Circonvallazione di Gaiarine: dimenticata la mobilit

I lavori per la realizzazione della circonvallazione di Gaiarine sono iniziati e tutti i cittadini, anche quelli che non sono soliti frequentare “gli uffici tecnici” stanno, sul campo e quindi in modo tangibile, rendendosi conto del suo tracciato.

La sua vera utilità, anche in relazione alla definitiva apertura della A28, la sua dimensione, il suo tracciato che cancella ulteriore buon terreno agricolo e crea, con tagli di poderi, problemi ad alcuni agricoltori, sono ormai argomenti inutili e che non possono più trovare soluzione.

Soluzione, invece, può e deve essere data, in fase di realizzazione, ad alcuni problemi che la miope progettazione di questa arteria non ha per nulla considerato, problemi legati alla “mobilità lenta”.

In effetti questa circonvallazione è stata pensata come un’opera che tiene conto solo delle esigenze dei veicoli a motore ed è calata nel territorio senza le dovute connessioni con le piste ciclabili esistenti e con le piste campestri.

Rendendoci conto di questa miopia progettuale abbiamo inviato all’Amministrazione Comunale di Gaiarine, al Presidente della Provincia di Treviso, alla società Veneto Strade e al Progettista ing. Antonio Martini, una richiesta, sottoscritta da ottanta cittadini, per chiedere il “ripristino delle mobilità lenta” (la puoi leggere qui), attraverso alcuni interventi semplici e di poco costo, come:

- la realizzazione di un Sottopasso ciclabile su strada delle Pere, per permettere il collegamento con Via Ravanei, collegamento interrotto dalla nuova strada;


- la realizzazione di un sottopasso ciclabile sulla via Bosco, per permettere l’intera percorrenza di questa strada campestre da Gaiarine a Campomolino, ora interrotta dalla circonvallazione; strada ultimamente molto utilizzata da ciclisti e anche da cittadini di Gaiarine per una corsa a piedi o semplicemente per una passeggiata;


- la realizzazione di un sottopasso sulla pista ciclabile da Gaiarine a Calderano in corrispondenza della rotonda (curva Micelante) che, ora, con la circonvallazione sarebbe senza continuità

- l’inserimento di un nuovo tratto di pista ciclabile per collegare la pista ciclabile Francenigo-Gaiarine con la zona industriale di Gaiarine.




Ci sembra inutile ricordare che la mobilità lenta si lega in modo indissolubile con il miglioramento della qualità di vita per chi abita il territorio e soprattutto per gli anziani e per i bambini.

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Circonvallazione di Gaiarine: dimenticata la mobilit

I lavori per la realizzazione della circonvallazione di Gaiarine sono iniziati e tutti i cittadini, anche quelli che non sono soliti frequentare “gli uffici tecnici” stanno, sul campo e quindi in modo tangibile, rendendosi conto del suo tracciato.

La sua vera utilità, anche in relazione alla definitiva apertura della A28, la sua dimensione, il suo tracciato che cancella ulteriore buon terreno agricolo e crea, con tagli di poderi, problemi ad alcuni agricoltori, sono ormai argomenti inutili e che non possono più trovare soluzione.

Soluzione, invece, può e deve essere data, in fase di realizzazione, ad alcuni problemi che la miope progettazione di questa arteria non ha per nulla considerato, problemi legati alla “mobilità lenta”.

In effetti questa circonvallazione è stata pensata come un’opera che tiene conto solo delle esigenze dei veicoli a motore ed è calata nel territorio senza le dovute connessioni con le piste ciclabili esistenti e con le piste campestri.

Rendendoci conto di questa miopia progettuale abbiamo inviato all’Amministrazione Comunale di Gaiarine, al Presidente della Provincia di Treviso, alla società Veneto Strade e al Progettista ing. Antonio Martini, una richiesta, sottoscritta da ottanta cittadini, per chiedere il “ripristino delle mobilità lenta” (la puoi leggere qui), attraverso alcuni interventi semplici e di poco costo, come:

- la realizzazione di un Sottopasso ciclabile su strada delle Pere, per permettere il collegamento con Via Ravanei, collegamento interrotto dalla nuova strada;


- la realizzazione di un sottopasso ciclabile sulla via Bosco, per permettere l’intera percorrenza di questa strada campestre da Gaiarine a Campomolino, ora interrotta dalla circonvallazione; strada ultimamente molto utilizzata da ciclisti e anche da cittadini di Gaiarine per una corsa a piedi o semplicemente per una passeggiata;


- la realizzazione di un sottopasso sulla pista ciclabile da Gaiarine a Calderano in corrispondenza della rotonda (curva Micelante) che, ora, con la circonvallazione sarebbe senza continuità

- l’inserimento di un nuovo tratto di pista ciclabile per collegare la pista ciclabile Francenigo-Gaiarine con la zona industriale di Gaiarine.




Ci sembra inutile ricordare che la mobilità lenta si lega in modo indissolubile con il miglioramento della qualità di vita per chi abita il territorio e soprattutto per gli anziani e per i bambini.

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Sempre a risorse infinite…anche con il Fotovoltaico (3)


L’agricoltura è in crisi: lo dicono tutte le associazioni di categoria (se volete approfondire andate su questo sito http://www.florablog.it/2009/11/12/e-solo-unimpressione-o-lagricoltura-in-italia-sta-davvero-morendo/

L’agricoltura in Italia da lavoro al 4% della popolazione e purtroppo gli addetti sono in continuo calo, ma quello che preoccupa di più è il fatto che abbiamo un giovane contadino con meno di 35 anni ogni 12,5 agricoltori con più di 65 anni.

Così, mentre noi abbiamo un agricoltore giovane su 12,5 agricoltori vecchi, la Francia ne ha uno su 1, 5 e la Germania uno su 0,8.

E’ sufficiente analizzare questo dato per capire quanto sia profonda la crisi dell’agricoltura in Italia e quale sarà il suo futuro se non si interverrà in fretta.

Viene spontaneo associarsi all’appello fatto a suo tempo da Petrini ai giovani “Uscite dai call center, andate nei campi!. Fatevi il favore di un lavoro meno precario, più creativo, più gratificante dove siete i padroni di voi stessi, per ritrovare un sano rapporto con il mondo”

Ma al di la degli appelli bisognerebbe fare cose concrete in modo che i giovani rientrino nel mondo agricolo, ritrovino la voglia e la condizione economica sufficiente per vivere e far vivere le loro famiglie.

E’ vero ci sono programmi Europei, nazionali e regionali per incentivare ed aiutare i giovani che approcciano o sono già inseriti nel mondo agricolo, ma questo non basta.

Il problema più grande è in costo della terra.

In Italia, in media, un ettaro costa 25.500 euro. Un prezzo enorme se confrontato con i 5.500 euro della Francia, i 6.500 della Germania e gli 8.500 dell’Olanda.

Qui da noi, però, un ettaro di terreno costa non meno di 80.000 euro (solo raramente si scende sotto questa cifra) e se su di esso sono presenti colture specializzate come vigneto, frutteti, ecc, può valere anche 150.000 euro.

Tutti sappiamo perché la terra in quest’angolo di Nord/Est ha un prezzo così elevato.
E’ inutile nasconderselo. Molti terreni sono stati acquistati da non agricoltori come bene rifugio di denari che in qualche caso non sono stati assoggettati alle imposte, terreni che normalmente vengono coltivati da terzisti e che rendono al proprietario il contributo PAC.
Terreni, questi, sui i quali si attende magari per anni la trasformazione in zona residenziale o industriale, tanto il proprietario non è agricoltore e non necessita per vivere del ricavato proveniente dalla loro coltivazione. Terreni che quindi non si vendono e non si affittano ad agricoltori.

Piero è un giovane che decide di “darsi” all’agricoltura.
Ha studiato. Ha fatto qualche lavoro precario ora però non trova lavoro.
Ha sempre aiutato il nonno nei lavori dei campi ha quindi l’esperienza per poter essere un buon agricoltore.
Il papà invece lavora in fabbrica.
La famiglia ha potuto vivere in modo decente e lui ha potuto studiare, anche perché al reddito del papà si sommava quello proviene dalla piccola azienda agricola gestita dal nonno.
Il nonno è morto e lui pensa seriamente di subentrare all’attività del nonno.
Ragiona e fa quattro conti. Si interroga: potrò mai vivere e mantenere una famiglia con il reddito ricavato da questa sola attività agricola?
Gli sorgono dubbi. Comprende che questa piccola azienda andrebbe ampliata, bisognerebbe avere qualche ettaro in più.
Si guarda attorno, chiede in giro e si rende immediatamente conto che non pot
rà mai acquistare dei nuovi terreni: avrebbe bisogno di centinaia di migliaia di euro, neppure con i prestiti agevolati, mutui, ecc. mai riuscirebbe ad avere sufficiente terra per garantirsi un futuro decente.
Non demorde. Si mette a cercare terreni in affitto, e così scopre che il suo Comune, il Comune di Gaiarine, gli ha proprio dato una mano.
Gira la voce che si può ottenere per vent’anni un reddito annuo di circa 5.000 euro per ettaro. Come?
Semplicemente, cedendo il diritto di superficie al Comune, che poi lo cederà a sua volta a qualche azienda che costruirà un impianto fotovoltaico (Campion e Presotto i a apena fat la gran operazion).
Si, è evidente che il Comune non potrà tappezzare tutte le campagne di pannelli fotovoltaici, ma intanto il guasto è fatto.
I non agricoltori proprietari di terreni e forse anche qualche agricoltore, stanno già pensando alla possibilità di trovare una ditta del fotovoltaico con cui fare la stessa operazione attuata dal comune con Campion e Presotto, e cosi si chiedono: perché mai dovrei affittare i terreni a qualche azienda agricola?
Non è forse meglio aspettare lo sviluppo di questa faccenda e vedere se si può in qualche modo rientrare in questo lucroso giro?
Cosa resta al nostro intraprendente Piero che andando a chiedere terreni in affitto ha ricevuto solo risposte negative?
Non gli resta altro che “ringraziare” il proprio Comune e abbandonare la sua “malsana” idea di “darsi” all’agricoltura.
Grazie Comune!!!!!!!!!

E’ necessario ragionare e parlare non solo di crisi dell’agricoltura, ma dell’agricoltura come una delle possibili vie d’uscita dalla crisi attuale. Ma nel nostro Nord/Est, come abbiamo visto, tornare alla terra, al lavoro dei propri padri o nonni agricoltori è quasi impossibile.

Non c’è lungimiranza, non ci sono amministratori capaci di vedere un futuro diverso, immaginano sempre l’uscita dalla crisi con il rilancio dei consumi, l’industria e l’edilizia, quindi ancora consumo del territorio e poi c’è il Comune di Gaiarine che per un introito di 50.000 euro (più o meno) all’anno, come se da questi dipendesse la sopravivenza stessa del Comune, toglie all’agricoltura 50.000 mq di suolo fertile, per produrre, dice il Sindaco, energia “pulita”.

Ma come può essere definita “pulita” un’energia la cui produzione snatura l’attività agricola e la terra, toglie all’agricoltura terreni fertili per 20-25 anni e crea uno scempio di distese ricoperte di pannelli?

Poi ci sono gli imprenditori agricoli seduti in Consiglio comunale che avvallano queste devastanti decisioni.

Parafrasando Frizzi della trasmissione “i soliti ignoti”, ci viene da chiedere a Giuseppe Fantuz che siede in Consiglio Comunale, che è un imprenditore agricolo quindi un agricoltore, che ha ricoperto cariche all’interno di associazioni agricole, che ha basato la sua “scalata” politica “coltivando” i rapporti con gli agricoltori del Comune…..

.. è Lei signor Giuseppe Fantuz di Gaiarine, è proprio Lei che aiuta i giovani agricoltori del suo Comune?
…… musichetta, musichetta ….
…no , non sono io che aiuto i giovani agricoltori del Comune.

E ancora, sempre parafrasando Frizzi, ci viene da chiedere a Giuseppe Fantuz che siede in Consiglio Comunale, che essendo il segretario della sezione della Lega di Gaiarine si è fatto sicuramente portavoce di uno dei tanti slogan del suo partito, “noi difendiamo e salvaguardiamo il nostro territorio”….

.. è Lei signor Giuseppe Fantuz di Gaiarine, è proprio Lei il segretario della Sezione della Lega Nord di Gaiarine che difende e salvaguarda il territorio di Gaiarine?
…… musichetta, musichetta ….
… no , non sono io il segretario della Sezione della Lega Nord di Gaiarine che difendo e salvaguardo il territorio.

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Sempre a risorse infinite…anche con il Fotovoltaico (2)

Riprendiamo e aggiorniamo il nostro post dello scorso 3 marzo rilanciando la Campagna contro il fotovoltaico su terreni liberi lanciata dal Movimento Stop al Consumo di Territorio pubblicando la bozza di un documento da sottoporre a Sindaco e Comune che ben riassume e presenta la campagna stessa:

Gentile Signor Sindaco di (Gaiarine)

Con la presente, a nome del comitato locale del Movimento nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio”, desidero sottoporre alla Sua attenzione ed a quella dell’intera amministrazione comunale in carica, una specifica richiesta che in questi giorni la nostra Organizzazione sta formulando ad ognuno dei Comuni italiani.

Si tratta dell’invito a discutere e deliberare con estrema urgenza la decisione della nostra amministrazione comunale di regolamentare l’autorizzazione alla realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte solare, escludendo rigorosamente tutti i progetti ipotizzati su suolo agricolo/libero, allo scopo di indirizzare correttamente le scelte progettuali verso una vera sostenibilità, ovvero utilizzando superfici già edificate (ad esempio tetti di abitazioni e capannoni agricoli/industriali).

Non si tratta di una richiesta poco ponderata, ma frutto dell’esponenziale ampliarsi di un fenomeno che deve immediatamente allarmarci: in ogni angolo d’Italia si stanno moltiplicando, infatti, le richieste di poter disporre di terreni agricoli per realizzare impianti fotovoltaici, anche di grandi dimensioni.

Nell’ambito delle energie rinnovabili, la produzione di energia di provenienza solare deve senz’altro essere considerata meritevole di considerazione, ma anche non condivisibile quando realizzata mediante impianti a terra di pannelli fotovoltaici, attività che non rientra tra le specificità contemplate nell’ambito agricolo e che pertanto risulta palesemente da subordinare ad una eventuale variante urbanistica per la modifica della destinazione d’uso dei terreni.

In allegato, ci pregiamo sottoporLe un fac-simile di delibera che potrebbe essere adottata dall’amministrazione e che meglio specifica i dettagli della nostra proposta.

Restando a Sua completa disposizione per ogni ulteriore delucidazione necessaria, colgo l’occasione per porgere i migliori saluti.

Qui trovate anche una bozza di delibera.

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E bravo il nostro sindaco

E bravo il nostro sindaco, sempre all’altezza della situazione.
Fino a qualche tempo fa snobbava gli impianti fotovoltaici, adesso dal magico suo cilindro ne escono ben due da 1 mega Watt ciascuno.
Naturalmente la strada più breve per realizzare ciò, è quella di occupare ancora del suolo agricolo e i fortunati proprietari, perché di affare si tratta, sono due, Renzo Campion e Franco Presotto. Sicuramente piazzare pannelli fotovoltaici sulle coperture di fabbricati industriali, sulle tettoie, sulla parti scoperte delle numerose aree gia compromesse del Comune, avrebbe impegnato di più il nostro sindaco e l’affare non sarebbe stato così veloce e sicuro.
Ma dico, è mai possibile che si debba essere governati da persone che hanno una così scarsa conoscenza delle problematiche ambientali e territoriali del proprio Comune? Spesso non ne conoscono i confini amministrativi, né sanno collocare geograficamente la zona in cui operano. Non sanno che uno dei motivi della cosiddetta insostenibilità ambientale in atto è dato fondamentalmente dalla mancanza di territorio libero. Mentre alcuni sindaci hanno decretato uno stop al consumo del proprio territorio, il nostro ne vuole occupare ancora.
Un cosiddetto parco fotovoltaico, come spesso vengono chiamati questi impianti collocati sul suolo agricolo, assomiglia di fatto ad una zona industriale per la produzione di energia elettrica, con posizionamento di plinti in cemento armato, intelaiature in ferro di supporto, posizionamento dei pannelli inclinati in filari e a una non indifferente altezza dal suolo, recinzioni anti intrusione con impianto d’allarme per impedire il furto dei pannelli, probabile diserbo per eliminazione dell’erba e inghiaiatura di alcuni percorsi.
Ma lo vedete voi questo mega impianto a Francenigo in via Mazzul da Franco Presotto? Ma non pensate a tutto ciò come ad un notevole danno da impatto ambientale.
L’impianto inoltre verrebbe a collocarsi su un importante corridoio ecologico istituito dalla Provincia di Treviso e individuato nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia. Un cosidetto “varco” è stato individuato proprio sul terreno di Franco Presotto. Tale corrodoio permette la connessione con il SIC (sito di interesse comunitario) denominato ambito fluviale della Livenza con le risorgive di Orsago e, tramite un raro varco sulla pontebbana, la connessione con la zona Pedemontana. Queste connessioni sono fondamentali per il mantenimento della cosidetta biodiversità nei siti di importanza comunitaria e per lo scambio dei geni nei vari livelli di specie di animali e piante.
L’altro impianto è previsto nella proprietà di Renzo Campion, in quanto l’area è già compromessa dall’impianto del padre per la produzione di manufatti in cemento vibrato. C’è da far notare che più volte si era chiesto, essendo un’unica attivita non funzionale con la zona agricola, il suo spostamento in zona artigianale. La costruzione dell’impianto voltaico consolida quindi un’altra zona artiginale in un’area impropria.
Pertanto, caro sindaco, i pannelli fotovoltaici piazzali prima sugli stabili del Comune e poi con degli opportuni incentivi vedi di far sì che siano piazzati sui tetti delle case e delle fabbriche del tuo territorio.

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Sempre a risorse infinite…anche con il Fotovoltaico

Sgombro subito il campo da ogni tipo di in fraintendimento: sono favorevole al fotovoltaico, anzi favorevolissimo, tanto che ho appena fatto installare sul tetto della mia casa un impianto ad energia solare.

Ritengo che dopo aver applicato una buona strategia per il risparmio energetico, (no sprechi energetici, no standby, sostituzione delle lampadine ad incandescenza, sostituzione degli elettrodomestici non in classe A, ecc) il fotovoltaico è l’elemento che permette di raggiungere l’autonomia energetica di una abitazione e magari di produrre un po’ di energia in più da immettere nella rete.

Ogni Comune, visto come un insieme di abitazioni ed edifici adibiti a varie attività umane è un ‘insieme” che fagocita energia, e come tale, nella emergenza attuale dovuta all’ effetto serra e conseguenti cambiamenti climatici, dovrebbe porsi e tentare di raggiungere l’obiettivo della propria autonomia energetica.

Dovrebbe risultare però chiaro che le azioni per raggiungere questo obbiettivo non possono essere lasciate al caso o ancor peggio indotte solo da forti interessi economici, poiché un approccio di questo tipo rischia di provocare più danni che benefici al territorio, alla faccia dello sviluppo sostenibile.

Non si può continuare a ritenere che il territorio e soprattutto quello agricolo sia “una cosa da consumare” ad ogni costo per ottenere vantaggi economici, magari con la scusa di produrre “energia pulita”.

E’ noto come il concetto del “consumo del territorio” sia fortemente radicato nella testa dei nostri Amministratori e di alcuni nostri imprenditori agricoli e non, (che magari siedono anche in Consiglio Comunale), un concetto da cui non riescono e non vogliono liberarsi, perché il loro metro di misura non è lo sviluppo sostenibile ma bensì i “schei”.

E allora va espressa in modo forte e chiaro la contrarietà ai due impianti che con tutta probabilità verranno approvati oggi in consiglio comunale e che andranno a sottrarre 55.000 mq di territorio agricolo ad una attività, quella agricola, già fortemente in crisi.

Gli impianti fotovoltaici dovrebbero sorgere esclusivamente su terreni non agricoli e dovrebbe rientrare in un progetto che abbia degli obiettivi precisi in termini impatto ambientale.

L’autonomia energetica non va raggiunta creando altri danni all’ambiente ma avviando una serie di iniziative:
1) adottando all’interno di tutte le strutture comunali che consumano energia (compresa l’illuminazione pubblica) tutte le forme possibili di risparmio energetico.
2) installando su ogni tetto degli edifici pubblici, non solo su tre, impianti fotovoltaici e dove ciò non sia possibile installado impianti a cogenerazione o ad energia geotermica.
3) avviando campagne di sensibilizzazione della popolazione sul risparmio energetico e su tutte le possibili fonti di energie rinnovabili (fotovoltaico, geotermia, cogenerazione).
4) incentivando (aldilà degli incentivi statali) l’installazione sia di impianti fotovoltaci sui tetti delle abitazioni private e sugli opifici sia di altri impianti ad energie rinnovabili.

Guardando aldilà del confine comunale e del puro tornaconto economico dovrebbe essere costituita una cabina di regia provinciale alla quale dovrebbero partecipare i sindaci, assessori, tecnici comunali e provinciali per armonizzare l’uso del territorio per fini energetici anche alla luce dei quei 20 milioni di metri quadrati di superficie industriale, che, come ha previsto la Provincia di Treviso, entro il 2020 saranno inutilizzati.

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Una lettura davvero interessante

Su segnalazione di Giambattista, sempre pronto a fornirci spunti interessanti, vi invito a leggere l’articolo che troverete cliccando su questo link http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_20/veneto_piano_casa_stella_bcaebaf2-151a-11de-91ff-00144f02aabc.shtml

Come dice Giambattista “alcuni dati restituiscono la dimensione della recente trasformazione in Veneto e offrono argomenti per la scala locale”.

L’articolo, che spero leggerete, non è scritto dal “solito ambientalista di turno” ma bensì da Gian Antonio Stella, quello, per intenderci, che ha scritto il libro “La Casta”.

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