Traffico, strade, auto: le caratteristiche della mobilit

L’auto è diventato il mezzo privilegiato per spostarsi

Ci si muove soprattutto in auto in quanto viene considerata più sicura e più veloce per ogni tipo di spostamento, anche se breve e anche se c’è bel tempo: l’autobus (quando c’è) è considerato lento e inaffidabile; la bicicletta rischiosa, faticosa e meno veloce; spostarsi a piedi è fuori del tempo (si cammina solo in montagna o sul tapis roulant della palestra)!

C’è un’alta incidentalità

La maggior parte degli incidenti stradali mortali o con feriti gravi, si verifica nelle zone urbane e tra le persone coinvolte ci sono spesso bambini e anziani.

Si è sviluppato un “egocentrismo del ruolo”

Riconosciamo solo i nostri diritti e i nostri bisogni e siamo poco rispettosi dei diritti e dei bisogni degli altri utenti della strada: in auto ci infastidisce fermarci agli attraversamenti pedonali, ci mettono apprensione biciclette e scoote che ci affiancano o chiedono spazio, ci innervosisce l’autobus che sosta alle fermate e non possiamo sorpassare, ci irritano gli altri automobilisti che secondo noi non sanno guidare. Quando siamo in bicicletta inveiamo contro gli autisti che ci sfiorano e guidano come se i ciclisti non ci fossero; a piedi ci stanchiamo ad aspettare invano che ci lascino attraversare sulle strisce pedonali.

La città è un intreccio di percorsi

A parte sporadiche zone pedonali, la città viene vissuta come un insieme di tragitti sperimentati e collaudati per raggiungere le diverse destinazioni e da effettuare nel più breve tempo possibile. La città come luogo da vivere nel quale trascorrere del tempo all’aperto per passeggiare, incontrare e salutare, ma anche fare acquisti o divertirsi, sta svanendo. La città viene usata per essere percorsa invece di essere vissuta.

Vale il rispetto personalizzato del codice stradale

Abbiamo delle convinzioni personali, o più semplicemente delle scuse che motivano la nostra personalizzazione o il non rispetto delle regole del codice e ci fanno diffidare in ogni caso degli agenti della polizia municipale come se fossero lì solo per tenderci tranelli e intascare denaro.

Presenza di pregiudizi e luoghi comuni

“Donne al volante.. pericolo costante”, “guardati dagli uomini che guidano col cappello”, i veneziani non sanno guidare” … sono alcuni detti che non fanno solo sorridere ma dimostrano sentimenti ostili verso le diversità degli utenti della strada e ci servono a giustificare l’”incapacità” degli altri e la propria irreprensibile condotta automobilistica.


http://www.altroconsumo.it/inquinamento-atmosferico/traffico-e-inquinamento-s18811/ambiente-p12100.htm

http://www.viviconstile.org/approfondimento.php?apid=11

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appunti e spunti per socialit

  • Fare degli ex cinema di Gaiarine e Francenigo due auditorium presso i quali la popolazione possa riunirsi per eventi culturali come concerti, rappresentazioni teatrali, ma anche per dibattiti pubblici e consigli comunali itineranti. In particolare, l’ex cinema di Francenigo potrebbe essere utilizzato anche come Centro di aggregazione giovanile, dove realizzare anche una sala prove musicale.
  • Coinvolgere gli anziani in attività ricreative e socialmente utili, valorizzandone costantemente l’esperienza di vita in favore della collettività.
  • Contributo economico, inferiore alle rette degli istituti, a quelle famiglie che volontariamente preferiscano tenere in casa la persona bisognosa d’assistenza (in questo caso gli anziani); sostenere la permanenza degli anziani non-autosufficienti al proprio domicilio offrendo alle famiglie una rete di servizi complementari quali potenziamento servizio pasti a domicilio, ricovero temporaneo di “sollievo” alle famiglie.
  • Interventi di sostegno di carattere economico per le famiglie che assumano compiti di cura di disabili fisici, psichici e sensoriali.
  • Favorire l’integrazione e la partecipazione alla vita della comunità ai numerosi immigrati comunitari ed extracomunitari sul nostro territorio con progetti per la creazione di punti di incontro, corsi di apprendimento della lingua italiana per adulti, progetti di scambio culturale, opportunità per il tempo libero e per il culto spirituale, creazione di un apposito sportello e potenziamento dell’intervento dei mediatori culturali presso gli uffici pubblici.
  • Favorire la nascita di una “consulta giovanile” formata da giovani che, a partire dalle realtà esistenti, sia capace di aggregare nuovi soggetti al fine di sviluppare anche in autonomia una serie di iniziative gestite direttamente dai giovani e per i giovani e che partecipi fattivamente, con progetti e proposte, alla gestione della cosa pubblica.
  • Promuovere il Consiglio Comunale dei ragazzi, momento importante per avvicinare le giovani generazioni al mondo della politica e dell’amministrazione della cosa pubblica.
  • Potenziare l’attività del tempo integrato presso le scuole primarie, attivandolo secondo modalità diverse, anche presso le Secondarie, visto che la decurtazione oraria ha colpito entrambi gli ordini di scuola.
  • Mensa: sensibilizzazione e introduzione di prodotti provenienti dalle coltivazioni biologiche.
  • Contenimento delle tariffe per i servizi quali mensa e trasporto scolastico.
  • Contributo economico alle donne che non usufruiscono dei trattamenti di maternità
  • Attività di sostegno per i nuclei familiari in reale difficoltà ed incentivazione alla natalità con supporti alle famiglie.
  • Supporti alla formazione alla “vita quotidiana” della famiglia, attraverso corsi, sportelli e centri di sostegno alle responsabilità genitoriali.
  • Fare ritornare la biblioteca comunale, ormai surrogato di un spazio di aggregazione mancante, luogo di scambio culturale, continuando a promuovere la lettura attraverso operazioni mirate alle diverse fasce d’età, (nati per leggere, incontri con lo scrittore, letture d’autore, anche nelle varie piazze e parchi del comune) riproponendo orari d’apertura serali e affidandola a personale competente
  • Accesso a Internet a banda larga per tutti i cittadini!
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Abitare un grande parco o una banale periferia?

Propongo di seguito una breve riflessione ed una proposta per un progetto differente di territorio. Il Comune di Gaiarine si trova in un momento cruciale, sul punto di svolta di scenari differenti. Nei prossimi anni abiteremo un territorio come grande parco o come banale periferia ?

E’ solo aprendosi alle sfide della contemporaneità e assumendo strumenti nuovi nel processo di riflessione e costruzione del progetto di ristrutturazione della forma del territorio che un comune come quello di Gaiarine potrà nel prossimo decennio confrontarsi con la qualità di altri spazi europei e diventare supporto a nuove domande emergenti da coloro che in esso vivono e lavorano e che pongono al centro la questione della qualità della vita.
Il Comune di Gaiarine si situa in una delle aree più dinamiche d’Europa, all’interno di uno spazio geografico e regionale che si estende dalle montagne dolomitiche ai litorali sabbiosi dell’Altoadriatico in meno di 150 km: un “ piccolo compendio dell’intero universo”. Negli ultimi decenni il territorio comunale, come molti altri, e’ stato investito da trasformazioni dello spazio fisico la cui intensità e accelerazione non hanno precedenti.
Il territorio che abitiamo, lo spazio nel quale ci muoviamo a piedi, in bicicletta, in auto, in autobus, in treno e’ cambiato sotto la spinta di nuove forze economiche, sociali, politiche.
Ad una visione aerea, la giustapposizione, all’interno dello spazio agricolo ancora dominante, di antichi insediamenti, fiumi e canali, ville, nuove lottizzazioni industriali, lottizzazioni residenziali, scuole, allevamenti, cantine non e’ priva di fascino. Esso restituisce l’immagine di un territorio-parco dove sono riconoscibili strutture di lunga durata. Percorso dall’interno, tuttavia, lo stesso spazio, restituisce sequenze sceniche spesso imbarazzanti.

Tutti i tipi di spazio sono stati investiti da una trasformazione dei caratteri specifici. Schemi formali rimasti dai secoli passati sono mutati. L’identità dei luoghi e’ andata in larga misura perduta.

Spazi urbani interni ai piccoli centri antichi come piazze e strade hanno subito demolizioni, ricostruzioni, sostituzioni di edifici. Le maglie fini costituite da corpi d’acqua, siepi, prati, piccoli boschi che formavano lo spazio agricolo si sono allargate; capezzagne, siepi, fossi sono state cancellate. Oggi lo spazio dell’agricoltura si articola in piatte, estese ed omogenee sequenze coltivate simili a piste d’atterraggio.
Le case coloniche sono ancora in larga misura abbandonate, recenti placche industriali o residenziali, nuove strade di dimensioni crescenti sono state inserite all’interno di questo tipo di spazio stabilendo rapporti di brutale giustapposizione rispetto alle trame agricole.
Le strade bianche bordate d’acqua e folte siepi sono mutate in spoglie strisce di asfalto. Le lunghe strade alberate di attraversamento, veri boulevard territoriali di collegamento tra i principali centri della regione sono diventati strade commerciali spoglie d’alberi e dense di capannoni. Auto e mezzi pesanti permeano l’intera rete stradale penetrando sin dentro i piccoli centri.

Lo spazio del quotidiano e’ diventato più difficile da percorrere ma anche da descrivere.

Il territorio che abitiamo registra, con maggiore frequenza che in passato, problemi dell’ acqua, dell’aria, del suolo, del traffico, a tutte le scale di osservazione, dal livello della casa quello del Comune e della Regione.

Lo spazio del quotidiano e’ sempre meno spazio del comfort e sempre di più spazio del rischio.

Le conseguenze non previste dalle trasformazioni degli ultimi decenni hanno aperto una condizione di crisi tra la società e il territorio a supporto di essa, ma anche all’interno della società. Sono incrementati negli ultimi anni i conflitti tra i principali attori delle trasformazioni e gruppi di cittadini.

Più di recente, alcuni importanti cambiamenti che stanno investendo lo stile di vita di una parte della società, le tecniche di gestione più sostenibili delle aziende agricole e industriali, insieme alle qualità ancora presenti nel sistema delle acque, nei piccoli centri, negli spazi dell’agricoltura, rappresentano opportunità per ripensare la costruzione del futuro secondo regole differenti.

Alcuni principi di sostenibilità sono stati integrati all’interno di nuove politiche di governo del territorio ma siamo ancora lontani da forme progettuali coerenti capaci di spingere le sfide emergenti verso forme di territorio innovative.

Nei prossimi anni il processo di trasformazione continuerà ed investirà il territorio del Comune di Gaiarine e quello di prossimità, di altri oggetti di enorme dimensione: ancora edifici della produzione, circonvallazioni e raccordi autostradali. Altri si depositeranno all’interno dei centri. Le relazioni che stabiliranno con il contesto nel quale si insedieranno saranno, in larga parte, di giustapposizione e indifferenza ai caratteri specifici del paesaggio esistente, una minaccia concreta alla qualità ecologica e spaziale ancora presente nel territorio.

Recenti pubblicazioni scientifiche internazionali descrivono come alcuni piccoli comuni italiani ed europei abbiano soddisfatto le nuove domande emergenti dalla società attraverso un progetto di territorio coerente che prende le mosse da una attenta lettura dei caratteri specifici e delle loro potenzialità.

Il Comune di Gaiarine si trova in un momento cruciale, sul punto di svolta di scenari differenti. Vivere e lavorare in un territorio come grande parco o in un territorio come banale vasta periferia ?

Un progetto che traduca in forma concreta e sostenibile i bisogni di comfort, di sicurezza, di leggibilità, in una parola di qualità dello spazio abitato e’ possibile a condizione che cambino le forme di costruzione del processo progettuale. Un approccio sperimentale e’ necessario perché la razionalità delle trasformazioni passate non offre risposte pertinenti, anzi, rischia di accentuare i problemi.

L’idea di parco e’ un modo per riflettere sui caratteri possibili dello spazio contemporaneo del Comune, per riconcettualizzare il paesaggio complessivo e le pratiche sociali che lo investono. Nell’idea di parco come forma di citta’ possono ricomporsi i frammenti di campagna, di naturalita’ e di urbanizzazione dispersa.

Mettere in relazione gruppi di interesse economici, amministratori, e università e’ la mossa più razionale per una “immaginazione concreta” di un futuro possibile.
Le sfide che investono il Comune di Gaiarine necessitano di un nuovo approccio nel modo di costruire il progetto. Si dovranno mettere al centro della riflessione il rapporto tra qualità dello spazio e qualità della vita, l’esplorazione delle condizioni ecologiche di lungo termine all’interno delle quali sia possibile immaginare la ristrutturazione degli spazi dell’abitare, del tempo libero, della produzione.

Un programma di governo per la prossima amministrazione potrebbe essere messo a punto a partire dall’idea che il Comune diventi un laboratorio progettuale dove problemi e opportunità emergenti diventino i temi sui quali i più brillanti studenti d’Europa e non solo, amministratori, esperti di varie discipline e cittadini si confrontano sulla forma del territorio.

Giambattista Zaccariotto IUAV Venezia, TU Delft Olanda

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se stasera sono qui

Questa sera ci ritroviamo a discutere la possibile costituzione di una lista fora x fora che partecipi alla prossima competizione elettorale. Per la prima volta si tratta di prendere una decisione impegnativa sulle attività future del gruppo. Per questo motivo ci auguriamo sia presente il maggior numero di cittadine e cittadini. Sarà l’occasione per discutere anche la bozza di progetto per il nostro Comune, preparata dal gruppo di lavoro che si è riunito venerdì scorso (e migliorata dall’inesauribile Roberto).
Intanto le liste di destra e sinistra stanno prendendo forma, a cominciare dall’individuazione dei candidati sindaco.
Ieri sera Io e Roberto abbiamo partecipato alla riunione di PDL e Lega Nord che si è tenuta a Gaiarine all’Oratorio San Tomaso. Di questa riunione e delle proposte che abbiamo fatto riferiremo ovviamente durante il nostro incontro.
A stasera!

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Non lasciateli da soli… i sindaci!!

Che senso ha eleggere un consiglio comunale se chi conta davvero è il sindaco? Vi sembra una domanda forte? In queste settimane non si fa che parlare di chi sarà candidato alla carica di sindaco del nostro Comune. E i programmi che fine hanno fatto? E i candidati alla carica di consigliere? Che senso ha parlare solamente di chi sarà candidato sindaco?
La prima domanda è volutamente esagerata. L’ultima, invece, ci pare giustamente critica.
In questi giorni non è inconsueto sentire affermare la quasi totale inutilità del consiglio comunale. L’elezione diretta del sindaco è stata introdotta in Italia nel 1993 per rispondere a una legittima richiesta (dei cittadini innanzitutto) di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. L’elezione diretta del sindaco ha comportato una drastica ridistribuzione dei poteri tra le istituzioni comunali. È evidente che gli poteri decisionali accentrati nella figura del sindaco non trovano reali contrappesi nel consiglio comunale. Di reale contrappeso politico possono essere eventualmente solo le formazioni che esprimono le candidature e che permettono, in termini organizzativi, la stessa elezione del sindaco. Purtroppo però la conquista della poltrona di primo cittadino è considerato un risultato sufficiente e appagante. Pertanto, nonostante la buona volontà del legislatore, l’aver accentrato i reali poteri comunali nelle mani del sindaco, non garantisce il buon governo delle nostre municipalità. Al contrario, molto spesso il sindaco eletto (magari solo da una minoranza di cittadini, è bene ricordarlo) si comporta da piccolo monarca. Ecco allora che gli assessori si trasformano in semplici assistenti personali del sindaco e i consiglieri in muti (se non del tutto annoiati) spettatori. Troppi esempi di questi ultimi 15 anni dimostrano che un sindaco lasciato solo a se stesso finisce per scontentare o, addirittura, diventa del tutto imprevedibile, tanto che nella maggior parte dei casi risulta detestato dalla sua stessa maggioranza.
Noi combattiamo questa degradazione delle istituzioni comunali. Riteniamo infatti che in nessun caso una sola persona sia sufficiente a ben governare anche il più piccolo dei comuni d’Italia. Crediamo nella forza di un gruppo che ha la volontà di impegnarsi con una prospettiva di azione di lungo periodo (almeno 10 anni), facendo propri contenuti condivisi e potenzialmente maggioritari. Il programma di governo è uno di questi contenuti. Ma a esso si aggiungono anche altri contenuti politici sostanziali fatti di cultura politica e relazioni sociali, di soluzioni per il presente e di progetti per il futuro (memori del passato, rinnovando così appartenenze culturali condivise e tolleranti, proprie della nostra cultura).
Per questi motivi non ci interessa individuare solo un possibile candidato sindaco e catalizzare attorno alla sua persona una lista elettorale accidentale. E affermiamo questo a prescindere dalla qualità umane, culturali e professionali dei candidati. Anche quando queste ne giustificano ampiamente la scelta. La domanda che ci poniamo è la seguente: come può una sola persona sostituirsi a 20, 50, 100? La risposta è fin troppo semplice: non può. In modo altrettanto semplice accade invece che si eviti la complessità del quotidiano (i contenuti di cui si deve occupare un’amministrazione comunale) concentrandosi sulla sola individuazione del candidato sindaco. Poi i candidati alla carica di consigliere aderiranno alla lista approvando la candidatura maggiore, quella del sindaco. Il programma verrà dopo, spesso come mero adempimento normativo, cominciando così a dar vita a quello sbilanciamento di potere che caratterizza i nostri Comuni.
Per tutti questi motivi scegliamo prima di tutto di costituirci come gruppo di cittadinanza attiva, prima ancora di decidere di costituirci in lista e di partecipare alla competizione elettorale del prossimo giugno.
Perché abbiamo una prospettiva di azione politica di lungo periodo (per i prossimi 10-15 anni saremo qui ad agitare le acque ogni volta che ce ne sarà bisogno);
perché siamo convinti che le/i migliori candidate/i siano espresse/i dalla libera e partecipata discussione democratica;
perché amiamo la nostra terra, il nostro Comune e ci sta a cuore il nostro futuro condiviso;
perché crediamo che un buon Comune sia fatto dalla partecipazione di buone/i cittadine/i prima ancora che da un buon sindaco.

… perché ci stiamo pensando ;)

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«Il Veneto ha gi

VENEZIA
Professor Domenico Patassini, preside della facoltà di Pianificazione del territorio allo Iuav, che impatto potrà avere il Piano casa per l’edilizia?
«È evidente che la legge nasce con un connotato anticiclico. Da un lato si propone di rilanciare i consumi sul versante del bene-casa, dall’altro, per la natura stessa dei lavori che prevede, contiene una forma di sostegno alle imprese del settore. Almeno nelle intenzioni».

Per l’appunto: queste intenzioni potranno trasformarsi concretamente in misure anticrisi?
«Studi aggiornati che ci consentano una valutazione dei benefici purtroppo non ne abbiamo, vedo che il Cresme ha cominciato, per ora, a elaborare delle stime. Dal mio punto di vista, ho una netta sensazione: il rapporto tra ciclo economico e ciclo edilizio, oggi, è molto diverso rispetto agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso».

Secondo il suo giudizio, perché proprio il Veneto e la Sardegna fanno da capofila in Italia?
«Non è un caso. La Sardegna, per dire, viene da una fresca campagna elettorale che si è combattuta proprio su questi temi».

E il Veneto?
«Il Veneto esce da un periodo di transizione dalla vecchia alla nuova legge urbanistica regionale, in cui si sono accumulate migliaia di varianti ai Piani regolatori comunali. Questa corsa alla variante ha creato – e noi allo Iuav lo possiamo dire con cognizione di causa, poiché abbiamo studiato il fenomeno per conto della Regione – una situazione di sovradimensionamento e di eccesso di offerta edilizia, già pianificata ».

Questo cosa comporta?
«Potremmo tranquillamente fermarci qui per almeno 5 anni e dichiarare una moratoria, senza che le potenzialità dell’offerta edilizia vengano minimamente intaccate».

Il presidente Galan, illustrando gli obiettivi del progetto di legge, ha indicato due bersagli precisi: la «villettopoli» veneta e i capannoni. Missione possibile?
«La legge ha un suo target ed è probabile che questi siano i segmenti che ne beneficeranno di più. Però, ripeto, parliamo di un settore che già adesso è sopra standard, non siamo certo in una situazione di carenza ».

E nei centri storici?
«In molti centri del Veneto ci sono aree dismesse o in via di dismissione, con cubature spesso notevolissime. Occorre che diventino occasione di riqualificazione per le città, più che di aumento delle volumetrie. Il provvedimento di legge, sotto questo aspetto, andrebbe meglio orientato: se c’è una cosa che non si può e non si deve fare, nei centri storici, è intervenire alla spicciolata. La manutenzione urbana è assolutamente fondamentale e costituirebbe un’opportunità enorme per il mercato ».

Il premier Berlusconi, dal canto suo, ha parlato invece di un’occasione per migliorare la «bruttissima edilizia» degli anni Sessanta. Sul fatto che sia brutta è difficile dissentire.
«Potrei presentare, come molto spesso facciamo a scuola, un corposissimo album degli orrori. Basta girare per la nostra “villettopoli”, come la chiama Galan, per rendersene conto. Proprio per questo non vorrei che consentire un’aggiunta del 20 per cento, come prevede la legge, finisse per aggravare la situazione, sommando bruttura a bruttura. Meglio una politica di demolizione e ricostruzione, basata non tanto su incentivi individuali quanto, piuttosto, su programmi di riqualificazione urbana».

«Il Veneto ha già pianificato un’offerta edilizia in eccesso»
Alessandro Zuin
Corriere del Veneto 12/03/2009

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