CON GLI OGM RISOLVEREMO IL PROBLEMA DELLA FAME NEL MONDO E DELLE MALATTIE ?
L’introduzione degli OGM in agricoltura viene giustificata con la tesi che le colture transgeniche garantirebbero una maggiore produzione alimentare ritenuta necessaria per sfamare gli 800 milioni di persone che soffrono la fame. In realtà, il problema dell’insicurezza alimentare è principalmente connesso ad una iniqua ripartizione delle risorse e non ad una eventuale sottoproduzione agricola; è anche necessario sottolineare che le coltivazioni geneticamente modificate non hanno dimostrato alcun vantaggio produttivo rispetto a quelle tradizionali.
La produzione odierna di cibo, quale media complessiva a livello mondiale, è tale da soddisfare l’attuale consumo umano fino a raggiungere un valore medio pari a 2.700 calorie al giorno, ben al di sopra del valore di 2.500 calorie, ritenuta la soglia minima media per assicurare un’alimentazione adeguata. Questi dati globali nascondono però profonde ineguaglianze: mentre nell’Europa occidentale disponiamo di 3.350 calorie pro capite al giorno (negli USA 3.570), nel Sud-Est asiatico non si superano le 2.350 e nell’Africa al di sotto del Sahara le 2.150! Difficile capire come le biotecnologie possano sanare tali squilibri; più facile ritenere che siano destinate ad aggravare le sperequazioni nell’accesso al cibo, legate principalmente alla mancanza di democrazia economica e sociale. A dimostrazione dell’assenza di una causalità diretta fra livelli di produzione nazionale e livelli di consumo, il Brasile, pur essendo il terzo esportatore mondiale di derrate agricole verso i paesi industrializzati, vanta il triste dato del 18% della popolazione in condizioni di insicurezza alimentare.
Finora, oltre il 70% delle piante transgeniche che sono state immesse sul mercato sono state manipolate per renderle più resistenti all’attacco di erbicidi prodotte dalle stesse multinazionali che producono le sementi, o in grado di produrre da sé sostanze insetticide. Nel tentativo di offrire una faccia presentabile alle biotecnologie agricole, alcuni sforzi della ricerca sono stati orientati verso un miglioramento qualitativo delle colture per assicurare una più adeguata copertura dei fabbisogni dietetici. Il riso alla vitamina A’ (anche conosciuto come golden rice) risponde a questa logica, ma la sperimentazione in corso non sembra mantenere le promesse dell’enfasi demagogica con cui è stata presentata: calcolando la quantità di vitamina A disponibile attraverso il riso transgenico, è stato stimato che una donna adulta può soddisfare un fabbisogno pari a 500 microgrammi con 3.75 kg di riso al giorno, una quantità che aumenta fino a 9 kg con la cottura! Anche in questo caso la soluzione risiede nella diversificazione alimentare e nell’inclusione nella dieta di vegetali naturalmente ricchi di vitamina A che sono spesso presenti in natura e che possono facilmente ed economicamente sopperire ai fabbisogni. Lo stesso Istituto Internazionale di Ricerca sul Riso (IRRI), impegnato nella sperimentazione del golden rice, ha recentemente affermato che siamo lontani da una sua commercializzazione, tanto da aggiungere che prima di cinque anni difficilmente verranno effettuate prove in campo, e che i nutrizionisti devono continuare a promuovere fonti convenzionali di vitamina A.
Le promesse di ricadute sociali degli OGM sembrano ad oggi più demagogia che scienza.
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