assassinio ci sia stato un complotto dei servizi segreti per eliminare un leader troppo
scomodo. Al suo funerale c’era una folla incontenibile, avvolta nella sensazione che il sogno era davvero finito. Lo sparo di un “folle” e un funerale imponente: proprio com’era accaduto per il mahatma Gandhi e per Martin Luther King.

Lennon è stato un buon amico della nonviolenza: “Per me vale ancora quello che ho scritto in Revolution, quelle parole esprimono bene ciò che provo tutt’ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c’è la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricate se
non con un fiore. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. L’unico sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra mentalità: non c’è altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. La gente ha già il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare è prenderne
coscienza. Alla fine accadrà, deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadrà.

Quello che resta oggi è soprattutto nella sua immagine, nel suo volto con lo sguardo ironico e malinconico, dal quale scaturiscono musica, parole ed energia dispensate a tante generazioni.

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