Hai sentito il terremoto?

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mcs

La mappa del risentimento sismico in scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) mostra la distribuzione degli effetti del terremoto sul territorio. La mappa contiene una legenda (sulla destra). Con la stella in colore viola viene indicato l’epicentro strumentale del terremoto, i cerchi colorati si riferiscono alle intensità associate ad ogni comune. Nella didascalia in alto sono indicate le caratteristiche del terremoto: data, magnitudo (ML) profondità (Prof) e ora locale. Viene inoltre indicato il numero dei questionari elaborati per ottenere la mappa stessa.
Scala MCS
1-2     Impercettibile o Molto leggero
3    Leggero
4     Moderato
5     Abbastanza forte
6    Forte
7    Molto forte
>7     Rovinoso

http://www.haisentitoilterremoto.it/search.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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A Villa Altan: le piante alimurgiche

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Tutte le sfumature delle erbePrimo incontro con le erbe mercoledì sera a Villa Altan dove davanti ad un folto pubblico Ivo Iop, della Floricultura Aromatiche IOP di Chions, ha presentato qualche decina di esemplari, aiutandosi con foto proiezioni e svariate piantine.
La serata era dedicata alle piante spontanee scoprendo poi che si sarebbe parlato soprattutto di piante alimurgiche, ovvero di piante spontanee commestibili, nel senso che ce lo possiamo proprio mangiare.
Delle piante usiamo praticamente tutto: radici, rizomi, fusto, foglie, fiori, semi, grazie ad una conoscenza acquisita nel corso dei millenni e tramandata fino ai giorni nostri, nei quali purtroppo si è interrotta la trasmissione tra le generazioni di questi saperi, sopraffatti dal gusto standardizzato e dall’omogeneità dei prodotti.
Tutte sono in realtà dei “fitocomplessi” e anche se noi le usiamo per qualche singolo scopo possono avere numerose altre proprietà.
alliariaAd esempio, alcune potrebbero essere utilizzate al posto di alcune spezie, come la Alliaria Petiolata (erba aio) le cui foglie presentano un inconfondibile sapore d’aglio senza però averne gli stessi risaputi fastidi.
Nel corso della serata ripetuti mormorii dal pubblico denotavano interesse, sorpresa e approvazione man mano che venivano riconosciute le varie specie.

portulacaTanto più che alcune piante come la Portulaca Oleracea (erba porseina) una volta presentate scatenavano commenti tipo “ch’ea là se magna?!” “co tuta cuea che ò cavà da l’ort!” facendo sorridere chi, trai presenti, sperimentando la gastronomia di altre regioni italiane e altre culture culinarie già le aveva assaggiate con pomodori freschi e origano.
Sonchus_oleraceus_BluetenstandO anche il Sonchus Oleraceus (lataroi o strangola-oco) che quasi tutti dichiaravano levata a carriole dal proprio orto, le cui foglie, passate in padella con olio e aglio, hanno un sapore dolce e delicato.
urticaMa ha davvero catturato l’interesse generale la descrizione dell’Urtica dioica (ortiga) che grazie all’aroma dolciastro, si rivela versatile in cucina usandone i germogli raccolti a primavera per minestre di riso e risotti (tradizione molto diffusa nel Veneto) ma anche per ripieni di torte salate e ravioli o bollite in poca acqua salata e quindi passate in padella con lardo o pancetta e aglio.
Ricordato poi il fatto che l’ortica sembri inseguire l’uomo, ma anche in questo i nostri vecchi la sapevano più lunga, quando dicevano che attorno a noi crescono le piante di cui abbiamo più bisogno.
Al momento delle domande e delle curiosità è venuto poi un approfondimento inaspettato; rispondendo ad alcune sollecitazioni dal pubblico in sala innanzitutto è stato sottolineato come sia importantissimo e fondamentale non solo una certa preparazione nel riconoscere le piante da cercare ma anche l’attenzione ad evitare i margini stradali (per l’inquinamento di gas e metalli dei veicoli) o i terreni prossimi a coltivazioni intensive dove l’uso di fitofarmaci ricadono ben oltre i limiti delle colture trattate. Da questo suggerimento pesticidi_killer(quasi banale) poi è stato inevitabile per il dottor Iop fare riferimenti e critiche precise alle scelte operate in agricoltura negli ultimi decenni, con una produzione sempre più legata alla monocultura e alla chimica, monopolizzata da poche multinazionali che hanno causato una perdita di biodiversità gravissima e irreversibile, con piante scelte per “sopportare” i trattamenti chimici e gli standard della produzione su larga scala (monocoltura, meccanizzazione, raccolta prematura) e grazie alle quali il numero delle malattie parassitarie dovute a virus, batteri e funghi è costantemente aumentato; inoltre, con l’introduzione di varietà seminative estranee a quelle locali, una certa quantità di virus e batteri è passata da un continente all’altro portando gravi squilibri 1253268432maxilogo-700x374agli ecosistemi agricoli e alla biodiversità. Ricordata per contro l’importanza delle sempre più diffuse iniziative locali che organizzatesi in associazioni di volontari e autofinanziandosi, coltivano le varietà a rischio di ortaggi e frutti di tutto il mondo, conservandone i semi in apposite banche.
Alla fine il relatore ha fatto girare tra il pubblico una decina di vasetti di piantine e i commenti e gli aneddoti si sono moltiplicati, evidente conferma di un apprezzamento generale della serata.

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Per saperne di più

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Presentiamo due appuntamenti interessanti.
Tutte le sfumature delle erbeIl primo propone un ciclo di incontri sulle erbe e sui loro segreti e si terrà nei prossimi tre mercoledì, a partire da domani 29 aprile, presso la Biblioteca Comunale di Villa Altan.

 

 

 

Volantino Conferenza acquaIl secondo si terrà questa sera a Villa Frova di Caneva organizzato dal GAS di Caneva e tratterà della salubrità di acqua e alimenti sempre più spesso interessati dalla pericolosa presenza di contaminanti e sostanze nocive. Ne parlerà il dottor Mazzi dell’ISDE di Pordenone.

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25 aprile : festa della liberazione

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Il 25 aprile anche nel nostro Comune verrà festeggiata la Liberazione.
image-4Qui a lato il programma della mattinata.
Sarà presente anche il neo-eletto Consiglio Comunale dei Ragazzi. E chissà che tornando a casa non rimanga in loro la curiosità di chiedere ai propri genitori o, meglio ancora, ai propri nonni cosa ricordano di quel 6 aprile 1945.
Sarebbe importante poi riportare queste storie, affiancarle, confrontarle, metterle assieme, per recuperare alla memoria storica del nostro comune quello che fu un tragico e drammatico episodio a pochi giorni dalla fine della guerra.
Anche noi abbiamo voluto provarci, e questo è quanto abbiamo trovato e ascoltato.

Il 5 aprile del 1945 due militi del battaglione Romagna incrociano casualmente a Gaiarine (TV) alcuni partigiani e ne nasce uno scontro a fuoco. Uno dei militi riesce a scappare, l’altro viene colpito a morte.
Sulle modalità del fatto le voci e le versioni sono diverse: alcuni dicono che nessuno abbia assistito allo scontro arrivando a dire che una rissa iniziata tra i due camerati nella strada della Bruna, a Calderano, sia poi degenerata fino alle pistolettate. Altri invece ricordano come solo la vittima fascista sia stata sorpresa in paese dai due partigiani.
000_0004In ogni caso il giorno seguente scatta la rappresaglia: un gruppo di militi fascisti si reca a Gaiarine con l’ordine di catturare 12 giovani da fucilare. Il gruppo è comandato dal Ten. Massi e dai tre S.Ten bergamaschi Lorenzi, Testa e Galli.
I paesi di Gaiarine e Albina vengono messi sottosopra e vengono prelevati dodici giovani, scegliendoli solo perché non essendo dichiaratamente fascisti potevano essere ostili al regime; sono sei da Albina e sei da Gaiarine, più il Commissario Prefettizio (Antonino Minuto) accusato di essere un collaboratore dei partigiani.
Ancora oggi c’è chi ricorda il Minuto come persona degna e a modo nonostante il ruolo e forse proprio per questo viene sacrificato: per il regime fascista l’umanità è debolezza e non può permettersela. Ma altri invece lo ricordano come opportunista e ambiguo, sospettato di fare il doppio gioco con le due parti secondo le occasioni.
Di prima mattina la triste colonna, con i condannati legati mani dietro alla schiena, viene vista passare a piedi all’incrocio della strada che da Calderano porta ad Albina, che già allora vede svettare un grande platano. Chi li vede e li conosce è turbato: che c’entrano quei giovani presi dalle loro case e dal lavoro nei campi? Si dice addirittura che Don Battista, parroco di Albina, inviasse qualcuno in bicicletta dal Vescovo per chiederne un intervento di intercessione. Il mesto corteo giunge alfine in Gaiarine dove trovano un altro gruppo con i sei giovani lì rastrellati, più il Commissario.
Vengono allineati ad un muro in via San Liberale per essere immediatamente fucilati, senza accuse, senza processo, senza difese. Prima però alcuni fascisti ordinano agli abitanti di Gaiarine di restare in casa e chiudere le imposte, soprattutto a coloro che abitano in via San Liberale e affacciano sulla strada dove si sta svolgendo l’esecuzione.
Poco prima degli spari arriva dal Comando di Codognè il Ten. Massi con nuovi ordini: dodici persone sono troppe, per una rappresaglia ne bastano cinque. Un milite fascista originario del posto, già partigiano e poi arruolato nella milizia pur di salvar la pelle e che ben conosce uno per uno i giovani allineati, viene incaricato di scegliere chi salvare e chi no.
Visto a posteriori, potrebbe essere questo il momento della disobbedienza, dell’umanità, del coraggio anche estremo: diventa invece la subordinazione alla cieca disciplina. È quasi una conta, crudele e spietata, quella che viene fatta: cominciando dal primo, tu sì, tu no, tu sì, tu no, tu sì, tu no, fino all’ultimo della fila.
000_0003Il sacerdote di Gaiarine raccoglie le suppliche dei cinque giovani che lo implorano: “Don Ferruccio, ci salvi!”. Il povero parroco, non sapendo che fare, si rivolge al sottotenente Lorenzi, gli si inginocchia davanti, lo scongiura di lasciare in vita gli infelici per avere il tempo di esaminare le loro effettive responsabilità ma la risposta che riceve è fredda e determinata: “Nulla da fare, è rappresaglia!”.
Per il diritto internazionale bellico era ed è ammessa la rappresaglia come azione di autotutela di Stato contro altro Stato, in risposta ad atti illeciti. Ma le rappresaglie perpetrate sui civili sono sempre considerate crimini di guerra, nonostante alcune sciagurate visioni di ammissibilità che le vuole relazionate alle azioni compiute dai resistenti.
Le parole lascian posto ai fatti, è il momento dell’esecuzione, dell’eccidio.
Vengono fucilati:
Davide Casaretto, nato a Genova il 10 marzo 1916, impiegato, anni 29
Onelio Dardengo, nato a Gaiarine il 2 luglio 1924, falegname, anni 20
Angelo Perin, nato a Gaiarine il 23 ottobre 1920, contadino, anni 24
Placido Rosolen, nato a Gaiarine il 5 ottobre 1925, contadino, anni 19
Rosario Tonon, nato a Gaiarine il 30 agosto 1920, barbiere, anni 24
Antonino Minuto, nato a Reggio Calabria il 18 giugno 1905, Commissario Prefettizio di Gaiarine, anni 39
Viene raccontato quel momento terribile con i primi cinque giustiziati uno alla volta mentre il Minuto viene freddato alle spalle con un colpo alla testa. Alla fine sei corpi giacciono senza vita a ridosso di quel muro di via San Liberale.
A queste disgraziate vittime se ne aggiunse ben presto una settima: la giovane moglie del Commissario Prefettizio quando comprende che anche il marito è destinato alla fucilazione, si ribella tentando di raggiungerlo ma viene rinchiusa a forza in casa dai militi. Morirà di lì a poco di crepacuore.
Da Albina, in angosciata e penosa attesa, si sentono le raffiche nel mezzo della mattina, e c’è chi oggi ricorda una colonna di fumo levarsi dal centro di Gaiarine. I fascisti hanno perquisito e dato alle fiamme la casa del maniscalco del paese, sospettandolo di aver ospitato partigiani.
I poveri corpi rimangono a terra per ore: devono esser visti, devono dare esempio.
000_0002È pomeriggio inoltrato quando una giovinetta di Albina, conducendo le pecore al pascolo della famiglia, incrocia il carro con il quale lo zio di una delle vittime riporta il suo doloroso carico ad Albina: tre giovanissime vite trucidate da una meschina, vigliacca, insensata, inutile vendetta. Morti sui quali l’insana follia fascista infierisce impedendone qualsiasi cerimonia funebre, e per questo condotti direttamente al camposanto, dove quasi nascostamente uno sgomento don Battista impartisce l’ultima benedizione prima di una frettolosa sepoltura. Sul muro dell’esecuzione in via San Liberale rimarrà per giorni una scritta che vuol essere monito solenne ma è solo disumana e falsa: “così muoiono i vigliacchi”.
Anche poco tempo prima così venne bollato un partigiano di passaggio, sorpreso da una pattuglia di nazisti e falciato nei campi mentre tentava una disperata fuga. Il “Mantova” veniva chiamato, probabilmente perché da lì veniva, e il suo corpo senza vita corredato da un cartello con la frase “così muoiono i vigliacchi” rimase per qualche giorno malamente appoggiato al muro della scuola di Albina.
Solo alla fine della guerra sarà tenuta una solenne messa in suffragio delle incolpevoli vittime di Albina e Gaiarine.
Sulla strage di Gaiarine viene aperta un’inchiesta i cui atti sono depositati presso l’Archivio del Tribunale di Treviso. Il procedimento a carico di Lorenzi, Testa, Galli e del Ten. Massi non si svolse mai in quanto tutti risultarono deceduti tra la fine di aprile e i primi di maggio 1945. Vennero raccolte comunque dai carabinieri importanti testimonianze da cui è stata tratta la ricostruzione dell’eccidio. I sottotenenti Lorenzi, Galli e Testa (che erano definiti “trio primavera”) furono fermati a un posto di blocco mentre rientravano a Bergamo e trasferiti alla cartiera di Mignagola dove furono passati per le armi.
In una deposizione rilasciata nel 1955 ai carabinieri di Codognè, un cittadino di Albina dichiarerà che il S.Ten Testa non è morto fucilato alla cartiera di Mignagola bensì è riuscito a sfuggire alla cattura e si è trasferito in Argentina.
Questo lo seppe da uno degli stessi giovani risparmiati dalla sorte quella disgraziata mattina del 6 aprile 1945, escluso dalla conta quand’era già al muro, che in Argentina dove era emigrato alla fine della guerra riconobbe anni dopo proprio il Testa. Fu un faccia a faccia inaspettato e doloroso, che recuperò alla memoria del giovane originario di Albina tutta quella dolorosissima vicenda.
In un recente libro scritto da Antonio Serena (ex MSI, ex Lega Nord ed ex Alleanza Nazionale espulso nel 2003 per aver diffuso un video-documentario in difesa di Erich Priebke), dal titolo “La cartiera della morte”, vengono citate delle testimonianze orali rilasciate all’autore (i testimoni vengono spesso citati solo per le iniziali) in cui si dice che i tre sottoufficiali siano stati torturati ed ammazzati nella notte tra il 4 e 5 maggio 1945.
Come possiamo credergli? È ben risaputo, ma anche ampiamente accertato e documentato, come siano stati numerosi i fascisti e i nazisti che trovarono rifugio e oblio nei paesi sudamericani. Negli ultimi anni si levano alti e ripetuti gli inviti alla pacificazione e al considerare i morti tutti uguali; doveroso, auspicabile e legittimo dopo molti anni, tanto preziosa e unica è la vita di ciascun essere umano.
Ma è compito del ricordo conservare e spiegare i motivi di quelle morti.
Non può essere la stessa cosa morire innocente e senza colpa per una rappresaglia, morire per riconquistare la libertà della propria terra, morire per garantire un futuro senza dittatori e tirannie ai propri figli.
25_aprile_2015Questo va sempre tenuto a mente e ricordato a quanti oggi rimpiangono un ventennio e un regime in cui i treni arrivavano in orario, dimenticandone sconcezze, crimini e atrocità.

Fonti:
•    http://www.pacipaciana.org/2009/07/19/gino-lorenzi-santo-o-criminale/
•    Antonio Serena, La cartiera della morte: Mignagola 1945, Mursia, 2009.
•    Federico Maistrello, Partigiani e nazifascismi nell’Opitergino (1944-1945), Cierre Edizioni, 2001
•    Mario Altarui, Treviso nella Resistenza, Edizioni Ca Spineda, 1975.
•    Archivio del Tribunale di Treviso, fascicolo istruttorio 125/1950.
•    Brunetta Ernesto; Galletti Giuliano, Storia di Gaiarine, Edizioni Canova, 2002
•    in corsivo brani raccolti dalle testimonianze di chi viveva al tempo dei fatti e, con la sua personale memoria, ancora oggi ricorda.

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Evviva: Consiglio Comunale dei Ragazzi di Gaiarine

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Consiglio_Comunale_Ragazzi_Nel 2012, durante la cerimonia per la consegna dei diplomi il prof. David McCullough jr, professore di letteratura inglese della Welles High School di Boston, è intervenuto con un discorso molto particolare, divertente e anche provocatorio.
L’avvenimento di martedì sera che ha visto nella Sala Consiliare del nostro Comune celebrare l’istituzione del Consiglio Comunale dei Ragazzi non è proprio confrontabile nelle forme ma ci piace pensare che i contenuti possano comunque valere letti soprattutto nell’esortazione finale:
“Create per voi stessi, per favore, per il vostro e per il nostro bene delle vite straordinarie.”

Complimenti quindi, buon lavoro ma anche divertimento al neo Sindaco Lorenzo Dardengo, al Vicesindaco Chiara Poles e ai consiglieri Manuel Haret, Nikole Bonacin, Andrea Brescacin, Tudor Iancu, Luca Rosada, Chiara Francesca Lazzarin, Daniele Sanson, Clelia Andreetta e Lorenzo Feltrin.

Riporto sotto un estratto del discorso.
“Nessuno di voi è speciale.
Non siete speciali,
non siete eccezionali.
Certo, siete stati viziati, coccolati, stravisti, protetti, rivestiti di pluriboll.
Certo, adulti competenti, pur avendo altro da fare, vi hanno tenuto in braccio, baciato, nutrito, pulito la bocca, pulito il sedere, allenato, insegnato, fatto da mentore, vi hanno fatto esercitare, ascoltato, dato consigli, incoraggiato, consolato, e incoraggiato di nuovo.
Siete stati esortati, persuasi, lusingati e implorati.
Siete stati festeggiati, amati e chiamati “teneroni”. Sì, vi è successo.
E certamente siamo stati alle vostre partite, le vostre recite, le vostre esibizioni, le vostre fiere scientifiche.
Assolutamente, i sorrisi si illuminano quando entrate in una stanza e centinaia di persone ansimano deliziati a ogni vostro tweet e ora avete conquistato le superiori e senza discussione qui ci siamo tutti riuniti per voi, orgoglio e gioia di questa onesta comunità, la prima a emergere da quel fantastico nuovo palazzo.
Ma non provate neanche a pensare d’essere speciali perché non lo siete.
Le più dolci gioie della vita, allora, arrivano solo col riconoscimento che non siete speciali perché lo sono tutti.
Congratulazioni, buona fortuna.
Create per voi stessi, per favore, per il vostro e per il nostro bene delle vite straordinarie.”
Vale la pena di vedere il discorso integrale che potete trovare qui.

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LiberForumFilm

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Per il quarto appuntamento della rassegna libroforumfilm dedicato ai cinque sensi è il romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini ad ispirare l’omonimo film di Roberto Faenza. Alla proiezione a Villa Altan di lunedì scorso il numeroso pubblico ha gradito la visione tanto da tributare un applauso finale.
Libro e film narrano la storia di Marianna, nobile donna della Sicilia del settecento (ben rappresentata per la cura dei costumi, degli esterni e degli interni, ma anche per la fotografia e la recitazione) sordomuta ma di brillante intelligenza che le permette di comunicare attraverso la scrittura e la lettura.

marianna
A tredici anni viene destinata, contraria, alle nozze con lo zio di gran lunga più avanti d’età e assieme alle ripetute gravidanze passa giornate intere a leggere e scrivere, attraversando gesti, gioie, fatiche, sapori, profumi, tenerezze ed eccessi di una società classista, iniqua e avviata irreversibilmente al tramonto.
Nel segno dell’8 marzo e della festa della donna, libro e film raccontano come una donna possa correggere e determinare il proprio destino, ad ogni costo, contro pregiudizi, usi e costumi.

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