Bernardetta, Marco, Paola

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Il gruppo ESSERCI centra il proprio programma sulla partecipazione e sulla condivisione:
recuperando questi semplici principi si può arrivare ad una vera cittadinanza attiva.
Qualche anno fa, la precedente amministrazione, aveva promosso la nascita nel Comune di un Gruppo Giovani: a questo gruppo fu assegnato un luogo di ritrovo (l’edificio della ex-biblioteca di Calderano) e fu data la possibilità di organizzare una serie di eventi.
Uno dei valori aggiunti di questa iniziativa, per i giovani che ne facevano parte (tra i quali anche i sottoscritti), era proprio quello di ricevere da parte dell’Amministrazione una sorta di responsabilità e, proprio per questo, una dimostrazione di fiducia ed un incoraggiamento: non si trattava di una serie di attività che l’amministrazione organizzava per i giovani “calandole dall’alto”, bensì di un vero e proprio incarico a farsi promotori di attività condivise, programmate, calendarizzate, da far approvare da parte del Comune per poi essere realizzate con l’aiuto dell’Amministrazione, dopo averle pubblicizzate.
Dagli incontri periodici del gruppo nacque un nome condiviso “I Blu Fastidio” e furono realizzati eventi quali cineforum, corsi di fotografia, concerti rock con gruppi locali,…
La modalità partecipativa e condivisa ci piacque molto e, soprattutto, l’idea che anche noi potessimo avere il nostro spazio e cercare di realizzare le cose che più ci piacevano, rispettando modalità, regole e budgets stabiliti dal Comune.
Per questo ci piacerebbe coinvolgere i giovani in questo tipo di approccio, perché, nel nostro paese esistono molte risorse che vanno a cercare altrove l’opportunità di potersi esprimere e di creare iniziative, soprattutto in ambito musicale. L’amministrazione deve farsi promotore di eventi culturali di varia natura “a misura di giovani” (pensiamo alla fascia d’età 18-25 anni), proposti da loro, mettendosi in rete per organizzarli e pianificarli.
Un primo passo può essere è la sistemazione di una o più sale insonorizzate che possano essere adibite a sala prove. Con quali fondi?
A titolo d’esempio, ricordiamo che a maggio dell’anno scorso la Giunta Regionale del Veneto aveva approvato il terzo Programma per lo sviluppo delle attività musicali giovanili, nonché dei servizi e delle strutture ad esse collegate, attuato tramite un bando di concorso che scadeva il 01.07.2013.
Le linee di intervento sulle quali la Regione intendeva focalizzare le azioni 2013 a sostegno della musica giovanile si articolavano in due ambiti, uno riferito alle spese di investimento ed uno alle spese correnti. In particolare, nelle spese di investimento rientrano quegli “interventi volti a sostenere azioni per la qualificazione di strutture destinate a iniziative di ricerca, di produzione e di fruizione musicale, con priorità verso quelle rivolte ai giovani e riferite ad interventi per l’allestimento di sale opportunamente attrezzate e insonorizzate, nelle quali i gruppi giovanili possano effettuare le prove, le registrazioni e le ricerche”. Le spese correnti si rivolgono invece al “sostegno di iniziative dirette alla diffusione e promozione della musica giovanile”.
Per quanto concerne il primo ambito di spesa sono stati stanziati 150.000 Euro, assegnati con deliberazione del 7 gennaio 2014.
Collegandosi al link http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=264762
si può reperire l’elenco degli assegnatari dei contributi. Ecco alcuni esempi dei contributi più elevati destinati ad Amministrazioni comunali per l’acquisto di strumentazioni e/o allestimento sala prove: Comune di Motta di Livenza (Euro 22.824), Comune di Pramaggiore (Euro 18.653), Comune di Colognola ai Colli (Euro 21.880), Comune di Lusiana (Euro 19.062).

Bernardetta, Marco, Paola

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Giuseppe, Renzo, Rita

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Dove sta la visione strategica della amministrazione uscente, che ha governato per 10 anni il nostro comune e che  vorrebbe “continuare” a  governare anche per i prossimi cinque anni.
Quale nuova idea, quale nuovo servizio, quale miglioramento ha portato in questi 10 anni  nella vita reale, quella di tutti i giorni dei cittadini del comune di Gaiarine?

Nessuna. Tante opere pubbliche, tanti soldi spesi e buttati.

Solo opere pubbliche, solo cemento e mattone, solo piazze e rotonde, solo asfalto e demolizioni.
Nulla per le persone, per le famiglie, per le imprese, per la cultura, per l’ambiente.
Nulla che abbia determinato un sostanziale miglioramento della qualità della vita.

Si è assistito in questi anni non all’ampliamento ma alla riduzione di servizi come la chiusura dell’asilo nido di Albina, che ha messo in difficoltà le giovani coppie  del nostro comune, che, pur con tutte le difficoltà esistenti, hanno avuto il coraggio di “fare” figli, o come il deserto culturale  generato dalla attuale non gestione della biblioteca.

Molti dei servizi che il nostro comune oggi offre, se nel frattempo, come abbiamo visto,  non siano stati ridotti, provengono da lontano, provengono, questi si, da una visione innovativa  del futuro, vengono dagli anni 1995/2004 dalle due  amministrazioni Toso.

Allora la consapevolezza che nuovi bisogni  e nuove sensibilità stavano emergendo  anche nella nostra comunità  ha generato la realizzazione di  risposte concrete come:

– il centro infanzia di Albina per rispondere alle necessità delle giovani copie;
– il Centro diurno per gli anziani di Francenigo, per dare un aiuto alle famiglie con anziani  autosufficienti, ma bisognosi di assistenza e compagnia;
– i miglioramenti e messa in sicurezza dei plessi scolastici  per dare aule adeguate e sicure  ai nostri ragazzi;
– lo spostamento della biblioteca comunale da Calderano a Villa Altan a Campomolino;
– l’avviamento della piazzola ecologica, una delle prime della provincia di Treviso, per evitare  l’abbandono indiscriminato dei rifiuti nel territorio;
– il miglioramento della raccolta differenziata carta/plastica/vetro  e l’avvio di quella  secco/umido per mettere il nostro comune al  passo degli altri e tra i più “ricicloni” della provincia di Treviso;
– l’avvio ed il successivo sostegno alla manifestazione Gaiarine in Festa, per rivitalizzare il centro e dare una prospettiva ai commercianti di Gaiarine;
– la sistemazione di percorsi campestri ciclo/pedonali e dell’Ansa Restera Zandegiacomi  per avere attrattive per un turismo ecosostenibile.

Questi sono solo alcuni esempi dell’innovazione introdotta   nel nostro comune da quegli amministratori lungimiranti, che avevano  effettivamente colto le necessità anche prossime venture del nostro comune.

Alcuni di questi sono nel nostro gruppo, come Giuseppe Panontin e Renzo Rizzon, insieme a Rita Giust che, allora,  da dipendente del comune con la sua competenza,  ha permesso di superare molti ostacoli anche di tipo burocratico.

Essi hanno ancora il motore dell’innovazione accesso come lo hanno acceso gli altri componenti del nostro gruppo, perché tutti noi abbiamo un’immagine del futuro del comune che si sposa con le esigenze vere delle persone, con la necessità di metterle  in relazione  con le associazioni, con gli altri cittadini e con l’amministrazione per superare il momento difficile  e per disegnare, come è stato fatto nel periodo 1995-2004,  un comune per tutti e il comune del domani

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Si è solo demolito

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Ho letto su FB (Insieme per il bene comune)  il vostro commento (del candidato sindaco Stefano Andreetta?) relativo all’articolo apparso sulla Tribuna di Treviso dell’8 c.m..

Sono rimasto allibito dalla frase” L’idea di sistemare i due incroci non è comunque sbagliata di per se (non c’è ancora il progetto, si è solo demolito)”

Con quell’inciso “si è solo demolito” voi avvallate l’operato dell’amministrazione in carica, cioè la demolizione di due fabbricati, che se pur disabitati da anni,  erano  identificativi di quel  poco di centro storico che ancora rimane a  Francenigo.

La logica, da voi accettata, che sta alla base di  queste due demolizioni magari mascherate  dalla scusa di  realizzare  un marciapiede o una piazzetta, è quella di “far posto” al traffico veicolare.

Noi abbiamo un’altra visione dei centri storici. Per noi debbono conservare la loro identità e le loro peculiarità urbanistiche, debbono diventare dei luoghi vivibili, possibilmente con poco traffico costretto, magari,  a diminuire la velocità (basterebbe girare l’Europa per capirne qualcosa di più).

Noi siamo per la difesa ad oltranza dei più deboli, anziani e bambini, che debbono diventare pedoni rassicurati, e se  saremo noi a governare questo comune, non avremo sicuramente bisogno, per difendere la loro incolumità, di demolire degli edifici e metterci   al posto di uno una rotonda  e al posto dell’altro il vuoto.

Mi chiedo se il non prendere posizione netta e contraria a queste  due demolizioni  non sia esattamente uguale all’obbiettivo  evidente che l’amministrazione uscente  voleva perseguire demolendo gli edifici  venti giorni prima delle elezioni: inseguire il consenso a tutti i costi anche distruggendo un paese.

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E giù che vada!

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Lunedì scorso, 5 maggio, il nostro paese ha subito una nuova e dolorosa amputazione.

Un mostro d’acciaio si è messo all’opera, alle sette e trenta del mattino, senza essere contrastato da nessuno.

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Con metodo, voracità e gustandosi ogni singolo pezzo, questa volta, pian piano si è divorato la vecchia macelleria Carrer.
In poche ore qualcuno ha cancellato un bel po’ di storia.

Pur essendo disabitata da anni, rappresentava ancora un angolo caratteristico del nostro paese, tra via per Sacile e via del Palù.

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Dagli anni sessanta e per molti anni successivi fu la macelleria di Edo Carrer, prima di lui vi abitavano i “munaret” una famiglia Busetto trasferitasi a Treviso.

Macelleria famosa in  tutto il circondario; era non solo apprezzata dai nostri paesani ma anche da persone che venivano dai comuni limitrofi.
Nell’arco di 20/30 chilometri dire “la macelleria di Edo Carrer” significava dire Francenigo.

La processione del Venerdì Santo, quando veniva ancora fatta, percorreva  un tratto di via per Sacile, entrava in via del Palù, costeggiando la macelleria,  transitava davanti alle scuole elementari, attraversava l’Aralt sull’attuale ponte e  ritornando verso la chiesa  percorreva un tratto di via dei Fracassi, passando davanti all’altra macelleria, quella “Simoni”.

Ed era gara. Gara di lumini a cera nelle carte colorate,  sia sulle finestre ma anche all’interno dei negozi  sui  banconi, uno sfarfallio di luci che illuminavano le carni  appese ed esposte come mai accadeva lungo tutto il periodo dell’anno.
La macelleria  di Edo Carrer con le due vetrine, che si affacciavano sulle due strade, partiva sempre avvantaggiata  permettendole di abbondare nella merce esposta e  di “giocare” con le luci.

Ora c’è il vuoto.

Il vuoto che attanaglia il cuore è  una strana sensazione.

Fa dolore, ma fa anche forza.

Mette in moto la voglia di contrastare questa tanto pubblicizzata “continuità” che se  avvenisse sarebbe portatrice  di altre stupidi, ingiustificati, inutili e costosi interventi.

Dobbiamo dire basta.

Vogliamo e dobbiamo cambiare questo modo di amministrare.

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Un altro angolo del mio paese se ne è andato

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Un altro angolo del mio paese se ne è andato, sacrificato sull’altare della campagna elettorale, per lasciare il posto ad un luogo senza  memoria.

In questo modo angoli di memoria che identificano il paese vengono abbattuti.

Pian piano il mio paese, Francenigo, si trasformerà soltanto in una strada, una strada dove circoleranno meglio e più velocemente gli automezzi e dove i pedoni e ciclisti saranno sempre più in difficoltà.

Così, facilitandolo,  avremo un aumento del traffico con relativo aumento dell’inquinamento e del rumore.

E’ vero: il mio amato  paese non è un bel paese e non solo perché la parte centrale è situata lungo una strada, ma anche perché lungo di essa  compaiono parecchi edifici disabitati, fatiscenti, che necessiterebbero di essere ristrutturati. Ma si sa che in tempo di crisi economica questo è alquanto difficile.

E allora che cosa c’è di meglio che abbattere un edificio e al suo posto fare una rotonda e magari abbatterne un altro e al suo posto farne un’altra; se poi questo serve a “prendere” qualche voto in più, meglio ancora.

Così  a poco a poco l’identità del mio amato paese sarà per sempre perduta ed esso assumerà definitivamente l’identità di una “superstrada”.

Il vuoto riempirà la memoria.

Ma io  ricordo e ricorderò per sempre quella casa, la casa di Bepi Campaner, l’ultimo “campanaro” di  Francenigo, abbattuta Giovedì 24 Aprile del 2014 sull’altare della campagna elettorale e di una visione miope del futuro.Angolo-via-dei-Fracassi.jpgAngolo-via-Molino.jpg

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Il monumento che non c’è

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In occasione della ricorrenza del 25 aprile, Festa della Liberazione dall’occupazione nazifascista, davanti al Monumento di piazza Damiano Chiesa di Francenigo, l’amministrazione comunale commemora i propri concittadini caduti nelle guerre, accomunandoli nel ricordo ed esprimendo sentimenti di gratitudine nei confronti di chi, tra la nostra gente, ha dato la sua vita affinché fosse indipendente e libera quella dei propri cari, dei propri compaesani, dei propri connazionali.

Nel centro di ogni paese del nostro comune un cippo, un monumento o una lapide ricordano tutte quelle persone che, militari o civili, sono andati incontro al massimo sacrificio: è la memoria della comunità.

Così a Francenigo, a Gaiarine e a Campomolino; così sarebbe anche ad Albina se il suo monumento non fosse stato tolto dalla propria sede, in occasione del rifacimento della piazza terminato ormai da ben tre anni, senza che sia stato reso noto il motivo della rimozione, né l’attuale collocazione o i tempi del ripristino allo sguardo degli albinesi.

Proprio dai più anziani di loro, nostra memoria vivente, sappiamo che quella lapide, posizionata inizialmente sul lato della torre campanaria per ricordare i caduti della prima guerra mondiale, venne nel secondo dopoguerra ricollocata a terra estendendone la dedica ai caduti di tutte le guerre e ai dispersi della tragica campagna di Russia.

Ci sono leggi che tutelano e finanziano la conservazione e il recupero del patrimonio e delle vestigia della Grande guerra, perché non sia perduto il valore che essi esprimono nei confronti di chi è caduto e nei confronti delle generazioni successive e future.

Ma siamo convinti che, ben prima delle leggi, deve esserci la consapevolezza e la sensibilità di coltivare e perpetuare la memoria dei compianti concittadini con sentita riconoscenza per i valori che essi testimoniano.

Senza questa consapevolezza, acquisita e dimostrata nei fatti, le commemorazioni rimangono parole vuote

prima

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dopo

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Consiglio Comunale del 4 aprile 2014: la Cronaca

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ennesimo consiglio comunale veloce velocissimo, che ha messo in scena l’ormai risaputo copione, recitato da anni ormai..
l’inizio pressoché al completo (manca solo il consigliere Rosada per le note difficoltà di orario che però fa pervenire una lettera che il megalosindaco, anche se sollecitato da Antoniolli,  non vuole leggere e che invece voi potete leggere qui) vede un’interrogazione dei consiglieri polesmarco e scandoloseverino (vedi qui) e alla quale il megalosindaco risponde velocissimo tanto da non farci capire quasi nulla, si passa poi all’approvazione dei verbali precedenti, per i quali come in altre occasioni la minoranza presenta e fa verbalizzare la contestazione di alcuni di questi perché risultano largamente incompleti soprattutto per la parte della discussione poiché il segretario, evidentemente non solo inabile a stenografare ma anche incapace di appropriata sintesi che riesca a cogliere l’essenza degli interventi in aula, omette guarda caso soprattutto quelli della minoranza, a maggior ragione quando questa critica e puntualizza azioni e modalità della maggioranza nel suo comand.. pardòn, amministrare.
ovviamente al megalosindaco e ai suoi accoliti freguntubo, tanto meno al segretario/scribacchino che ligio al suo 32% di contratto pare applicarlo pure al verbalizzare, fatti salvi gli interventi scritti che, sollevandolo dalla faticosa incombenza (per la quale, ricordiamolo, è pagato profumatamente e con tanto di rimborsi benzina illegittimi), potrà comodamente allegare..
il consiglio procede con la solita modalità: il megalosindaco legge, il consigliere polesmarco chiede precisazioni, puntualizza e magari pure contesta, il bronzeo megalosindaco se ne sbatte, indice la votazione, fa approvare dalla sua masnada, alla quale si accoda, scodinzolando, il consigliere masih..
facendo sfoggio di tecnologia all’avanguardia nel presentare progetti ed elaborati con magnanima disponibilità il megalosindaco srotola e dispiega tavole progettuali e planimetrie allargando le braccine e scomparendo dietro ai disegni rivolgendosi al pubblico presente..
l’unico fuoriprogramma l’abbandono dell’aula di polesmarco e scandoloseverino, che dopo aver contestato inutilmente perequazioni di asfalto di fronte alla palestra vecchia/nuova, per la quale si battibecca per qualche minuto sui significati di parcheggio e di area verde, con l’inaspettato tentativo di intervento del vicesindaco alias assessore paolopresotto, che smozzica un paio di parole nel tentativo di sostenere le dichiarazioni del suo sindaco, si rifiutano di partecipare all’ennesimo successivo regalino propagandistico elettorale confezionato sottoforma di mc di capannone a un’azienda di calderano e una di gaiarine.. leggono a tal proposito una pesante dichiarazione di condanna (eccola qui)  su quella che è stata la modalità clientelare e opportunistica di gestire la cosa pubblica di questa amministrazione uscente, portando alcuni esempi che, facendo nomi e cognomi, smuovono dal torpore atavico alcuni consiglieri, portandone uno, tale peruchsilvano,  all’inaudito e clamoroso tentativo di intervento, con il quale cerca di chiedere spiegazione e approfondimento poiché a suo dire “chi è in sala potrebbe non capire”..
ma anni e anni di silenzio fanno cadere nel vuoto questo suo accorato appello, che viene completamente ignorato dai suoi contestatori ma anche dai suoi colleghi di maggioranza e dal megasindaco (lascia perder) .. chi è causa del mal suo pianga se stesso!

per quanto riguarda la minoranza finalmente una mossa di fierezza, alla quel troppe volte in passato ha rinunciato..
e a proposito di concessioni propagandistiche, se qualcuno ricorda la precedente tornata elettorale possiamo ben dire che il megalolupo perde il pelo (acquistando in peso) ma non il vizio (jesse et altri docet).. attendiamoci quindi ulteriori conigli dal cilindro nelle prossime settimane..

giusto per ridere (amaro) ricordiamo l’ennesima macchietta del dotòr che pur di intervenire chiede le cose più strampalate (ma quanti interventi fanno i volontari dei vigili del fuoco in un anno? ma di che colore è la faccia nascosta della luna?) che riescono a sbigottire perfino l’imperturbabile megalosindaco salvo poi votare immancabilmente a favore perché, parole sue, “eh, non si può mica essere sempre contro”.

“Niente mi disgusta quanto le persone che provano un sentimento di fratellanza perché hanno scoperto, l’una nell’altra, la medesima bassezza.
È una fratellanza viscida, alla quale non ambisco.”
Milan Kundera, Lo scherzo, 1967

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