Attrezzare il territorio per abitare con meno risorse e riprodurre una nuova prosperità e bellezza.
Dentro la città orizzontale
Questi problemi potrebbero esacerbarsi in futuro, per effetto di un circolo vizioso che la gestione della crisi economica ha avviato; da una parte, si assiste ad una riduzione del trasferimento di risorse dallo stato agli enti locali e ai cittadini, dall’altra ad un aumento della domanda di risorse per far fronte alle nuove circostanze: invecchiamento della popolazione, diminuzione della ricchezza, aumento dei disoccupati, incremento dei danni del suolo e delle acque. Il degrado dell’abitare è dunque l’esito di una crisi al plurale dove gli aspetti economici, sociali e ambientali si combinano. Questa è una situazione grave con la quale cittadini e istituzioni continueranno a confrontarsi nei prossimi anni.
Al degrado resistono le eccellenze, e il territorio di Gaiarine ha molti difetti ma anche tante qualità: infrastrutture tecniche (sistema capillare di strade, dei corsi d’acqua e siepi, dei suoli fertili…) e sociali (sistema delle scuole, delle imprese, delle associazioni, spazi del saper fare e della creatività’,sistema di cura della persona…).
Recenti studi di pianificazione (es. Master Europeo di Urbanistica-EMU-Venezia), hanno raggiunto promettenti risultati nella esplorazione delle sostenibilità del territorio veneto in termini di resilienza cioè della capacità del sistema-territorio di recuperare uno stato di qualità che era stato compromesso a causa dello stress subito, in seguito ai processi di degrado nominati sopra. Cruciale si è dimostrato l’uso ottimale delle risorse locali sia materiali (cose) che immateriali (sapere) trovando nuove combinazioni. In specifici contesti (aree nell’alta, media, bassa pianura veneta) questi studi hanno prodotto progetti innovativi delle infrastrutture tecniche e sociali locali di cui potrebbero beneficiare tutte le attività attive sul territorio locale. Il metodo di lavoro si è svolto come una “conversazione” con la situazione locale; condotta da un gruppo misto di esperti e cittadini che ha svolto ripetute visite sul campo per “vedere” elementi utili e costruire una interpretazione condivisa; la quale ha condotto, a partire da una prima ipotesi vaga, alla precisione di progetti/scenari solidi attraverso una sequenza di passaggi successivi e partecipati.
Verso il futuro
Caro lettore, la pianificazione in Veneto avrebbe potuto guidare le trasformazioni dentro una visione di lungo termine come e’ avvenuto in alcuni paesi europei come ad esempio in Olanda, Danimarca, Germania. Per dare risposta anche alla questione che pone, chiarendo entro quali limiti e secondo quali modalita’ il diritto della casa singola si sarebbe potuta realizzare o meno a partire da un obiettivo di giustizia sociale: di un territorio a supporto di tutti. Non solo per una generazione ma pensando almeno alla generazione successiva. Per la quale appunto le condizioni sono molto cambiate. Si sono invece usati gli strumenti di pianificazione per rispondere a singole domande di beni o servizi, in modo incrementale, sul breve termine e quasi a misura di singolo, perdendo di vista, con rare eccezioni, l´interesse generale. E ora come assistiamo in questi giorni il conti arrivano e sono salati.
Il paradosso è che la costruzione di tutte queste case sparse è avvenuta quando già in Italia e nel Veneto esisteva una legge urbanistica. Prima mancava la possibilità. Ora però, per non sprecare ancora territorio, ci troviamo nella condizione di privare le generazioni future del diritto di vivere in una casa singola tutta loro. Ma sappiamo bene che il diritto del singolo finisce là dove inizia l’interesse di tutti.