Chiss

«Prosecco, pesticidi sulle case» e sui colli scoppia la rivolta
Denuncia con duemila firme. Il sindaco di Vidor: «Una lobby mette a rischio la salute»

Prosecco sotto accusa: i trattamenti chimici effettuati sui vigneti fanno paura. Bruciore agli occhi e fastidio alla gola sono i sintomi più frequenti tra la popolazione, ma la gente teme che i danni alla salute possano essere ben più seri. In Pedemontana si è costituito un gruppo di cittadini preoccupati per l’eccessiva vicinanza dei vigneti a case e scuole: è stata avviata una petizione per chiedere ai sindaci dei Comuni interessati e all’Arpav – l’Agenzia per la protezione dell’ambiente – di intervenire. «Le condizioni di vita dove risiedo con la mia famiglia, a causa dei trattamenti chimici operati sui vigneti, sono inaccettabili – si legge nel documento -. Non si possono aprire le finestre, non si possono stendere abiti lavati ad asciugare, non si può utilizzare il cortile o il giardino, non si può passeggiare liberamente sulle strade pubbliche a causa del forte odore. Sulle strade, capita sovente di essere letteralmente lavati dalle sostanze diffuse dall’elicottero o dagli atomizzatori – e conclude – Temo che l’esposizione forzata e prolungata nel tempo a tali sostanze possa danneggiare seriamente la mia salute e quella dei miei familiari».
Una denuncia che fino ad ora è stata sottoscritta da quasi duemila cittadini, che si dicono preoccupati anche per «l’interazione tra i veleni dei vigneti ed i farmaci che molte persone sono costrette ad assumere quotidianamente per problemi di salute – spiega l’ingegner Luciano Bortolamiol di Vidor, tra i promotori dell’iniziativa -. Si rischia di sottoporre la popolazione ad una miscela esplosiva di farmaci e veleni. In tutte le schede di sicurezza, si raccomanda di tenere le sostanze lontano dalla portata dai bambini e di irrorare il prodotto usando tuta, maschera ed occhiali. Ma cosa accade ai bimbi che giocano nel cortile di casa o, peggio ancora, nel giardino della scuola elementare di Bigolino o di Vidor, quando passa il “palombaro” con il trattore e la nube di veleni?».
Sulla questione il Wwf riporta che nel 2009 le patologie neoplastiche maligne, nei Comuni dell’Usl 7, hanno sfiorato i 10 mila casi e che i tumori maligni sono la prima causa di morte negli adulti tra i 25 e 64 anni, nonché tra i bambini tra gli 1 e i 4 anni.
Dati che allarmano anche gli amministratori pubblici, tant’è che Albino Cordiali, sindaco di Vidor, dice: «Non passa giorno senza che dei cittadini si rivolgano al Comune per chiedere aiuto. Purtroppo spesso manca il buonsenso, ci sono produttori che irrorano quantità superiori al necessario pensando solo al profitto.
Se poi l’operazione è compiuta con l’elicottero allora è impossibile sfuggire alle sostanze. Insieme ai 15 Comuni del Prosecco Docg stiamo studiando un regolamento ma le pressioni sono tante, gli agricoltori sono irremovibili e le multinazionali che producono i pesticidi sono dei colossi: temo che la situazione sia destinata solo a peggiorare. Noi amministratori pubblici assistiamo impotenti al deteriorasi della salute pubblica».

Ingrid Feltrin
11 agosto 2010

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A proposito di Crocifisso

Venerdì 12 giugno scorso è uscito sul Gazzettino un articolo riguardante la questione nata intorno alla mancanza in sala consigliare della foto del Presidente della Repubblica e del Crocifisso.

L’articoloè stato steso, dalla giornalista, sulla base di un comunicato stampa che Enrico Bressan ha inviato al Gazzettino il 3 Giugno e riporta in modo integrale alcune passaggi di quel comunicato.

In uno di questi il sig. Enrico Bressan mi tira in ballo in relazione alla mozione presentata dalla lega nel consiglio Comunale del 5/11/2002 per esposizione obbligatoria del crocifisso in tutti i luoghi pubblici.
Viene da chiedersi come mai del passato la lega ricorda e male solo certi fatti e ne dimentica altri come certi articoli della Padania? (potete rileggerli su questo blog) … ma questo è un altro discorso.

Ho inviato al Gazzettino in data 18 c.m. un comunicato per controbattere l’insieme di imprecisioni, strumentalizzazioni e falsità dette dal Bressan.

A tutt’oggi il Gazzettino, pur avendomi assicurato il diritto di replica, che tra l’altro mi spetta, non ha ancora pubblicato nulla; … che sia censura? Chissà …..

E allora essendo questo blog, forse l’unico luogo, benché virtuale, del Comune di Gaiarine dove la trasparenza è di casa, penso sia giusto mettere a disposizione dei nostri internauti tutti gli elementi affinché possano farsi un’idea, qualsiasi idea, della diatriba in corso.

Articolo di Venerdì 12 Giugno 2010

Consiglio senza crocifisso e foto del presidente della Repubblica Napolitano: la discussione è ancora accesa. «Sono rimasto a bocca aperta quando mi hanno
riferito le dichiarazioni del consigliere Marco Poles» interviene Enrico Bressan, dal direttivo della Lega di Gaiarine. Nella seduta del 25 maggio, il consigliere Poles, esponente del Pd, dai banchi dell’opposizione aveva fatto notare l’assenza di crocifisso e immagine del presidente della Repubblica nella sala provvisoria del consiglio comunale a villa Altan. Bressan, capogruppo di minoranza ai tempi della giunta Toso con Poles assessore, interviene: «Quand’ero capogruppo della Lega, sono stato promotore di una mozione a favore dell’esposizione del crocifisso quale simbolo della nostra tradizione e delle radici cristiane del nostro popolo – ricorda Bressan – Quella mozione fu respinta grazie ai voti contrari dell’intera maggioranza guidata dal sindaco Toso. Evidentemente Poles ha la memoria corta. Invito il consigliere, prima di innescare sterili polemiche, ad andare a rileggersi il verbale di quella seduta di consiglio comunale. Le motivazioni, che sono a verbale, sono state lette dall’allora vicesindaco Rizzon: esporre il crocifisso in luoghi pubblici era antievangelico, andava contro i principi della fede ed era eretico, in quanto un uso pubblico del crocifisso lo si faceva solo nel medioevo quando si portavano le streghe al rogo. Poles era allineato a quella dichiarazione. Ora come mai ha cambiato posizione?»

Comunicato stampa del 18 Giugno 2010
Il solito stantio polpettone leghista, fatto di imprecisioni, strumentalizzazioni e falsità.

Ad Enrico Bressan, appartenente al direttivo della lega di Gaiarine, che si permette, egli si, di fare comunicati stampa paradossali sulla base di informazioni che gli sono state riportate, è meglio consigliare di verificare le sue fonti di informazioni prima di raccontare una serie di falsità.
La verità è che il Consigliere Poles (io ero presente in Consiglio Comunale ma Bressan no) non ha chiesto di mettere il crocifisso nell’aula consigliare, ma ha chiesto come mai una maggioranza leghista, se la foto del Capo dello Stato può anche avere deciso di non metterla, non avesse ancora messo un crocifisso.
Tutto qua. Ma qual’è il problema?

Il problema è che l’osservazione del consigliere Poles ha messo la lega, che il crocifisso ormai lo usa da anni per scopi che nulla hanno a vedere con la religione ma come strumento per raccattare consenso politico, di fronte a tutte le sue contraddizioni, e cioè di fronte al modo diverso di comportarsi rispetto a quello che va propagandando; non è solo il caso del crocifisso, ma di molti altri; ultimo e di attualità è il caso della legge sulle intercettazione, dove da un lato, a parole, si fa paladina della “sicurezza” dei cittadini e poi approva a Roma la legge che blocca le intercettazioni e che toglie alle forze dell’ordine un strumento importante per combattere la criminalità.
Quindi falsamente si attribuiscono contraddizioni ad altri per nascondere le proprie.

Mentre è vero che il sig. Enrico Bressan ha presentato nel 2002 la Mozione citata nell’articolo pubblicato, è falso che il mio intervento nel consiglio Comunale del 5/11/2002, sia alla base delle motivazione del voto contrario della allora maggioranza, il mio intervento era e rimane un intervento del tutto personale.

La tecnica di estrapolare ad arte una o più frasi, da un intervento, per dimostrare pubblicamente una tesi o metter in cattiva luce una persona per poter alla fine nascondere le proprie contraddizioni è sicuramente immorale, ed ancora più immorale se chi lo fa si ritiene un buon cattolico e portatore dell’insegnamenti di quel cristo presente sul “famoso” crocifisso, se poi si attribuiscono falsamente ad una persona, mentre sono di altri, vuol dire che è si anche bugiardi.

Le parole citate nell’articolo da Enrico Bressan, come fossero mie, sono invece di esponenti e di responsabili di gruppi di cattolici di base e di confessioni cristiane, che nel 2002, tramite comunicati stampa, si erano espressi contro l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e che io ho riportato integralmente e citando gli autori; lui ad arte non cita la parte iniziale di quel mio intervento; se lo vada a rileggere e cerchi, semprechè il suo essere leghista glielo permetta, di capirne il senso e la profondità.
Renzo Rizzon

Intervento nel Consiglio Comunale del 5 Novembre 2002
Sono c
hiamato questa sera in qualità di Consigliere e di Amministratore di un Comune appartenente allo Stato Italiano, a pronunciare un voto su un mozione a sostegno del progtto di legge n. 2749, norme per disciplinare l’esposizione del Crocifisso.
Una questione che va a toccare la più profonda sfera personale e religiosa di ogni cittadino, cattolico e non.

Dato che sono laico e ateo dichiarato avrei molte cose da dire; potrei raccontaVi un po’ di me stesso, dei miei dubbi, delle ansie esistenziali che mi assalgono anche nell’ amministrare la cosa pubblica, del mio senso di libertà, potrei parlarVi dello stato laico, delle pari opportunità che tutti i cittadini dovrebbero avere, della tolleranza anche verso chi viene nel nostro paese per contribuire al nostro sviluppo, della solidarietà, ecc., ma sapendo come è la lotta politica e come alla fine di tanti bei discorsi anche sulla libertà religiosa, quello che poi si dirà, sarà: “si va bene ma è un ateo“; allora voglio questa sera parlare con la voce di altri, senza nessuna paura nel pronunciare parole come “Gesù, Cristo, Croce, Dio,…. e tante altre di carattere religioso”

Ho scelto tra i tanti possibili, un comunicato di gruppi cattolici di base, e tre interventi di responsabili di confessione cristiane, anch’esse se volete minoranze nel complesso panorama religioso italiano, ma proprio per questo utili a far capire a certi sordi che esistono mondi variegati anche nel campo della cristianità, mondi che dovrebbero essere tenuti in debita considerazione sia da uno stato che si definisce democratico, sia dalla Chiesa Cattolica.
Il dibattito sul
ripristino del Crocifisso nelle scuole della Repubblica e nei pubblici uffici è sembrato, per chi l’ha seguito sui media, ed è, a mio avviso, soprattutto in questo momento nel Veneto, dove si propongono fotocopie di ordini del giorno in tutti i Consigli comunali, un dibattito frutto di un colpo di coda di una forza politica, la Lega, ora forza di Governo, che è stritolata all’interno di una alleanza e ha paura, essa si, di perdere la sua identità.
E’ un dibattito vecchio e che perciò nulla è in grado di aggiungere alle tradizionali posizioni “ideologiche” di cattolici e laici, e in questo momento esso rappresenta, un elemento di disturbo, messo ad arte nel tortuoso cammino del nostro paese verso l’accettazione della modernità
.
Altro che Polo delle Libertà

Comunicato di”Noi Siamo Chiesa” (aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)
La pretesa di esporre il crocifisso nelle scuole è un atto clericale ed an
tievangelico.
L’intenzione d
el Ministro Moratti di imporre l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche ed il progetto di legge della Lega di prevedere che essa sia obbligatoria in ogni sede pubblica sono in contraddizione esplicita con il carattere laico della nostra Repubblica sancito nella Costituzione ed anche con il Concordato tra Stato e Chiesa cattolica del 1984.
Si vuole in tal modo “proclamare” il Dio dei cristiani invece del Dio dei mussulmani o degli ebrei, ignorando anche la sensibilità
di quanti, agnostici od atei, non hanno un Dio a cui richiamarsi.

Come cristiani non riteniamo che il crocifisso debba essere usato per benedire i luoghi pubblici né tantomeno per pretendere un ruolo preminente alla religione della maggioranza della popolazione italiana. Esso è solo il simbolo del Cristo morto e risorto in cui crediamo e non può e non deve essere l’emblema di una civiltà o di un preteso patrimonio storico e culturale.
Il posto del crocifisso non è sulle pareti delle aule scolastiche o dei tribunali ma nelle chiese e soprattutto nel cuore di ogni credente.

Le parole di Aldo Casonato, presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia:
Il propo
sito del Ministro Letizia Moratti di disciplinare in maniera chiara e certa l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche rendendola praticamente obbligatoria, insieme al progetto di legge della Lega Nord, ci sconcerta e ci addolora profondamente. Ci sconcerta perché crediamo che ne esca gravemente ferito il principio costituzionale dello Stato laico che non fa distinzioni fra persone di credo religioso diverso e persone che non professano alcuna fede. La laicità dello Stato è garanzia di libertà di coscienza e religione per tutti, anche delle minoranze, specialmente delle minoranze. E il grado della democrazia degli Stati si misura proprio attraverso il rispetto delle minoranze.
I propositi del Ministro e la proposta di legge leghista, inoltre, ci addolorano perché trasformano un simbolo cristiano, cattolico, ma anche ortodosso, anglicano e luterano, in un simbolo ‘contro’, un simbolo usato per ribadire un’identità giocata contro l’identità degli altri, considerati come ‘diversi’, ‘gli intrusi’. Un uso simile del crocifisso si faceva nel Medio Evo quando si portavano gli eretici al rogo in processione. La croce era usata come uno strumento di potere per affermare in maniera violenta la presunta ortodossia della fede. Noi ritenevamo che questo uso blasfemo del crocifisso, come di qualsiasi altro simbolo cristiano, fosse ormai definitivamente tramontato. Non è così, purtroppo. Questi atti dunque ci richiamano a tenere alta la guardia e a fare della ‘resistenza’ ad ogni conformismo di maggioranza la base del nostro testim
oniare ed operare, oggi in Italia.
Un’ultima annotazione in un momento come quello attuale nel quale c’è il rischio di una nuova guerra che può essere dichiarata anche contro il parere delle Nazioni Unite, sollevare polveroni integralisti come la proposta di imporre a tutti il crocifisso, ci appare come una manovra di distrazione rispetto ai problemi veri e drammatici in cui ci dibattiamo. Gesù lo si può crocifiggere un’altra volta anche facendo della sua immagine un idolo e delle sue parole carta straccia”.

Le parole del pastore Gianni Genre, moderatore della Tavola Valdese:
“L’iniziativa annunziata dal Ministro dell’Istruzione Moratti non è solo una violazione della laicità dello Stato, ma anche sintomo di un fraintendimento grave del centro stesso della fede cristiana. Esso sottintende un distorta comprensione teologica di quello che è il centro della nostra fede cristiana; la croce non è simbolo di potere, piuttosto è segno di vulnerabilità assoluta: è Dio che accetta per amore di essere rifiutato e messo al margine. Questo simbolo non si può coniugare con alcuna forma di imposizione. Sarebbe come usare la croce come una spada.
Questo è avvenuto nel passato con conseguenze nefaste sotto ogni punto di vista e ci auguriamo non debba più avvenire. E’ una iniziativa che noi definiamo improvvida e fuori luogo, che vuole presentarsi, nelle sue intenzioni, come volta a riaffermare una civiltà, una fede, una cultura, e ne sarebbe, invece, un tradimento intrinseco gravissimo. Siamo e saremo dunque risolutamente contrari a iniziative quali quelle presentate dal Ministro Moratti e dalla Lega Nord non solo per tutelare lo Stato da ogni forma di ingerenza religiosa, ma anche per difendere la fede cristiana da iniziative che ne contraddirebbero lo spirito e ne minerebbero ulteriormente la credibilità”.


Le parole di Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia:
“Le ragioni
della nostra opposizione sono in primo luogo costituzionali. Non esiste più una religione di Stato e la Costituzione, oltre a tutelare il pluralismo confessionale, riafferma il carattere laico della Repubblica. L’esposizione ‘per decreto’ di un unico simbolo religioso contraddice questi principi. In secondo luogo, come cristiani, non crediamo che la croce di Cristo possa essere utilizzata per ‘marcare’ dei luoghi o per riaffermare la centralità ed i privilegi di una chiesa. E’ il simbolo del Signore che noi confessiamo, morto e risorto. Non è l’emblema di un patrimonio storico e culturale. Per questo crediamo che il posto del crocifisso caro alla tradizione cattolica, o della croce nuda propria di quella evangelica riformata, non sia sulle pareti di una scuola ma nelle chiese e soprattutto nel cuore di ciascuno”

Credo di aver motivato a sufficienza il mio voto contrario questa mozione.

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Sempre a risorse infinite…anche con il Fotovoltaico (3)


L’agricoltura è in crisi: lo dicono tutte le associazioni di categoria (se volete approfondire andate su questo sito http://www.florablog.it/2009/11/12/e-solo-unimpressione-o-lagricoltura-in-italia-sta-davvero-morendo/

L’agricoltura in Italia da lavoro al 4% della popolazione e purtroppo gli addetti sono in continuo calo, ma quello che preoccupa di più è il fatto che abbiamo un giovane contadino con meno di 35 anni ogni 12,5 agricoltori con più di 65 anni.

Così, mentre noi abbiamo un agricoltore giovane su 12,5 agricoltori vecchi, la Francia ne ha uno su 1, 5 e la Germania uno su 0,8.

E’ sufficiente analizzare questo dato per capire quanto sia profonda la crisi dell’agricoltura in Italia e quale sarà il suo futuro se non si interverrà in fretta.

Viene spontaneo associarsi all’appello fatto a suo tempo da Petrini ai giovani “Uscite dai call center, andate nei campi!. Fatevi il favore di un lavoro meno precario, più creativo, più gratificante dove siete i padroni di voi stessi, per ritrovare un sano rapporto con il mondo”

Ma al di la degli appelli bisognerebbe fare cose concrete in modo che i giovani rientrino nel mondo agricolo, ritrovino la voglia e la condizione economica sufficiente per vivere e far vivere le loro famiglie.

E’ vero ci sono programmi Europei, nazionali e regionali per incentivare ed aiutare i giovani che approcciano o sono già inseriti nel mondo agricolo, ma questo non basta.

Il problema più grande è in costo della terra.

In Italia, in media, un ettaro costa 25.500 euro. Un prezzo enorme se confrontato con i 5.500 euro della Francia, i 6.500 della Germania e gli 8.500 dell’Olanda.

Qui da noi, però, un ettaro di terreno costa non meno di 80.000 euro (solo raramente si scende sotto questa cifra) e se su di esso sono presenti colture specializzate come vigneto, frutteti, ecc, può valere anche 150.000 euro.

Tutti sappiamo perché la terra in quest’angolo di Nord/Est ha un prezzo così elevato.
E’ inutile nasconderselo. Molti terreni sono stati acquistati da non agricoltori come bene rifugio di denari che in qualche caso non sono stati assoggettati alle imposte, terreni che normalmente vengono coltivati da terzisti e che rendono al proprietario il contributo PAC.
Terreni, questi, sui i quali si attende magari per anni la trasformazione in zona residenziale o industriale, tanto il proprietario non è agricoltore e non necessita per vivere del ricavato proveniente dalla loro coltivazione. Terreni che quindi non si vendono e non si affittano ad agricoltori.

Piero è un giovane che decide di “darsi” all’agricoltura.
Ha studiato. Ha fatto qualche lavoro precario ora però non trova lavoro.
Ha sempre aiutato il nonno nei lavori dei campi ha quindi l’esperienza per poter essere un buon agricoltore.
Il papà invece lavora in fabbrica.
La famiglia ha potuto vivere in modo decente e lui ha potuto studiare, anche perché al reddito del papà si sommava quello proviene dalla piccola azienda agricola gestita dal nonno.
Il nonno è morto e lui pensa seriamente di subentrare all’attività del nonno.
Ragiona e fa quattro conti. Si interroga: potrò mai vivere e mantenere una famiglia con il reddito ricavato da questa sola attività agricola?
Gli sorgono dubbi. Comprende che questa piccola azienda andrebbe ampliata, bisognerebbe avere qualche ettaro in più.
Si guarda attorno, chiede in giro e si rende immediatamente conto che non pot
rà mai acquistare dei nuovi terreni: avrebbe bisogno di centinaia di migliaia di euro, neppure con i prestiti agevolati, mutui, ecc. mai riuscirebbe ad avere sufficiente terra per garantirsi un futuro decente.
Non demorde. Si mette a cercare terreni in affitto, e così scopre che il suo Comune, il Comune di Gaiarine, gli ha proprio dato una mano.
Gira la voce che si può ottenere per vent’anni un reddito annuo di circa 5.000 euro per ettaro. Come?
Semplicemente, cedendo il diritto di superficie al Comune, che poi lo cederà a sua volta a qualche azienda che costruirà un impianto fotovoltaico (Campion e Presotto i a apena fat la gran operazion).
Si, è evidente che il Comune non potrà tappezzare tutte le campagne di pannelli fotovoltaici, ma intanto il guasto è fatto.
I non agricoltori proprietari di terreni e forse anche qualche agricoltore, stanno già pensando alla possibilità di trovare una ditta del fotovoltaico con cui fare la stessa operazione attuata dal comune con Campion e Presotto, e cosi si chiedono: perché mai dovrei affittare i terreni a qualche azienda agricola?
Non è forse meglio aspettare lo sviluppo di questa faccenda e vedere se si può in qualche modo rientrare in questo lucroso giro?
Cosa resta al nostro intraprendente Piero che andando a chiedere terreni in affitto ha ricevuto solo risposte negative?
Non gli resta altro che “ringraziare” il proprio Comune e abbandonare la sua “malsana” idea di “darsi” all’agricoltura.
Grazie Comune!!!!!!!!!

E’ necessario ragionare e parlare non solo di crisi dell’agricoltura, ma dell’agricoltura come una delle possibili vie d’uscita dalla crisi attuale. Ma nel nostro Nord/Est, come abbiamo visto, tornare alla terra, al lavoro dei propri padri o nonni agricoltori è quasi impossibile.

Non c’è lungimiranza, non ci sono amministratori capaci di vedere un futuro diverso, immaginano sempre l’uscita dalla crisi con il rilancio dei consumi, l’industria e l’edilizia, quindi ancora consumo del territorio e poi c’è il Comune di Gaiarine che per un introito di 50.000 euro (più o meno) all’anno, come se da questi dipendesse la sopravivenza stessa del Comune, toglie all’agricoltura 50.000 mq di suolo fertile, per produrre, dice il Sindaco, energia “pulita”.

Ma come può essere definita “pulita” un’energia la cui produzione snatura l’attività agricola e la terra, toglie all’agricoltura terreni fertili per 20-25 anni e crea uno scempio di distese ricoperte di pannelli?

Poi ci sono gli imprenditori agricoli seduti in Consiglio comunale che avvallano queste devastanti decisioni.

Parafrasando Frizzi della trasmissione “i soliti ignoti”, ci viene da chiedere a Giuseppe Fantuz che siede in Consiglio Comunale, che è un imprenditore agricolo quindi un agricoltore, che ha ricoperto cariche all’interno di associazioni agricole, che ha basato la sua “scalata” politica “coltivando” i rapporti con gli agricoltori del Comune…..

.. è Lei signor Giuseppe Fantuz di Gaiarine, è proprio Lei che aiuta i giovani agricoltori del suo Comune?
…… musichetta, musichetta ….
…no , non sono io che aiuto i giovani agricoltori del Comune.

E ancora, sempre parafrasando Frizzi, ci viene da chiedere a Giuseppe Fantuz che siede in Consiglio Comunale, che essendo il segretario della sezione della Lega di Gaiarine si è fatto sicuramente portavoce di uno dei tanti slogan del suo partito, “noi difendiamo e salvaguardiamo il nostro territorio”….

.. è Lei signor Giuseppe Fantuz di Gaiarine, è proprio Lei il segretario della Sezione della Lega Nord di Gaiarine che difende e salvaguarda il territorio di Gaiarine?
…… musichetta, musichetta ….
… no , non sono io il segretario della Sezione della Lega Nord di Gaiarine che difendo e salvaguardo il territorio.

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27 Marzo 2010 è l’Ora della Terra


Il 27 marzo dalle 20.30 aderisci all’evento globale del WWF – L’ora della Terra.

In tutto il pianeta si spengono le luci per un’ora.

Monumenti, palazzi, negozi, appartamenti. Comunità, scuole, singole case.
Un appuntamento planetario che quest’anno ha un significato ancora più forte: è il nostro modo per dire ai potenti che dopo il deludente vertice di Copenhagen noi non molliamo.

Continuiamo a chiedere un accordo globale sul clima efficace e vero.

Se vivi su questo pianeta, non puoi mancare. Clicca qui

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Sempre a risorse infinite…anche con il Fotovoltaico

Sgombro subito il campo da ogni tipo di in fraintendimento: sono favorevole al fotovoltaico, anzi favorevolissimo, tanto che ho appena fatto installare sul tetto della mia casa un impianto ad energia solare.

Ritengo che dopo aver applicato una buona strategia per il risparmio energetico, (no sprechi energetici, no standby, sostituzione delle lampadine ad incandescenza, sostituzione degli elettrodomestici non in classe A, ecc) il fotovoltaico è l’elemento che permette di raggiungere l’autonomia energetica di una abitazione e magari di produrre un po’ di energia in più da immettere nella rete.

Ogni Comune, visto come un insieme di abitazioni ed edifici adibiti a varie attività umane è un ‘insieme” che fagocita energia, e come tale, nella emergenza attuale dovuta all’ effetto serra e conseguenti cambiamenti climatici, dovrebbe porsi e tentare di raggiungere l’obiettivo della propria autonomia energetica.

Dovrebbe risultare però chiaro che le azioni per raggiungere questo obbiettivo non possono essere lasciate al caso o ancor peggio indotte solo da forti interessi economici, poiché un approccio di questo tipo rischia di provocare più danni che benefici al territorio, alla faccia dello sviluppo sostenibile.

Non si può continuare a ritenere che il territorio e soprattutto quello agricolo sia “una cosa da consumare” ad ogni costo per ottenere vantaggi economici, magari con la scusa di produrre “energia pulita”.

E’ noto come il concetto del “consumo del territorio” sia fortemente radicato nella testa dei nostri Amministratori e di alcuni nostri imprenditori agricoli e non, (che magari siedono anche in Consiglio Comunale), un concetto da cui non riescono e non vogliono liberarsi, perché il loro metro di misura non è lo sviluppo sostenibile ma bensì i “schei”.

E allora va espressa in modo forte e chiaro la contrarietà ai due impianti che con tutta probabilità verranno approvati oggi in consiglio comunale e che andranno a sottrarre 55.000 mq di territorio agricolo ad una attività, quella agricola, già fortemente in crisi.

Gli impianti fotovoltaici dovrebbero sorgere esclusivamente su terreni non agricoli e dovrebbe rientrare in un progetto che abbia degli obiettivi precisi in termini impatto ambientale.

L’autonomia energetica non va raggiunta creando altri danni all’ambiente ma avviando una serie di iniziative:
1) adottando all’interno di tutte le strutture comunali che consumano energia (compresa l’illuminazione pubblica) tutte le forme possibili di risparmio energetico.
2) installando su ogni tetto degli edifici pubblici, non solo su tre, impianti fotovoltaici e dove ciò non sia possibile installado impianti a cogenerazione o ad energia geotermica.
3) avviando campagne di sensibilizzazione della popolazione sul risparmio energetico e su tutte le possibili fonti di energie rinnovabili (fotovoltaico, geotermia, cogenerazione).
4) incentivando (aldilà degli incentivi statali) l’installazione sia di impianti fotovoltaci sui tetti delle abitazioni private e sugli opifici sia di altri impianti ad energie rinnovabili.

Guardando aldilà del confine comunale e del puro tornaconto economico dovrebbe essere costituita una cabina di regia provinciale alla quale dovrebbero partecipare i sindaci, assessori, tecnici comunali e provinciali per armonizzare l’uso del territorio per fini energetici anche alla luce dei quei 20 milioni di metri quadrati di superficie industriale, che, come ha previsto la Provincia di Treviso, entro il 2020 saranno inutilizzati.

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Una serata particolare da non perdere


Un incontro ravvicinato con Margherita Hack è una di quelle cose che ti rimangono “dentro” e che non potrai più dimenticare.
Il suo modo d’essere così semplice pur essendo una astrofisica di fama internazionale, la sua disponibilità, il suo raccontarsi senza mistificazioni, sono doti che puoi trovare solo in rarissime persone.
Ma la cosa che ancor più sorprende è il suo narrare l’universo, questa immensità inconcepibile per i più, con un linguaggio davvero a portata di tutti che ti fa apparire la Via Lattea come la strada davanti a casa tua e il Sole uno dei suoi lampioni.

Io ci sarò.

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