Incontri su "Mafia e corruzione" 2

riceviamo e volentieri pubblichiamo:

OSSERVATORIO VENETO SUL FENOMENO MAFIOSO


“Il Veneto e le mafie: attualità e strumenti di contrasto” sarà il tema dell’incontro pubblico di venerdì 11 giugno prossimo, con inizio alle 20.30, a Villa Altan di Gaiarine, organizzato dal Comune in collaborazione con la Confartigianato di Conegliano, l’Osservatorio veneto sul fenomeno mafioso e la Fondazione Berro.
Relatori Francesco Saverio Pavone, sostituto procuratore generale a Venezia ed Enzo Guidotto presidente dell’Osservatorio.
L’iniziativa conclude la serie di incontri sulla legalità (“Lo scandalo dei petroli 30 anni dopo”, “Mafia problema nazionale”, “Mafia in Veneto”) con la partecipazione di alte personalità: Vittorio Borraccetti, capo della DDA di Venezia; Domenico Labozzetta, procuratore di Belluno; Mario Vaudano dell’OLAF di Bruxelles, Giacomo Coletti, generale in congedo della Guardia di Finanza e Raffaele Volontè, uno dei primi giornalisti de “La Tribuna” di Treviso.
Il tema – dichiara il prof. Guidotto – si rivela di estrema importanza alla luce dell’attuale dibattito relativo ai riflessi delle leggi in discussione sulle inchieste di mafia e corruzione, ma anche in relazione a recenti fatti di cronaca registrati nell’ambito della regione, tutt’altro che casi isolati: dalla longa manus di personaggi legati ai Lo Piccolo nel Veneziano, a Vicenza e Vedelago, alle colossali truffe ai danni di ben 500 extracomunitari, agli arresti per droga a Chioggia, Resana e Castelfranco sui quali sembra calare l’ ombra della mafia di Gela, “affezionata” al Nordest: arresto del capo Giuseppe Madonia a Longare, di un responsabile di quattro omicidi a Bassano, di soggetti legati al progetto di sequestro di un orafo di Trissino e di imprenditori che hanno realizzato opere edilizie addirittura all’interno della base NATO di Aviano. Per non parlare della mafia russa, la più silenziosa e impunita”.
Prof. Enzo Guidotto

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L’acqua non si vende.. E in Veneto?

Il presidente Luca Zaia al Gazzettino:

[…] se noi abbiamo una damigiana di acqua, e la offriamo alla Calabria che ha sete, e loro se la bevono tutta e ce ne lasciano un bicchiere, non va bene. Io dico: portiamoci a casa la damigiana, diamogli un bicchiere per solidarietà, e poi se la vedano loro. […]

e se di acqua ce ne sarà sempre meno?

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Vitamina L come Legalit

Mattia prende uno sgangherato scatolone e lo deposita a lato, poi va al microfono e guarda verso le decine di ragazzi seduti sul pavimento dell’atrio.

Punta il dito verso uno di loro, lo invita fuori e gli chiede di saltare sullo scatolone, calpestarlo con forza, sfondarlo, frantumarlo.
«Coraggio – lo sprona – ancora, salta, rompilo, rompi quella scatola!»
Poi, mentre i ragazzi sorridono tentando di immaginarne il significato, lo ringrazia e inizia il suo intervento: “Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene massacrato, ucciso, fatto esplodere sui binari della ferrovia perchè faceva il rompiscatole con la mafia, perchè rompeva le scatole a cosa nostra.”
I ragazzi, attenti, silenziosi, immersi nell’ascolto finalmente capiscono e seguono ciò che Mattia racconta.
E forse comprendono meglio anche la sintetica ma impressionante introduzione con la quale Alberto ha cercato di spiegare cosa significa mafia e cosa vuol dire morire di mafia.
E seguono anche il videoclip dei Modena City Ramblers che cantano i 100 passi sulle coinvolgenti immagini del film di Marco Tullio Giordana.
E ascoltano con attenzione anche le due storie che Franco presenta e che parlano di due ragazze, giovanissime come loro ma la cui vita, al contrario di loro, si è intrecciata troppo presto con la tragedia e il dramma del crimine, pagandone il prezzo della vita.
Sono le storie di Rita Atria ed Elisa Claps.
Rita, la prima, testimone di giustizia a fianco di Paolo Borsellino, per questa sua coraggiosissima scelta allontanata e ripudiata dalla sua famiglia e da sua madre, e alla quale, proprio la strage di via d’Amelio, costata la vita al giudice Borsellino e alla sua scorta, ha tolto la speranza di vivere spingendola al suicidio a soli 17 anni.
Elisa, la seconda, la cui vicenda è da poco tornata agli onori della cronaca dopo il ritrovamento dei poveri resti nella dimenticata soffitta di una chiesa, vittima in una vicenda ancora da definire ma nella quale, ancora una volta, spunta l’intreccio con la malavita organizzata.
Due drammatiche, tragiche vicende che tutti i ragazzi presenti in sala hanno ascoltato e seguito; vicende che esistono e devono essere ricordate e conosciute da tutti così come a tutti «se si insegnasse la bellezza li si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. […] bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perchè in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.»
Peppino Impastato

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